Wolf Bruno

Hegel segreto

Glenn Alexander Magee:  HEGEL E LA TRADIZIONE ERMETICA. Mediterranee, 2013

Nella “tradizione ermetica” si è arrivati a comprendere ogni sorta di “sapere occulto” del mondo occidentale e se molto spesso la si identifica con l'alchimia altre volte le si annette persino lo gnosticismo, il quale logicamente andrebbe tenuto ben distinto poiché la prima risale ai testi attribuiti al fantomatico Ermete Trismegisto, il Corpus Hefrmeticum dove nella Tavola smeraldina si dice che “ciò che è in basso è identico a ciò che è in alto” (e viceversa) mentre per gli gnostici la creazione è imperfetta.

Dopo il capolavoro di Frances Yates imperniato su Giordano Bruno e la tradizione ermetica (Laterza, ultima edizione nel 2005) sparse faville di questo flusso che si vuole scorra nel sottosuolo del pensiero sono state attribuite con sempre più scoperta insistenza ora all'uno ora all'altro pensatore, artista, uomo politico senza fare troppe distinzioni fra chi vi si è imbattuto per una più o meno genuina curiosità – in certi momenti aiutata dalle mode – e chi l'ha effettivamente incorporata.

Hegel non è nuovo a questo genere di attributi ma se un Jacques d'Hondt - fondatore all'Università di Poitiers del Centre d’études et documentation sur Hegel et Marx - lo voleva “segreto” nel suo avvicinamento ai vari illuminati, mistici, massoni e rosacruciani (Hegel segreto: ricerche sulle fonti nascoste del pensiero hegeliano, Guerini e Associati, 1989), Glenn Alexander Magee lo affida intero alla “tradizione ermetica” come la Yates aveva fatto - ma sulla base degli spunti e delle nitide concatenazioni presenti nella “magia” del nolano - con Giordano Bruno.

Per Magee, dell'Università di Long Island, nel pensiero hegeliano termini come “ragione” e “assoluto” non vanno intesi nelle loro tipiche accezioni. Ne consegue che i vari interpreti di Hegel – per primi i giovani della cosiddetta “sinistra hegeliana” - hanno sbagliato tutto. Ogni definizione dell'assoluto è provvisoria, parziale, inadeguata e ci costringe a nuove elaborazioni. Solo così la dialettica avanza. “Nessuna cosa può rivelarsi a se stessa senza un'opposizione”, aveva scritto Böhme ed è a Böhme, vero fondatore della filosofia tedesca, che bisogna far riferimento per comprendere Hegel. A Böhme, a Paracelso, ad Agrippa, a Bruno, tutti ben presenti nella biblioteca del filosofo. E con loro al “pietista” F.C. Oetinger, suggestionato da Böhme e dalla Kabbalah, e a Franz von Baader, l'autore della Filosofia erotica definito senza mezzi termini “il più importante occultista” contemporaneo di Hegel.

“La filosofia”, scrisse Hegel, “dovrà farsi mitologica per rendere più sensibili i filosofi”. La filosofia è la più alta forma di esistenza e finirà per essere accessibile a tutti: “lluminati e non si stringeranno la mano. Solo allora potrà regnare fra noi un'unità eterna”. Adesso lo sappiamo.

“Fogli di Via”, marzo-luglio 2014