CarloRomano
Junger ebbro
Lo scorso gennaio Albert Hoffmann, il chimico dell’industria
farmaceutica svizzera che sintetizzò l’LSD 25, vale a dire il venticinquesimo
componente isolato dal fungo che attacca la segale, ha compiuto cent’anni. Nel
1951 aveva invitato Ernst Junger a servirsi con lui - che ne aveva fatto esperienza fin dal
momento della scoperta – della nuova sostanza. Il non più giovane scrittore
(era nato nel 1895 e morirà, centotreenne, nel 1998) accettò di buon grado,
d’altra parte già vantava pratiche con la mescalina, altra sostanza che, al
pari dell’LSD, è classificata come “Phantastica” (o “psichedelica”). Fatto sta
che Junger divenne, a parte lo scopritore, il primo sperimentatore al mondo del
nuovo prodotto per il quale si ipotizzava un avvenire in campo psichiatrico. Le
aspettative dell’industria non durarono troppo a lungo e col tempo, ormai
prodotta piratescamente in laboratori artigianali, l’LSD entrò a far parte
dell’armamentario ribellistico giovanile, finendo presto fra le “sostanze
proibite”. Nel 1970 Junger pubblicò Avvicinamenti. Droghe ed ebbrezza (oggi
proposto in Italia da Guanda con le appendici che non erano entrate nella
precedente e introvabile edizione della Multhipla di Gino di Maggio) e, a
dispetto della sua fama di “reazionario” (o peggio), la “controcultura” tedesca
lo elesse eroe (ricordo una rivista che metteva a fumetti le sue esperienze).
Curiosamente, nello stesso periodo, un commentatore italiano dell’opera di
Junger (ben poco conosciuta e di fatto in mano ai soli germanisti) confidava a
una rivista erotica il racconto della sua esperienza con l’Lsd. Si trattava di
Julius Evola. Fra i due c’erano assonanze ideali, ma Junger, giungendo fino
all’ostilità, era meno convinto del nazismo e maggiormente intrinseco agli
ambienti della “rivoluzione conservatrice” (dal cui coacervo emersero anche
diretti oppositori “nazionalbolscevichi” del regime hitleriano, come Ernst
Niekisch che finì i suoi giorni quale docente nella Germania comunista). Per
rimanere in Italia, nel corso di una celebre “impresa”, quella “Fiumana”
capitanata da Gabriele D’Annunzio, in qualche modo affine agli umori
“rivoluzionario-conservatori”, ci fu una cospicua circolazione di
“stupefacenti”. Si era da poco conclusa la Prima guerra mondiale e da qualche
anno erano entrate in vigore le misure proibizionistiche nei loro confronti. Da
allora le droghe persero il carattere di farmaco coadiuvante e con esso gran
parte della loro carica “decadente”, rigenerandosi in aperta trasgressione, in
estremi strumenti di ricerca interiore e in ludici attrezzi di ricreazione. In Avvicinamenti
Junger osservava che “lo squilibrio tra tolleranza e pericolo si profila
oggi in modo più netto per l’affinarsi della coscienza” e dunque “un dosaggio
di stretta misura è contrario all’essenza dell’ebbrezza, che segue piuttosto la
dovizia, piena e copiosa, e che accompagna la metamorfosi di un mondo in
festa”. Il libro di Junger è innanzitutto, piuttosto che un trattato, “un libro
di Junger”, con le sue tematiche inerenti la mobilitazione, la tecnica, la
ribellione, l”Anarca”, ancorchè soltanto suggerite. Rispetto agli altri libri è
tuttavia meno gravoso. Vi si percepisce una leggiadria che sembra derivare
dalla diretta osservazione ed esperienza, non importa se condita di riferimenti
eruditi. Per certi versi Avvicinamenti ricorda Walter Benjamin e di
primo acchito un po’ ci si stupisce, alludendo ai cambiamenti di stato mentale
e di cultura, che una sua parte sia intitolata Passaggi, sezione dove
non a caso ci si occupa della sensibilità surrealista.
“Il secoloXIX”, marzo 2006