Senatore dal 1857 al 1861, Jefferson Davis (nato nel 1808) diede le dimissioni al momento della secessione degli stati meridionali. Presidente provvisorio della Confederazione, fu poi eletto con voto popolare nell'ottobre del 1861. Riportiamo qui la traduzione del suo discorso inaugurale del 22 febbraio 1862, anniversario della nascita di George Washington. Alla fine della guerra, non avendo accettato le trattative di resa sviluppate dal generale Lee, fu arrestato e imprigionato per due anni, dopo di che viaggiò a lungo in Europa e in Canada. Morì nel 1889. Il suo governo, anche per comprensibili valutazioni delle necessità belliche, non corrispose del tutto alle aspettative ideali del federalismo sudista, e fu anzi piuttosto accentratore. I suoi discorsi tuttavia riflettono la migliore retorica che risale ai padri fondatori americani.

Jefferson Davis

discorso inaugurale, 22 febbraio 1862

Concittadini,

in questo giorno anniversario della nascita dell'uomo che per lo più si identifica con la istituzione dell'Indipendenza Americana, e sotto il monumento eretto per commemorare le sue eroiche virtù e quelle dei suoi compatrioti, noi ci siamo riuniti per annunziare il sorgere di un governo permanente negli Stati confederati. Per suo mezzo e con l'aiuto della Divina Provvidenza, noi speriamo di rendere eterni i principi fissati dai nostri padri della Rivoluzione. Il giorno, il ricordo e lo scopo mi sembrano opportunamente uniti...

Quando il lungo processo di una legislazione di classe, intesa non al benessere generale, ma all'ingrandimento della parte settentrionale dell'Unione, culminò in una guerra alle istituzioni interne degli Stati meridionali, quando il dogma di un partito settario, sostituitosi alle disposizioni dello strumento costituzionale, minacciò di distruggere i diritti sovrani degli Stati, sei di tali Stati, ritiratisi dall'Unione, si unirono in una confederazione per esercitare il loro diritto ed assolvere il loro dovere di istituire un governo che avrebbe meglio assicurato quelle libertà per la conservazione delle quali l'Unione era stata fondata.

Qualunque speranza alcuni possano avere accarezzata che un rinnovato senso di giustizia avrebbe rimosso il pericolo dal quale i nostri diritti erano minacciati, e avrebbe reso possibile conservare l'Unione della Costituzione, dev'essere stata dissipata dalla malvagità e la barbarie degli Stati Nordisti nel continuare la guerra. La fiducia dei più ottimisti tra di noi deve considerarsi distrutta dal disprezzo che di recente essi hanno manifestato per tutti i baluardi di libertà civile e religiosa che furono consacrati dal tempo. Fortezze piene di prigionieri, arrestati senza un processo civile o senza le prove di un indizio; il diritto dell'habeas corpus sospeso dal potere esecutivo; una Legislatura di Stato dominata dall'imprigionamento di membri i cui dichiarati principi indicavano al Potere Esecutivo Federale che un altro Stato si sarebbe aggiunto alla lista degli altri gia ritiratisi; elezioni tenute sotto la minaccia del potere militare; funzionari civili, pacifici cittadini, uomini e donne, incarcerati per le loro opinioni, tutto proclama l'incapacità di quelli che furono nostri colleghi ad amministrare un regime libero ed umano come quello che fu stabilito per il nostro benessere comune.

Come prova della sincerità del nostro intento di mantenere le nostre antiche istituzioni, noi possiamo indicare la costituzione della Confederazione e le leggi promulgate sotto la sua egida, così come il fatto che pur attraverso tutte le necessità di una lotta impari, non c'è stato da parte nostra alcun atto inteso a menomare la libertà personale o la libertà di parola, di pensiero e di stampa. Le corti sono state aperte, le funzioni giudiziarie pienamente svolte, ed ogni diritto del pacifico cittadino osservato come se nessuna guerra di invasione avesse disturbato il paese.

