Francesco Bergomi
Leslie Blanch da Gary a Loti
A
fine ‘800 i libri di Pierre Loti (1850-1923), spesso ambientati nel vicino e
nel lontano Oriente, hanno grande successo. Incontrano il gusto per l’esotismo
e i viaggi di piacere in località remote. Quando muta il clima culturale, Loti
finisce nell’ombra. Opportuna dunque la traduzione di Pierre Loti. Ritratto di un fuggitivo di Leslie Blanch
(Medhelan, pp 467, € 30). Inglese
(1904-2007), prima moglie di Romain Gary (1914-1980),
Lesley appartiene al jet set, ma è capace in età avanzata di mettere a fuoco un
inclassificabile come Loti, forse perché ne condivide la passione per i viaggi,
la sensualità, l’amore per l’Oriente e l’anticonformismo. Seguendo Gary,
viaggiatore in quanto diplomatico, Leslie soggiorna nei Balcani, in Messico,
Turchia, Nord Africa e Stati Uniti. Amica di Gary Cooper, Laurence Olivier e Sophia Loren, lavora intanto per il cinema. Muore
ultracentenaria, a Mentone, la sola cittadina occupata dal Regno d’Italia nel
giugno 1940, come aveva raccontato Italo Calvino in un racconto autobiografico
relativo agli anni del liceo a Sanremo. Con lui, in gita scolastica Eugenio
Scalfari, figlio di un croupier. Gary aveva preso presto un’altra strada
rispetto alla Blanch, lasciandola per Jean Seberg (1938-1979), attrice americana dall’intensa e
travagliata carriera. Diciottenne, era Giovanna d’Arco in Santa Giovanna di Otto Preminger (1957);
poi, sempre con Preminger, aveva girato – con David Niven, Deborah Kerr e Walter Chiari – Buongiorno tristezza (1958), dal romanzo di Françoise
Sagan. E nel film era lei a interpretare la Sagan.
È
solo però grazie a Jean-Luc Godard che Jean Seberg
entra nella storia del cinema con Fino
all’ultimo respiro (1960), tratto da un soggetto di François Truffaut. In quel periodo Jean Seberg
conosce Gary (1914-1980), allora console a Los Angeles; insieme tornano in
Francia e si sposano in Corsica nel 1963, nonostante il quarto di secolo che li
separa. Jean Seberg viene perseguitata dall’Fbi per il sostegno alle Pantere Nere. A quarant’anni,
imbottita di alcol e di barbiturici, muore su un’auto parcheggiata in una
strada di Parigi. A Seberg e Gary allude Il visone bianco di Adélaïde
de Clermont-Tonnerre (Mondadori, 2011), che si apre con
la giovane Ondine che a Nizza, dai giornali, apprende il suicidio della madre,
la scrittrice Zita Chalitzine, amante del romanziere Romain Kiev e poi collaboratrice del quotidiano milanese
“Il Giornale”: l‘hanno trovata in una Mercedes, avvolta in una pelliccia di
visone bianco. La realtà della vita di Gary sconfinava spesso nel romanzesco.
Si veda il contributo proprio di Adélaïde de
Clermont-Tonnerre al catalogo (Gallimard) della
mostra parigina su Romain Gary (Beaubourg,
2014). Contributo tradotto su “Fogli di via”, rivista di Carlo Romano. Qui è
rivelato come una giornalista del settimanale Paris Match, Laure Boulay, allora ventenne, tra 1978 e 1979 avesse capito come
Gary – da certi critici dato per finito – era anche “Emile Ajar”,
per gli stessi critici un astro nascente. Da questo episodio deriva ora L’Enchanteur
di Philippe Lefebvre (2024), film-tv con Charles Berling
e Clair de la Rue du Can.
Ma
torniamo a Lesley Blanch. Animo orientale, lei è
capace di dimenticare (qualità preziosa!); pensa e scrive – negli anni del suo
post-Gary – di Pierre Loti. Forse era attratta dagli autori il cui nome aveva
quattro lettere. Fatto sta che con le pagine della Blanch
ci perdiamo nella vita di un intrepido marinaio, amante appassionato di ragazze
dal fascino misterioso, viaggiatore indefesso, ammiratore dell’Islam, buon
pianista e abile disegnatore, insofferente alla mondanità ma anche Accademico
di Francia a quarant’anni…
Nella
biografia della Blanch, Pierre Loti ha la capacità di
sfuggire in un altrove sempre sorprendente. Ha una personalità molteplice,
tanto che risulta difficile fissarne un’identità peculiare, si traveste come
mezzo di fuga da un sé di cui è insoddisfatto: ora sceicco, ora notabile turco,
ora principe albanese, ora contrabbandiere basco, ora acrobata di circo… Era un
modo per distinguersi dal progresso, cui preferiva le tradizioni.
"Barbadillo"
13 luglio 2024