Carlo Luigi Lagomarsino
Contessa Clara
Claudia Fusani: MILLE MARIÙ.
Vita di Irene Brin. Catelvecchi, 2012
All’inizio, sostenuta da
Giovanni Ansaldo, Maria Vittoria Rossi – di Sasso, nei pressi di Bordighera
– adottò vari eteronimi per “il Lavoro” di Genova, storica testata
socialista che nel famigerato ventennio sopravvisse come un’isola di
anticonformismo. Fu “Irene Brin” grazie a Longanesi, che su suggerimento
proprio di Ansaldo, la volle a “l’Italiano”,
dove figurava anche come “Mariù”. Il nome le rimase cordialmente appiccicato.
Dava quell’impressione di eleganza cosmopolita di cui la Rossi - coltissima autodidatta che conosceva a
menadito Proust – era una straordinaria incarnazione. Più tardi, ricevette
anche il nomignolo di “Contessa Clara” Ràdjanny von Skèwitch, per la “piccola
posta” de “La Settimana INCOM illustrata”,
un ruolo solo apparentemente eccentrico che altrove, nello spargere
suggerimenti di bon ton, era
ricoperto dalla futura signora Montanelli, quella “Donna Letizia” che di nome
faceva Colette Rosselli. Con tutto ciò, Irene Brin non fu niente di meno che la
più brava, colta, raffinata, strabiliante giornalista italiana, la cui
scrittura etereamente realista e spericolata sorprende ancora oggi, tanto da
sembrare inarrivabile. Col marito Gaspero del Corso, in odore di omosessualità,
fu anche la conduttrice della romana Galleria dell’Obelisco, dove passò per la
prima volta in Italia molta dell’arte internazionale del tempo. Fu anche la prima vera ambasciatrice del
“made in Italy” nel mondo. La storia di Irene Brin è anche quella di una colta
famiglia ligure della media borghesia, per altro imparentata con l’antifascista
genovese e costituente Paolo Rossi, e dunque con la figlia Francesca Duranti.
Il nipote della Brin – Vincent Torre, che ricordo benissimo a Genova nel clima
della fine degli anni sessanta e che oggi, professore di neuroscienze, continua
la tradizione di cultura – ha aperto all’autrice di questo studio biografico la
casa di Sasso, permettendole la riproduzione di impagabili documenti.
Fogli
di Via”,
luglio 2012