Carlo Luigi Lagomarsino
Iannello, i fondatori e un’antologia
Sono già un certo numero le antologie dedicate al pensiero libertario free market nel nostro paese, in genere pubblicate da editori di tendenza (Facco)
o largamente consenzienti in un quadro di autonoma impostazione(Stampa
Alternativa). Il rischio della ripetitività c’è, ma fino ad ora dei precisi
angoli visuali e i temi monografici l’hanno scongiurato. Quantunque ogni volta
ci si senta in dovere di ribadire dei principi generali, questo non grava
ossessivamente sui contenuti ma aiuta piuttosto a mettere a fuoco le diverse
questioni. La recente antologia della quale voglio parlare è una di quelle che
ho sentito più opportune, in quanto riguarda le fonti laissez faire e anarco-individualiste del libertarismo. La pubblica
ancora una volta Facco ma col concorso determinante e (se mi è consentito)
“visibile” di una casa editrice che nel volgere paziente degli anni è diventata
la più prestigiosa, intensa e scrupolosa divulgatrice del pensiero liberale,
contemporaneo o meno che sia: la Rubettino di Soveria Mannelli (Catanzaro). La
collana in cui esce il volume (Mercato,
diritto e libertà diretta da Colombatto, Infantino, Lottieri e Ricossa) è
inoltre espressione dell’ancora fresco di creazione Istituto Bruno Leoni di
Torino. Il curatore, Nicola Iannello, ha raccolto in La società senza stato – I
fondatori del pensiero libertario, i testi di Gustave de Molinari,
Herbert Spencer, Auberon Herbert, Lysander Spooner, Benjamin R. Tucker,
Randolph S. Bourne, Murray N.Rothbard, Roy A. Childs Jr., Hans-Hermann Hoppe,
legando dunque i classici ai rifondatori. La ripartizione in tre sezioni –
Liberali, Anarchici, Libertari – anziché tenere separate le relative visioni ha
l’effetto di compenetrarle, grazie certo alle originarie impostazioni degli
autori, ma soprattutto grazie all’indovinata scelta dei loro testi da parte del
curatore - che, fra l’altro, oltre
all’ampio saggio generale introduttivo premette delle opportune
puntualizzazioni ad ogni parte del volume. Ho apprezzato in particolare
l’inclusione di un testo, inedito da noi, del volontarista Auberon Herbert, il quale testo, seppur breve, è denso
di quelle osservazioni sull’anarchia che hanno vivificato il miglior pensiero
liberale. Significativo che in morte di Auberon Herbert, Tucker scrivesse:
“Egli fu un vero anarchico in tutto tranne che di nome. Che cosa migliore (e
anche più rara) essere anarchici in tutto tranne che di nome piuttosto che
essere anarchici solo di nome!”