Domenico Letizia
il diritto libertario da Bruno Leoni a Fabio Massimo Nicosia
"Gli uomini
liberi sono governati dalle regole, gli schiavi sono governati dagli
uomini" Bruno Leoni
Il
lavoro di Fabio Massimo Nicosia parte da un presupposto fondamentale, la
libertà individuale è costantemente aggredita dallo stato perché in tutta la
sua evoluzione storica, la pretesa dei poteri pubblici di porre sotto il
proprio dominio ogni ambito della vita sociale, dell’economia e della cultura
ha svelato il carattere oppressivo dei sistemi politici democratici. Vi è solo
uno strumento che può contestualizzare il potere, anche annullarlo, il diritto.
Per Nicosia il vero stato di diritto, in ottica profumatamente liberale è
l’anarchia giuridica che si esprime nel sistema del libero mercato. Nicosia ha
il merito di mostrare come il pensiero liberale sia in condizioni di divenire
libertario, sviluppando una riflessione radicale sull’impossibilità dello stato
di conciliarsi con le libertà di coscienza degli individui e con accordi che consistono prevalentemente nello scambio tacito
sull’uso della forza e che ogni singolo individuo può liberamente e
volontariamente sviluppare, un liberalismo giuridico che accetta il nucleo
essenziale della tradizione anarchica. Nonostante gli avanzamenti di una tradizione
del diritto amministrativistica, l’esercizio del potere da parte della pubblica
amministrazione è considerato come una sfera decisoria riservata, insindacabile
e di certo non giova considerare il costituzionalismo come erede del
giusnaturalismo, in quanto unica dottrina in grado di consentire
l’individuazione dei limiti intrinseci all’esercizio del potere sovrano.
Nicosia sviluppa, partendo da presupposti giuspositivisti e giusrealisti, la
sua teoria a partire da Bruno Leoni. Ogni uomo persegue una certa condotta. Nel
fare ciò esprime energia e produce effetti, per il solo fatto di esistere gli
individui occupano un volume nello spazio del mondo sottraendo spazio agli
altri. L’esistente è caratterizzato da un carattere dinamico, questa semplice
delucidazione biologica conferisce all’azione umana un carattere giuridico,
insomma, sottolinea Nicosia, l’uomo esprime e produce diritto, di conseguenza
la nozione di diritto diventa fondamentale perché la giuridicità trova
fondamento nella stessa esistenza di un individuo, un ente dotato di capacità
giuridica originaria.
Il
professore Barberis ha definito Nicosia il migliore tra i nipotini di Leoni e
anche se Nicosia non può riconoscersi in questa dichiarazione di appartenenza
(egli si ritiene tuttora un positivista realista) vi è da ricordare che Leoni,
nonostante affermi che il “giusnaturalismo” presenti motivi assai più vitali
rispetto al purismo giuridico, fonda la sua critica su presupposti
rigorosamente empirici e fattuali, di giusnaturalismo si può parlare solo in
senso polemico, quale orientamento contrapposto al positivismo statalista. La
posizione di Leoni, sconosciuta in Italia, ritiene che la norma giuridica sia
da collegamento tra norma empirica e diritto naturale, la norma tecnica in
quanto scienza applicata dovrebbe basarsi sulla scienza della società. La sua
ricerca sulla natura, che andrebbe intesa e valutata come “realtà delle cose” è
rigorosamente ancorata a dati e spazi empirici e pragmatici, integrare la
logica giuridica con l’azione.
Con
Leoni è evidente che la legge è uno dei tanti ambiti che non è sorta per
iniziativa dello stato (secondo Carl Menger fenomeni sociali
come il linguaggio, il diritto e la moneta sarebbero il prodotto e la
composizione di un numero indeterminato di soggetti inconsapevoli in azione,
cioè il risultato libero e spontaneo delle aspirazioni individuali dei membri
di una società), ma che istituzioni pubbliche moderne ha
progressivamente e dogmaticamente
sacralizzato, sotto il loro controllo. A ciò va detto che quando non vi è
scelta perché oppressi da un fanatismo decisionale degli altri, dello stato,
attraverso l’asservimento e la schiavitù dei singoli, inevitabilmente si
assiste all’indebolimento di ogni realtà autorganizzante, comunitaria e
associativa.
