Genesio Tubino
fascette gianseniste
Pierre Klossowski,
Les Doublures, Éditions
Ismael (Paris 2021)
Stampato nel 1960 da Pauvert, Le Souffleur (Il suggeritore) di Klossowski, pur non allontanando in molti lettori il sospetto
della presa in giro, divenne poi parte integrante della trilogia Le leggi dell'ospitalità presso Gallimard. Sono i collegati
materiali manoscritti preparatori che adesso vedono la luce per un piccolo editore franco-portoghese: un'occasione per riattivare il gioco nietzscheano
delle maschere e controfigure di una società letteraria (sotto i nomi di fantasia transitano Butor, Perros, Lacan...) che ancora si
stimava al centro del mondo, giusto il titolo provvisorio “Les nouveaux mystères de Paris”. Al romanzo ottocentesco di Sue, innervato da
tesi fourieriste, faceva esplicito riferimento Klossowski attraverso la circolazione e la messa in comune del corpo di Roberta, distanziandosi da quanti vi leggevano solo una frammentazione del romanzo galante teologicamente corrucciato. Anzi, sparse tra le pagine infestate
da goderecci congiurati, e
a bilanciarne i rovelli interiori, trovano ora conferma le allusioni alle attività anti-golliste o pro-algerine di un gruppo come quello del “14 juillet”, contestazione di un nome provvidenziale, de Gaulle, e dei privilegi che vorrebbero
elevarlo al di sopra di qualsiasi interrogazione del pensiero. Per certi aspetti, e col senno di poi, la posizione klossowskiana di quegli anni si rivelò
più preveggente e disincantata di quella sostenuta a gran voce dai
tanti insurrezionalisti e tardo-surrealisti che a Klossowski sollecitavano, spesso inutilmente, firme e sostegno. Invitato ripetutamente a scegliere, Klossowski mostrava una personale
via verso la diserzione, schierandosi
per il partito
dell'estasi quotidiana, strutturato sulle ceneri del futile e dell'inutile.
Il diletto monomaniaco, col trascorrere degli anni, avrebbe
successivamente fagocitato
le superstiti preoccupazioni
che in forma di spunti e rovelli ancora increspavano queste pagine in cui i simulacri fanno le prove generali.
Tematizzando le proprie
perplessità rispetto a chi,
come Mascolo e co., insorgeva
a gruppetti per le strade,
in attesa che le masse li seguissero, l'autore scriveva, a Quinta Repubblica appena nata, di una biologizzazione dei principi democratici e del crescente
abbandono “di nozioni morali come la libertà d'opinione”. La cosa, a scadenza più o meno breve, avrebbe portato, secondo l'ex seminarista sadiano, sulla spinta
delle leggi demografiche, alla “presa di possesso della nostra parte di Occidente
ad opera dei popoli di colore ed il
nostro lento assorbimento (violento o pacifico) da parte di comunità afro-asiatiche, a loro volta industrializzate”.
Da qui il pensiero di una libertà necessariamente
clandestina che, al contrario, quando si erige sulla
pubblica piazza, accompagnandosi
inoltre alla “verità” e alla “giustizia”, non è che simulacro e agente intimidatorio. La cabina elettorale, confessionale secolarizzato, “è una caricatura della
vita morale e dei casi di coscienza” e le coscienze individuali “non si addizionano”.
Per “fogli
di via”