Carlo Romano

Italia svestita

 

Quando, ancora pochi decenni fa, si finiva in galera per aver osato pubblicare un nudo, sull’idea di “pornografia” non ci si doveva intrattenere troppo. La sua vividezza era data dalla proibizione ed era la proibizione a fare il genere, finché il genere sopravvisse poi alla proibizione. Una mostra che si è tenuta or non è molto a Revere (inserita in un ciclo denominato Le retoriche di Eros che ha investito alcuni comuni dell’Emilia e del mantovano) si è giusto occupata di come ciò, questo passaggio - una tendenza diffusa capillarmente nel mondo occidentalizzato - sia avvenuto nell’Italia degli anni Sessanta. Per l’occasione (come per le altre del ciclo espositivo) è stato pubblicato, a cura di Roberto Roda e Ferruccio Giromini, un avvenente supporto cartaceo presso un piccolo editore mantovano, Sometti, cui il buon gusto non fa difetto. Gli anni che svestirono l’Italia, questo è il titolo. Il materiale riprodotto e commentato sul catalogo ci ricorda come l’allentamento della soglia morale avvenisse allora soprattutto nelle edicole dei giornali, con  svariati manufatti e anche qualche pretesa. Si sentiva dire che dietro molta di questa effimera produzione ci fossero dei letterati spiritosi e libertini. Sull’esempio dell’ormai collaudata formula di “Playboy”, diverse riviste italiane esibirono d’altra parte alcuni bei nomi della cultura, in uno inedito miscuglio di audacia e ricerca della rispettabilità. Quella di loro che è stata la più longeva ed accreditata, “Playmen”, già nel titolo rammentava il modello americano. Furono tuttavia parecchie le testate alla ricerca della loro fetta di mercato, ma ebbero in genere vita breve. Brevissima fu addirittura quella di “Executive” - pubblicata a Genova dall’editore Immordino - che ebbe tali e sorprendenti collaborazioni da farne un raffinato tentativo di predicazione intellettuale. Non tutto era così patinato e solenne ma tutto - dai fumetti ai rapidi manuali d’erotismo - sembrava preludere a un senso della vita finalmente all’altezza della più gioiosa delle masturbazioni. Viene ricordato raramente ma, prima che fosse l’ideologia ad assorbirne le più preziose energie, è certo che dalle ammiccanti vetrine delle edicole si irradiò un influsso che agì potente sulle giovani coscienze dei ribelli di allora. Con l’ideologia, ciò che era stata una condivisa esplosione di freschezza finì fra le pieghe delle personali manie e il materiale delle edicole, anche quando l’argomento “pornografia” fosse tenuto nel meritato conto, servì perlopiù ad occupare i recessi del comodino. Ma oggi sono in tanti a mordersi le dita. Si sa come vanno le cose: qualche libraio che fa tendenza appronta un catalogo, ne parla Giampiero Mughini e l’ordinario portafoglio a questo punto non basta più.

Il secolo XIX”, 6 maggio 2004

 

(segnaliamo che l’ articolo corrisponde a una puntata della rubrica “a zonzo per libri” che l’autore cura per il quotidiano genovese)