le voci che corrono

Alejandro Jodorowsky

> Alejandro Jodorowsky, La danza della realtà, Feltrinelli, Milano 2004

 

Intervista ad Alejandro Jodorowsky su La danza della realtà

La psicomagia sembra scaturire direttamente dalla tua biografia. Sono possibili l'una senza l'altra?

È possibile immaginare un albero di mele senza le sue mele? Tutto il realizzato e il non realizzato formano l’insieme indissolubile della mia vita.

Qual è la definizione di atto artistico?

Atto artistico: "L’escremento luminoso di un rospo che ha ingoiato una lucciola".

Atto volgare: "L’escremento velenoso di una lucciola che ha ingoiato un rospo".

Esiste per te una gerarchia delle arti, dei saperi, dell'immaginario?

L’universo è un meraviglioso caos dove non esistono gerarchie, dove il micro e il macro hanno uguale importanza. Nell’inconscio tutti i "valori" si dissolvono nello stesso sogno. La galera razionale stabilisce gerarchie, la libertà spirituale stabilisce fratellanze.

Ci sono delle vie alchemiche alla conoscenza?

La "conoscenza" è la materializzazione dello spirito.

La "alchimia" è la spiritualizzazione della materia.

La "sapienza" è arrivare a essere ciò che in realtà si è: nulla.

C'è qualche cosa che credi sia attuale oggi del surrealismo?

Tutti gli "ismi", come tutte le persone, vanno a finire nel cimitero della memoria. Del surrealismo solo rimane uno splendido cadavere di sapore squisito.

Mi racconti di qualche animale magico?

Il pidocchio che succhia il sangue dalla testa dei profeti.

L’asino dal fallo gigantesco che fu montato da Gesù Cristo.

La tigre addormentata che nei suoi sogni crea un Buddha che medita sulla sua pelle striata.

Il pollo arrosto, senza piume né viscere né testa, che è il simbolo della Vergine Maria.

È possibile fare ancora oggi un uso magico quelle che gli sciamani chiamano "le piante di potere"?

L’essere umano realizzato, saggio, non ha bisogno di piante del potere. Tuttavia, per portar fuori i suoi discepoli dall’inganno razionale può condurli attraverso l’esperienza allucinatoria. Mi piacerebbe iniziare Berlusconi alla conoscenza del fungo sacro. È importante per la sopravvivenza dell’umanità che i politici ascendano verso un livello di coscienza cosmico.

I sogni: credi che esistano degli incubi collettivi?

Si, ma non solamente incubi, anche meravigliosi esseri che ingenuamente chiamiamo angeli. In realtà l’intera umanità è un angelo collettivo.

I tuoi consigli per educare bene un figlio?

Trattarlo come si tratta una bella pianta: capire verso dove vuole andare la sua naturalezza essenziale e dargli i mezzi perché arrivi a essere sé stesso. Come genitori, cancellare dalla nostra mente i progetti che abbiamo in serbo per lui e accettare la sua meta, anche se diversa da quella che abbiamo immaginato.

Non pensi che la società occidentale punti tutto al perfezionismo? Può cambiare la situazione?

Ora, più che mai, è necessario iniziare una metamorfosi mentale. Tutti dobbiamo lottare perché la nostra società cessi di funzionare a base di petrolio e ego. Dobbiamo trovare una energia primordiale non avvelenante e, lasciando da parte i riti antichi, risvegliare il Dio interiore.

(a cura dell’editore)

 

§ 

 

Parigi, marzo 1953. Alle due di notte squilla il telefono a casa di André Breton, padre del Surrealismo. «Lei è André Breton?», «Sì, è lei chi è?»; «Sono Alejandro Jodorowsky e vengo dal Cile per salvare il Surrealismo, «Ah bravo, vuole incontrarmi?»; «Subito!», «Adesso no, è tardi, sono già a letto, venga domani a mezzogiorno»; «No, non domani, adesso! Un vero surrealista non si lascia guidare dall'orologio»; «Domani», «Allora mai». Il colloquio è riferito nell'autobiografia di Alejandro Jodorowsky La danza della realtà (Feltrinelli, pag.376, 17) e illumina la figura paradossale di un artista simbolo del vitalismo dissacratorio, anarchico e geniale che attraversò l'Occidente negli anni 50 e 60.

...

Nato a Tocopilla (Cile) nel 1929 da famiglia ebreo-ucraina, il giovane Alejandro trova nel Surrealismo, definito da Breton «arte magica», la via per liberarsi di una realtà oppressiva all'ombra di un padre-padrone comunista che si fa i baffi alla Stalin e fanatico nel suo ateismo. Così, lascia il Cile sull'«Andrea Doria», in quarta classe e senza soldi, per raggiungere Parigi e cercare Breton (l'incontro sarebbe avvenuto sette anni dopo, con Arrabal e Topor, nelle riunioni di artisti che il maestro teneva al caffè «La promenade de Venus»). Già in patria, però, dopo che la famiglia si era stabilita a Santiago, Alejandro conosce una prima liberazione. Frequenta poeti come Nicanor Parra che lo invitano a orinare devotamente sulla statua di sant'Ignazio («orinare è come pregare»); artisti marginali come Stella, una sorta di «puttana santa» che concede tutto ma non la penetrazione poiché riserva la verginità «al dio che verrà dalla montagna»: è l'ossimoro sacro-blasfemo che esploderà fra gli scandali in film come La montagna sacra (1973), dove il cammino verso l'Assoluto è disseminato di scene iconoclaste, o come El topo (1971) , western mistico a metà via tra Buñuel e Sergio Leone.

...

A Parigi, Jodorowsky si tuffa nel clima fervido e iconoclasta di una cultura rinata dalle ceneri della guerra, ma comprende la ragione profonda delle sue angosce: l'orrore della morte, eredità del dogma ateista paterno. Ciò lo porta a girare il mondo in cerca di religioni, saperi magici, esoterismo.

...

Intanto, l'artista crea «Panico», sodalizio teatrale con Topor e Arrabal, scopre l'arte del mimo con Marceau; affianca con gesti e pantomime un Maurice Chevalier sul viale del tramonto, trasformando in trionfo una sua esibizione all'Alahambra; ma comprende che quell'esplosione creativa (si sposa, fra l'altro, più volte e ha numerosi figli) rischia di rimanere sterile.

...

Durante un'esperienza con l'Lsd, vede il suo gatto grigio moribondo e ne prova pietà mentre la sua guida dice: «Fa crescere quest'emozione, abbi compassione di tutti gli animali, del mondo, dell'umanità intera». La scoperta della compassione è una svolta: quella rutilante avventura umana - compreso l'incontro con il mondo sciamanico, con Carlos Castaneda e i guaritori messicani da Maria Sabina a Pachita - avrebbe avuto come sbocco la cura degli altri.

Lo psicomago avrebbe fuso mondo magico-popolare e psicoanalisi lavorando sui simboli, parlando all'inconscio malato con atti apparentemente folli.

...

Cesare Medail, “Corriere della Sera”, 26 Febbraio 2004