Il popolo degli Stati ora confederati si è convinto che il Governo degli Stati Uniti era caduto nelle mani di una maggioranza faziosa, che avrebbe portato la più sacra delle unioni alla distruzione di quei diritti che si era giurato di proteggere. Essi pensarono che restare ancora nell'Unione li avrebbe costretti a una continua e oltraggiosa discriminazione, la cui accettazione sarebbe stata in contrasto con il loro benessere, e intollerabile per un popolo orgoglioso. Essi decisero pertanto di sciogliere i loro legami, e di stabilire essi stessi una nuova Confederazione.

L'esperimento promosso dai nostri padri rivoluzionari, di- una unione volontaria di Stati sovrani per fini specificati in un solenne documento, era stato distorto da coloro i quali sentendosi forti e perdendo di vista il diritto, erano decisi a non rispettare alcuna legge che non fosse quella del proprio capriccio. Il Governo aveva cessato di rispondere ai fini per i quali era stato concepito e formato. Per proteggerci da una rivoluzione che, nel suo silenzioso ma rapido corso, ci avrebbe posto sotto il despotismo del numero, e per preservare nello spirito, così come nella forma, un sistema di governo che noi credevamo fosse particolarmente adatto alla nostra condizione, e pieno di promesse per l'umanità, decidemmo di creare una nuova associazione, composta di Stati che avessero uguali interessi, uguale politica e uguali aspirazioni.

Fedeli alle nostre tradizioni di pace e al nostro amore di giustizia, mandammo agli Stati Uniti dei delegati per proporre un onesto ed amichevole accordo su tutte le questioni di debito pubblico o di pubblica proprietà su cui ci potesse essere disaccordo. Ma ll Governo di Washington, negandoci il diritto di auto-governo, si rifiutò persino di ascoltare qualunque proposta per una pacifica separazione. Non ci restò altro, allora, che prepararci alla guerra.

Il primo anno nella nostra storia è stato fl più ricco di eventi negli annali di questo continente. E stato fondato un nuovo governo, e il suo meccanismo si è messo in moto su una superficie che supera le sette-centomila miglia quadrate. I grandi principi per i quali abbiamo volentieri posto in gioco ogni cosa più cara, ci hanno consentito conquiste che non avrebbero mai potuto essere ottenute con la spada. La nostra Confederazione è aumentata da sei a tredici Stati; e il Maryland, già unito a noi per interessi e sacre memorie, quando sarà capace di parlare con voce libera, unirà, io vedo, a quello del sud il suo destino...

Non è lontano il momento in cui i nostri nemici sprofonderanno sotto l'immenso peso dei debiti che hanno contratto, un debito che n4 loro tentativo di sottometterci ha raggiunto già tali paurose dimensioni che saranno costrette a subirne il peso anche le generazioni future.

Anche noi abbiamo subito le nostre prove e le nostre difficoltà. Né c'è da sperare che le eviteremo in futuro. Sin dall'inizio, quando entrammo in questa guerra, ci dovevamo aspettare che avrebbe esposto il nostro popolo a privazioni, e che essa sarebbe costata molto denaro e molto sangue. Ma conoscevamo il valore dello scopo per cui combattevamo, e comprendevamo la natura della guerra che avevamo intrapreso. Nulla poteva essere così triste come un fallimento, e qualunque sacrificio sarebbe stato a buon mercato come prezzo del successo in una simile lotta...

Era forse nei disegni della Provvidenza che noi dovessimo imparare il valore della nostra libertà a secondo del prezzo da noi pagato per essa? Il ricordo di questa grande lotta, con tutte le sue comuni tradizioni di gloria, di sacrificio e di sangue, sarà fl vincolo di armonia e di una durevole amicizia per il popolo; e produrrà unità nella politica, fraternità nei sentimenti, e uno sforzo comune nella guerra.

D'altronde, i sacrifici materiali dell'anno passato hanno procurato benefici corrispondenti. Se l'acquiescenza di nazioni straniere a un sedicente blocco, ci ha privati del commercio che avevamo con loro, è questo un fattore ingente che ci rende un popolo autosufficiente e indipendente. Il blocco, se efficace e permanente, potrebbe servire unicamente a distogliere la nostra industria dalla produzione di articoli da esportare, e a impiegarla nella fornitura di beni per il consumo Interno.

