Charles de Jacques
LF Céline
in grande
Andrea Lombardi (a cura di. Con la collaborazione di G.
Tura): LOUIS FERDINAND CÉLINE. Saggi, interviste, ricordi e lettere. Off
Topic, 2016
Scrivo
questa nota in agosto e leggo una lettera di Céline
all' "hussard" Roger Nimier
datata 1 agosto 1959. Nimier è in Bretagna, in
vacanza, Céline coglie l'occasione per dire ciò che
pensa delle vacanze: "i poveri non sono che delle scimmie gabbate, feroci
e disgustosi proprio come i ricchi... piene le spiagge, piene le autostrade,
pieni i cimiteri... non fatevi male in un incidente!" C'è da puntualizzare
che il povero Nimier sarebbe morto, come poco tempo
prima Camus, proprio in un incidente stradale. Era
alla guida della sua Aston Martin e nell'incidente
perse la vita anche la scrittrice e modella Sunsiaré
de Larcône. Ma non è il caso di fare delle illazioni
su qualche tenebrosa facoltà di Céline.
Ciò
che voglio fare è spostare l'attenzione sul fastoso libro che permette di
accedere tutto in una volta a molteplici documenti come quello sopra riportato.
Innanzitutto il libro è curato da Andrea Lombardi (del quale si è già parlato
su questi nostri fascicoletti) che di Céline è in
Italia il più appassionato esegeta, per quanto ami travestirsi da dilettantesco
cultore. Per questo volume - che per giunta dimostra cosa si possa fare con la
stampa digitale se si ha buon gusto - Lombardi si è avvalso della
collaborazione di Gilberto Tura, gran collezionista di materiali céliniani (tanto che mi viene da pensare che una cospicua
parte del prezioso materiale iconografico che corrobora il libro provenga dalle
sue cassettiere) il quale del resto collabora con Lombardi anche nella gestione
del primo Blog italiano dedicato a Céline (lf-celine.blogspot.com).
Vasta
silloge di testimonianze critiche, ricordi e interviste il davvero superbo
volume si tiene con giudiziosa prudenza al riparo della banalità. Non mancano
nomi come quelli di Arbasino e Vonnegut, ma
l'indirizzo generale è quello di flettere ciò che è eminente su un terreno
comune dove però anche il minore possa ingaggiare la sua battaglia per spiccare
il volo, cosicché brevi testimonianze personali come quella, per esempio, dello
sceneggiatore cinematografico Luciano Vincenzoni,
abbiano a figurare come un tassello non meno importante degli altri. Ma la
stessa cosa vale per testi più impegnativi, come quello ottenuto dalla tesi di
laurea di Francesca Bergadano piuttosto originalmente
consacrata a un in fin dei conti non del tutto improbabile "Céline surrealista".
Sarebbero
veramente troppi i nomi che dovrei riportare - da Maud
de Belleroche a Emilio Tadini, da Will Self a Gerhard Heller, da Dominique
Venner a Antonio Lobo Antunes,
per dire di pochissimi - ma colgo l'occasione per ricordare soprattutto quello
che fu uno dei primi critici letterari a dedicare una monografia a Céline nel lontano 1963, vale a dire il belga Pol Vandromme. Da quella monografia
(pubblicata in origine dalle Èditions Universitaires e in Italia da Borla,
poi riproposta in un'edizione genovese pochi anni fa) viene estrapolata la
parte sui pamphlet céliniani (le Bagatelle e
gli altri) che, considerando quando è stata scritta, sorprende per maturità,
equilibrio e incisività.
Libri
come questo non esauriscono tuttavia la loro portata nella collazione
apparentemente casuale affidata alla rarità dei documenti. Ciò che costruiscono
è, se non una nuova definizione del soggetto esaminato, una trama fitta di
nozioni che accanto alle letture consuetudinarie offrono aperture insperate su
un paesaggio mentale, in questo caso di Céline, del
quale si credeva di sapere proprio tutto, e che ciò avvenga con materiale che
in fin dei conti è di repertorio per gli specialisti potrebbe sembrare
inspiegabile. Bisogna ricorrere, suppongo, all'ipotesi della nuova e autonoma
realtà testuale costituita proprio dalla collazione antologica, cosicché si
assiste alla torsione continua della letteratura in teoria e viceversa, senza
capire in fondo cosa sia più rilevante fra le due, tanto che il pensiero e la
sua trascrizione si confondono in uno stile che non è quello dei romanzi o dei
pamphlet, ma quello, e lo sottolineo, delle interviste e cioè, ancora una volta,
più il tentativo di spiegazioni all'ingrosso che i problemi letterari ed
esistenziali che le motivano. In altre parole la teoria letteraria di Céline, se c'è, la si ritrova, capovolgendo una sentenza di
Pasternak, affiancando la coerenza traballante del cuore all'incoerenza rigida
dei principi. Tutto ciò è forse più frivolo che enigmatico, e se così fosse lo
sarà perché ci si è anche divertiti. Céline comico
non è una novità ma Céline una novità continua a
esserlo.
“Fogli di Via”, novembre
2016