Massimo Bacigalupo
ieri a
Rapallo, ricordi del mito
Letture liguri per l’estate? Campanotto, casa
editrice di Udine, pubblica la terza edizione accresciuta di un volume-mito, Ieri a Rapallo (pp. 190, €
12,91) del medico-scrittore Giuseppe Bacigalupo. Ieri
a Rapallo fa per la Riviera di Levante quel che La storia di San Michele di Axel Munthe fece per Capri, solo che Bacigalupo
non lavora di fantasia come il più anziano collega svedese. Offre una
quindicina di ritratti di personaggi da lui conosciuti come medico e amico,
senza prendersi libertà. Tanto sono già abbastanza romanzeschi di per sé questi
visitatori stanziali e fuggevoli che Bacigalupo
spesso accolse nell’ospitale ed elegante clinica da lui diretta, Villa Chiara.
Si comincia con l’“incomparabile” Max Beerbohm, forse
il maggiore caricaturista del ’900, che aveva affrescato il suo villino di Zoagli con ritratti del Principe di Galles e l’odiato Kipling e l’etereo Yeats. Famosa
la caricatura in cui la Regina Vittoria mette in castigo nell’angolino il
figlio obeso cinquantenne, noto frequentatore di attrici di varietà. Qualcuno
osò mostrarla alla sovrana, che sentenziò accigliata: “Non siamo divertiti”. We are not amused, frase passata in proverbio.
Max (come si firmava) aveva
una passione per Lytton Strachey,
e aveva chiamato in suo omaggio Strachey il gatto che
teneva in giardino. Oggetto di culto degli inglesi, i suoi dischi di
divagazioni registrati dalla BBC si trovano forse ancora oggi al Castelletto di
Portofino, dove in quegli anni abitava Jenny Cross, giornalista figlia di Robert Graves di cui recentemente
Arbasino ricordava un’apparizione nella Dolce vita.
Dopo Max, Giuseppe Bacigalupo descrive il “Nerone buono” di Portofino, Auberon Herbert, imparentato con
lo scrittore Waugh e con lo scopritore di Tutankhamen Lord Carnarvon,
cattolico oltranzista, filopolacco, massiccio
“signorino” di Portofino ucciso anzitempo dalle troppe Gauloises.
Faceva una quotidiana nuotata da Paraggi all’Olivetta, fermandosi presso lo
yacht di amici e mandando giù un bicchiere di bianco senza uscire dall’acqua,
poi raggiungeva la sua Alta Chiara, destinata a divenire tristemente famosa in
anni a noi più vicini.
La componente medica è
sempre discretamente presente sullo sfondo dei ritratti di Giuseppe Bacigalupo: le sorelle Gish che
sperano di mantenersi giovani col Gerovital, il caso triste di Kay Kendall, moglie di Rex Harrison perita per una
leucemia fulminante (Ancora una volta
con sentimento fu l’ultimo film con Yul Brynner).
Per questa nuova edizione di
Ieri a Rapallo (la prima,
stampata dall’autore nel 1980 è ormai una chicca introvabile), Campanotto ha aggiunto alcuni capitoli e abbozzi trovati
fra le carte di Bacigalupo (morto nel 1999). Sono i
ritratti del grande pensatore e conversatore Isaiah Berlin, frequentatore di Paraggi con un contorno di
personaggi oxfordiani che amavano recitare Saffo
nell’originale, e di un altro inimitabile conversatore genovese, Alberto Pescetto, un Bazlen ligure di cui
si offrono qui vari brani di lettere fantasmagoriche sui suoi viaggi presso
monaci e mistiche. C’è anche un amarcord sulla
infanzia e giovinezza di Bacigalupo fra la Germania
dei nonni materni (dove trascorse gli anni della I guerra mondiale) e i campi
da tennis italiani degli anni ’30 (sembra
sia stato l’unico tennista ligure di I categoria). In una bella foto qui
riprodotta lo vediamo diciannovenne al Lido di Venezia con in mano la Coppa
Principessa di San Faustino, la quale appare biancovestita
sullo sfondo, col naso che sarà di suo nipote, Gianni Agnelli.
Uno dei ritratti di Ieri a Rapallo è dedicato a uno
sportivo e intellettuale coetaneo di Bacigalupo,
l’americano James Laughlin,
editore a New York di Vittorini, Montale, Henry Miller, Tennessee Williams,
Dylan Thomas... insomma di
tutta l’avanguardia, proprietario della più bella località sciistica americana, Alta in Utah, e
autore di alcune delle poesie più godibili del secolo scorso. Ritratti brevi e
lunghi di scrittori e amici, soprattutto amiche, satire della cattiva critica e
poesia che imperversa oggi come sempre, celebrazioni dell’amore e diverse
pagine dedicate alla scoperta della Liguria.
Studente a Harvard, Laughlin venne a Rapallo
nel 1934 per abbeverarsi alla copiosa sorgente della conversazione di Ezra Pound, ma trovò anche il
tempo di innamorarsi di una ragazza locale, “Leontina”, protagonista del
delizioso poemetto In un altro paese: “Tesoro / lei diceva con quell’accento / succulento sulla o centrale come se
/ tenesse qualcosa di prezioso / quanto il testicolo d’oro di un dio”.
Qualche consonanza con
l’amico Henry Miller lo
spilungone elegante Laughlin ce l’ha. Ma la sua opera
vive di essenzalità a differenza di quella prolissa
dell’autore dei Tropici. Noto
in Italia sinora in piccole edizioni, Laughlin è ora
meritatamente accolto nella collana “Poesia del ’900” degli Oscar Mondadori, in un’antologia di tutta l’opera, Scorciatoie. Poesie 1945-1997
(pp. XVIII, 249, € 8,00). Un libro che rivelerà il piacere della poesia anche a
coloro che di solito la rifuggono, un volume che non si riesce a mettere giù.
Soprattutto Laughlin era spiritoso nella sua
laconicità americana. E questo non guasta. E in appendice a Scorciatoie, per gli amanti del Tigullio, c’è una prosa gustosissima in cui a ottant’anni Laughlin ricorda la
sua Rapallo di ventenne. E cita di nuovo Leontina, primo indimenticabile amore
nato sulla spiaggia di Zoagli.
“Il Secolo XIX”, 18 agosto 2003