Bo Botto

Lei non sa

Mario Baudino: LEI NON SA CHI SONO IO. Bompiani, 2017

L'autore del Giornalino di Gian Burrasca, Luigi Bertelli, scelse di firmarsi Vamba come il personaggio del buffone nell'Ivanohe di Walter Scott. Samuel Langhorne Clemens scelse di ribattezzarsi Mark Twain con il segnale che i battellieri del Mississippi usavano controllando la profondità dei fondali (“segna due”, inteso per due braccia). L'autrice di Piccole donne, Louise May Alcott, appassionata di racconti gotici, ne scrisse diversi per i giornali popolari ma lo si seppe soltanto nel 1943 quando una studiosa scoprì le lettere di un editore che la sollecitava, senza successo, di firmarsi col suo nome e non con uno pseudonimo. Più recentemente, via Twitter, è stata smascherata JK Rowling, la celeberrima autrice di Harry Potter, come scrittrice di un romanzo poliziesco, al quale ne seguirono altri, firmato Robert Galbraith.

Gli esempi sono tanti e i motivi diversi, fra Moravia, Conrad, Gary, Blixen, Collodi, Neruda, Le Carrè, ecc. ecc.. fino a una riflessione sui nuovi media dove coi "social" si diventa tramite lo pseudonimo, in modo programmato o inconsapevole che sia, un altro. Ma Baudino parla, col gusto dell'aneddoto e una rispettabile bibliografia, di scrittori. "Nessuno si scandalizza più di tanto se dietro un nick name si scopre su Twitter la moglie di un noto e frenetico politico o se l’attivista per i diritti civili di qualche disgraziato angolo del mondo è in realtà un tranquillo signore che posta e twitta da una casetta di mattoni nella periferia di Londra, e nella vita se ne è allontanato solo per andare al pub o al supermarket; ma lo “smascheramento” più o meno definitivo della misteriosa scrittrice napoletana, amatissima dal pubblico e da una cospicua parte della critica di qua e di là dell’oceano, suscita un coro di indignazione internazionale non limitato a traduttori e editori, e un certo fastidio da parte dei lettori affezionati". Il caso è naturalmente quello di Elena Ferrante.

"Il caso Ferrante è molto istruttivo sull’uso che si fa in letteratura dello pseudonimo, e sui suoi effetti. Istruttivo e persino divertente, anche se non certo inedito, perché mette in campo tutti gli elementi di una storia antica, raccontata già parecchie volte, e dimenticata altrettante. Si è sempre data la caccia agli autori pseudonimi di successo, e sempre la gamma delle reazioni è stata, a smascheramento avvenuto, accettabilmente variegata e virtuosa. Fino a ora, anzi, possiamo affermare che nessuno l’ha mai fatta franca, e salvo rarissime eccezioni – che vedremo – tutti sono stati puntualmente scoperti in vita, a parte il caso molto complesso, ambiguo e forse non del tutto assimilabile a queste categorie di Fernando Pessoa. C’è, va da sé, la vicenda di Romain Gary, che pure a ben guardare, e con il senno di poi, non sembrava così inestricabile".

“Fogli di Via”, gennaio 2018