Quello
di Leoni che Nicosia riprende per contestualizzare, ancora più libertariamente,
divenendo “anarchismo analitico” è un liberalismo radicale ad ogni concezione
dello stato e ad ogni monopolio della violenza, l’anarchia autentica implica il
rispetto della libertà individuale e degli scambi taciti stipulati tra gli
individui. L’utopia dello stato liberale appare pericolosa come le altre forme
di governo, poiché ogni istituzione statuale tende ad espandersi ed è
intrinsecamente incompatibile con la libertà degli individui di disporre a
proprio piacere le scelte e gli scambi che intendono fare sul mercato. A tale
proposito, va affermato che mentre per Leoni l'ordinamento giuridico funziona
come il mercato, attraverso lo scambio di pretese, per Nicosia l'ordinamento
giuridico è esso stesso il Mercato e le due nozioni coincidono, in definitiva
un superamento del pensiero di Leoni. Nicosia radicalizza l’opinione di Leoni
ritenendo che non solo
l’ordinamento giuridico funziona come un mercato, ma è il mercato tutto a costituire
l’ordinamento giuridico, dato che a ogni scambio di beni corrisponde il ricorso
a un istituto giuridico, in genere a un contratto, per cui il mercato è
interamente giuridificato. Ne deriva che le norme sono i beni di consumo di
questo mercato giuridico, per cui qualunque ricorso a una norma giuridica
consiste in una proposta rivolta ad altri a utilizzare lo stesso istituto,
raggiungendo il punto di incontro culmine nello scambio. Nicosia ha il merito
di dimostrare come il pensiero giuridico sia in condizione di riconoscere una
società fondata sulla capacità giuridica individuale, la nozione di diritto di
fonte individuale diventa dunque quella fondamentale. Il diritto in senso
soggettivo è la pressione che ognuno esercita nei confronti degli altri. Ogni
essere umano avanza delle pretese e ogni pretesa può incontrare negli altri
individui, pretese di diniego o impedimento ma anche di consenso e questo
contesto va rafforzato da individui, capaci di agire. Questo meccanismo di
gioco va esteso ad una pluralità di individui e queste interferenze reciproche
prendono il nome di “Mercato”. Nicosia ci illustra come si giunge al diritto
oggettivo attraverso il rapporto consenso, scontro tra gli ordinamenti
individuali. L’equilibro è la risultante delle pressioni reciproche dei
singoli, la giuridicità soggettiva si oggettiva nel momento dell’interazione.
Gli
istituti giuridici non sono altro che il prodotto sempre in continua evoluzione
di questa interazione, l’esperienza determina le convenzioni migliori e non la
non oggettività della legislazione calata a comando dall’alto. Un’ottica del
diritto profondamente libertaria perché si riconosce ad ogni individuo la
capacità di costituirsi in fonte autonoma del diritto e di contrattare la
propria collocazione all’interno dei vari rapporti di mercato. La costruzione
di una società libertaria non può che partire dalla libertà individuale e dal
diritto a questa collegata. Nel sistema attuale Nicosia ricorda che per
ottenere la liberazione politica basterebbe riconoscere ad ogni individuo il
diritto alla “secessione dallo stato”. Una riflessione libertaria alla
secessione, al “diritto individuale alla secessione”, implica una problematica
interna al principio di libertà individuale, situazione di fatto nella quale un
individuo, quali che siano le sue condizioni di partenza, non sia costretto a
seguire coercitivamente valori altrui, fissati da altri individui.
Simpatizzare
con il diritto alla secessione non vuol dire sostenere la secessione di un dato
popolo, nazione o etnica specifica, questa libertà di secessione non è affatto
la stessa cosa, poiché gli enti “collettivi” non godono di un’esistenza
propria, distinta da quella degli individui che la compongono. Stato, comunità,
nazione ed etnia non sono che forme di aggregazione utili dalla scienza
economica a quella antropologica ad indicare la somma dei singoli individui che
la compongono. L’approccio autenticamente liberale alla secessione si riassume
in ciò: non sono i gruppi o i territori a secedere ma gli individui, quindi se
applichiamo il diritto alla secessione, si sta parlando del diritto degli
individui alla secessione, sicché è
logicamente illiberale contrapporre il gruppo agli individui come se si
trattasse di enti separati ed empirici.
Non
è possibile difendere i “diritti delle minoranze” se non difendendo i diritti e
le libertà dei singoli. Lo statalismo non muovendo dai diritti del singolo
finisce con l’affidare alla coercizione l’affermazione di prestabiliti valori e
tradizioni, dunque un contrasto con l’apparato delle libertà individuali
secondo un’ottica libertaria del diritto. Naturale chiedersi se gli attuali
movimenti secessionisti rispettino la libertà dei singoli, secondo logiche
prima elencate e secondo questi criteri bisogna giudicare tali movimenti. Occorre
tener presente che l’individuo non è un’entità astratta che può vivere
completamente fuori dal mondo, una sorta di isolazionismo massimalista,
secedere illimitatamente dalla società.
L’autodeterminazione
si fonda infatti sul diritto alla secessione per una diversa unione, che sia
libera, spontanea e volontaria, il diritto a non
cooperare nasce dall'analoga estensione del diritto di obiezione di coscienza a
qualsiasi sfera della vita, ma è un diritto a non cooperare in nome di una
diversa volontà di cooperazione. Questi sono i presupposti per una
visione del diritto autenticamente libertaria e consensualista come ricorda
Nicosia, l’anarchia giuridica implica la vigenza di tutte
quelle forme di “scambio e consenso” stabilite liberamente, producendo concorrenza
del diritto e liberalizzando totalmente gli istituti giuridici.
Bibliografia:
B. Leoni, Obbligo
e pretesa nella dogmatica, nella teoria generale e nella filosofia del diritto
(1962), in Scritti di scienza politica e
teoria del diritto, Milano, Giuffrè, 1980
F. M. Nicosia, Il diritto di essere liberi, Leonardo Facco Editore - 1997, Pagine 128
F. M. Nicosia, Beati Possidentis, Liberilibri - 2004, Pagine 230
C. Menger, Principî
fondamentali di economia
(1871), Rubbettino, 2001