Jean Montalbano
teoria
suonata, situ suonati
Sarebbe
azzardato ipotizzare che, se con il contemporaneo film La Société du
Spectacle si voleva filmare la teoria, con questo disco si tentasse di
cantarla?
Seppure fosse dimostrato che molti eccessi verbali delle
avanguardie letterarie derivavano anche da assidue frequentazioni di locali
“spiritosi” (caffè, osterie e cabaret) resterebbero da valutare
spassionatamente i risultati che quelle oltranze produssero. Di uno di
questi torniamo ad occuparci dopo quasi un
quarto di secolo: ritmato e inquadrato da frequentazioni e bevute in luoghi e
tempi scomparsi, pensato ed organizzato da Jacques Le Glou nei primi anni
Settanta, il disco Pour en finir avec le travail raccoglieva nove
canzoni che perlopiù detournavano melodie note, circolanti nel ristretto
circolo situazionista prima di venire elette, come recita lo slogan di
copertina, a “chansons radicales de Mai 68”. In effetti il produttore Le Glou,
transfuga da “Le Monde Libertaire”
e fondatore di una Internazionale Anarchica, già da qualche anno
fiancheggiava il movimento situ conoscendone aspetti privati, vedi la passione
per le vecchie canzoni anarchiche, che ne addolcivano alcuni tratti gelidamente
astratti. Ma senza esagerare in visibilità: ed allora i nomi degli autori, si
trattasse di Étienne Roda-Gil, Guy Debord, Raoul Vaneigem vennero occultati
dietro attribuzioni scherzose, tra cui si distinse quella di Raymond Caillemin,
alias Raymond-La-Science (della Banda Bonnot) per la Java des Bons-Enfants
o di un Anonimo Belga per la vaneigemiana La vie s’écoule, la vie s’enfuit.
Il programma si apriva con la vecchia Le Bon Dieu dans la merde
tramandata dal morituro Ravachol e chiudeva con il sacrilegio delle Feuilles
Mortes la cui melodia veniva piegata a sostenere che “il faut s’organiser
pour ne plus jamais travailler”.
Sono istantanee di un acceso bianco e nero che
opponevano alla repressione poliziesca e all’ignominia sindacale/stalinista la
decisione di una “mitraillette”; al di là delle agitazioni contingenti, si
rivendicava amaramente una storia di rivolte e sconfitte lunga più di un
secolo, scavalcando la gentile secessione degli chansonniers noti anche da noi: come canta un verso “
ogni cosa comincia e finisce nella violenza”.
Oggi che le vedove passano alla cassa, il tutto
ritorna disponibile ben incellofanato e distribuito da quegli irriducibili
dell’impero Universal Music; che ci fosse da rivedere, ora come allora, la
pratica oltre che la teoria ?
“La Bave”, n.9, 2008