E una grande soddisfazione vedere che abbiamo sostenuto la guerra senza aiuti. Non abbiamo chiesto né ricevuto assistenza da alcuna parte. Tuttavia non è soltanto nostro l'interesse in gioco. Tutto il mondo in generale è interessato all'apertura dei nostri mercati al suo commercio. Quando l'indipendenza degli Stati confederati verrà riconosciuta dalle nazioni del mondo e quando noi saremo liberi di seguire i nostri interessi e le nostre disposizioni, esercitando all'estero il commercio, gli Stati del Sud offriranno alle nazioni industriali i più favorevoli mercati che mai abbiano attirato il loro commercio. Cotone, zucchero, riso, tabacco, viveri, legname e forniture, offriranno interessantissimi scambi. La regolarità di queste forniture difficilmente sarà turbata dalla guerra. La nostra forza di confederati sarà troppo grande perché si tentino aggressioni; e non ci fu mai un popolo i cui interessi e principi si siano votati così interamente a una politica di pace, come quello degli Stati confederati. Per il tipo dei loro prodotti, essi sono fin troppo interessati nel commercio estero per volerlo sconsideratamente intralciare. Guerre di conquista essi non ne possono impegnare, perché la costituzione della loro confederazione non ammette associazioni coatte, e non ci può essere guerra civile tra Stati tenuti assieme unicamente dalla loro volontà. La regola dell'associazione volontaria, che non può mancare di essere stabile, assicurando all'interno un giusto e imparziale governo, non diminuisce la sicurezza degli obblighi coi quali gli Stati confederati si possono legare a nazioni straniere. A conferma di questo si deve ricordare che, nella loro prima rivendicazione al diritto di secessione, questi Stati proposero un accordo sulla base di una comune responsabilità per gli impieghi del Governo centrale.

Concittadini, dopo che lotte di generazioni avevano consacrato il diritto degli Inglesi a un governo rappresentativo costituzionale, i nostri antenati delle colonie furono costretti a rivendicare quel loro diritto con le armi. Il successo coronò i loro sforzi, e trasmise ai posteri un rimedio pacifico contro future aggressioni.

La tirannia di una sfrenata maggioranza, la più odiosa e irresponsabile forma di despotismo, ci ha negato e questo diritto e questo rimedio. Per questo noi siamo in armi, per rinnovare quei sacrifici cui i nostri padri sottostarono per la santa causa della libertà costituzionale. Nell'ora più oscura della nostra lotta un governo permanente prende il posto di quello provvisorio. Dopo una serie di successi e di vittorie, che hanno coperto di gloria i nostri eserciti, abbiamo sofferto di recente gravi sconfitte. Ma nel cuore del popolo deciso a ottenere la sua libertà, questi rovesci non fanno che stimolare una maggior resistenza.

Per mostrarci degni dell'eredità trasmessaci dai patrioti della Rivoluzione, noi dobbiamo emulare la loro eroica devozione che fece di ogni sconfitta un crogiuolo di purificazione per il loro patriottismo.

Fiducioso 'nella saggezza e nel valore di coloro che con me divideranno le responsabilità, e che mi aiuteranno nella direzione dei pubblici affari; contando con piena convinzione sul patriottismo e sul coraggio del popolo, di cui la guerra presente ha fornito esempi tanto numerosi, sento profondamente il peso di quelle responsabilità che ora, con sincero timore, sto per assumere; e pienamente consapevole della debolezza degli umani poteri nell'adempimento di una carica, la mia speranza si fissa riverente in Colui il cui favore non venne mai meno ad una giusta causa. Con umile gratitudine e venerazione, riconoscendo quella Provvidenza che ha così visibilmente protetto 'la Confederazione durante il suo corso breve ma così ricco di eventi, a Te, o Dio! io affido interamente me stesso, e devotamente invoco la tua benedizione sul mio paese e sulla sua causa.

(in Compilation of the Messages and Papers of the Confederacy, Nashville, 1905)

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