Jean Montalbano
Danilo chi?
Mancando nel
Fatale che la gran parte della stessa
storia riguardasse nel novecento la costruzione dell’utopia socialista con
la sua fame di materiale umano da sacrificare, e lo sguardo di K. intento a
rintracciare, nei rispecchiamenti e negli echi che modellano le vite dei
protagonisti, il geroglifico dei minimi gesti di ostinata ribellione alla legge
imposta dal maggior numero. K. non cercava l’originale neppure nello scatto
etico, vietandogli il rispetto della memoria ogni inizio assoluto; un arbitrato
di testimonianze era una delle possibilità di dar volto e voce a chiunque se li
fosse visti negare dalle cronache della rivoluzione: da qui, letteralmente, la
sfilata di martiri.
E se l’argomento non poteva risultare inedito (come puntigliosamente
gli rinfacciarono i critici) nuova sarebbe stata una scrittura che insertando
ricordi desse profondità alle quinte su cui l’eroe-vittima dello stalinismo
ripeteva ignaro i gesti necessari dell’inquisito.
(K. tace le fonti e i
precedenti, l’editore Adelphi che lo ha rinfrescato trascura di segnalare che
il libro era già stato tradotto, parecchi anni fa, da Feltrinelli con il titolo
di uno dei capitoli più “bizzarri” dei sette che lo compongono: I
leoni meccanici).