Charles de Jacques

Houellebecq 2020

Michel Houellebecq: SOTTOMISSIONE. Bompiani, 2015

“Per tutti gli anni della mia triste giovinezza…”. L’incipit è dozzinale, d’altra parte lo scrittore si fa vanto della sua “mancanza di stile”. Mi ricorda quelli di H.P. Lovecraft (al quale Houellebecq votò un libro nel1991) predisposti a introdurre il lettore ai suoi tipici orrori cosmici.  Probabilmente Houellebecq ha voluto fare altrettanto, ma per paure più terra-terra. La storia di Sottomissione è presto detta: le elezioni francesi del 2020 portano al potere un mussulmano moderato che trova alleanze fra gli avversari, specialmente i socialisti, intenzionati a neutralizzare i successi del Front National di Marine Le Pen. Il che comporta, per esempio, che l’Università sia spartita fra laici e fedeli (mussulmani). A quest’ultimi spetta la Sorbona. Il protagonista del libro si trova a dover decidere se continuare a insegnare nella più prestigiosa delle università o accontentarsi  di una sede minore. Dopo un lungo confronto finale col nuovo rettore opta, convertendosi – non senza aver tentato in un Santuario la devozione cristiana alla quale è sempre stato indifferente - per la Sorbona. Tutto qui. O meglio, tutta qui la trama essenziale. Il romanzo è poi condito di vari incontri sessuali (e in parte sentimentali con un’ebrea che si trasferirà in Israele) descritti in modo troppo frettoloso (ma chiaro nel linguaggio) per dare l’imboccata ad alcunché di erotico. Le sezioni in cui si racconta in modo verosimile l’ascesa del nuovo Presidente mussulmano risentono invece di un didascalismo privo di emotività, e in questa maniera può darsi che Houellebecq abbia inteso marcare l’indifferenza che rende fatale la scelta finale del protagonista. Emmanule Carrére  e altri hanno voluto scomodare nelle recensioni Huxley e Orwell. Troppo comodo mi pare, comodo e fuori luogo. “Distopico” in quest’ultimo senso? Sta di fatto che continuo a non capire come mai a ogni nuovo romanzo di uno scrittore tutto sommato scadente ma immodesto come Houellebecq si voglia gridare allo scandalo. A me viene da ridere. Anni fa Houellebecq, in una lettera artificiale per mettere insieme un libro a più mani, scriveva a Bernard-Henry Levy: “Tutto, come dicono, ci separa, a eccezione di un punto, fondamentale: siamo entrambi individui piuttosto disprezzabili”. Ridicoli no?

“Fogli di Via”, marzo-luglio 2015