Charles de Jacques
Johnny
Hallyday biografato
Johnny Hallyday
– Amanda Sthers: DANS MES YEUX. Plon, 2013
In un giorno del giugno
2013 a Epinal, cittadina francese della regione dei Vosgi sinonimo di stampe popolari,
un tipo accoltella un altro. L’accoltellatore somiglia a Serge Gainsbourg,
l’accoltellato a Johnny Hallyday. sono vicini di casa. Il 15 giugno Johnny
Hallyday compiva settant’anni, Gainsbourg era morto da tempo, ma fra i sosia la
rivalità si manteneva vivace, forse perché fra i due la competizione era posta
sul piano della bellezza, e “Gainsbour” aveva tutto da perdere, benché
Gainsbourg, quello vero, fosse andato sposo a una niente male Jane Birkin e,
fra i tanti flirt, ne potesse vantare uno con Brigitte Bardot. Johnny d’altra
parte costituì per vent’anni una coppia apparentemente inossidabile con la
cantante Sylvie Vartan (Vartanian, bella
gnocca di origine bulgara) ed ebbe una lunga relazione con l’attrice Nathalie
Baye.
Gainsbourg nella vita di
Johnny (Jean-Philippe) si può
dire ininfluente. Per lui contò invece molto - e sorprendentemente data la
lontananza dal suo orientamento musicale – Charles Aznavour, l’autore del suo
primo grande successo, Retiens la nuit. Nel gennaio del 2013 il novantenne Aznavour e il prossimo settantenne
Hallyday si sono esibiti insieme a Parigi e a giugno Aznavour era con lui
mentre spegneva le candeline. Presente era anche l’amico di vecchia data Eddy
Mitchell (Claude Moine del gruppo, pionieristico in Francia, Les Chaussettes
Noires) col quale scoprì negli anni cinquanta il rock and roll.
La
famiglia di Johnny era una famiglia di artisti, ma i genitori si divisero e lui
fu affidato alla sorella del padre, attrice del cinema muto. Il nome d’arte
Hallyday lo prese da uno zio acquisito, Lee, originario degli Stati Uniti (ma
anche per lui Hallyday era un nome posticcio, chiamandosi in realtà Ketcham).
Johnny
dice di aver avuto molti padri adottivi nella vita e mette Aznavour fra i
primi: “Avevo 16 anni e mezzo… Credo che gli sarebbe piaciuto essere mio
padre e a me sarebbe piaciuto essere suo figlio”. Un altro “padre”, artisticamente
parlando, si può dire sia stato Jimi Hendrix, del quale Johnny si infatuò – ma
si può anche azzardare che ne fu uno degli “scopritori” - e questa infatuazione
giovò non poco agli arrangiamenti delle sue canzoni migliorando nello stesso
tempo l’impatto della sua presenza scenica e musicale. Johnny Hallyday continua
a essere considerato dai francesi come un eroe nazionale, il rocker per
eccellenza, ma a esser onesti proprio sul piano della presenza scenica e musicale
più di lui contarono in Francia, alle origini del rock and roll, i pantaloni di
pelle dell’anglo-americano Vince Taylor, il cui successo fu soprattutto
francese (tanto da essere quasi sconosciuto altrove).
La scrittrice Amanda Sthers – autrice di alcuni romanzi, di una
biografia di Liberace, sceneggiatrice e sorella di un giornalista di “Rock & Folk”
– afferma
di aver “guardato attraverso il fumo della sigaretta” di Johnny Hallyday “la
difesa di tutta una vita che la vita gli fa rischiare” per mettersi “al suo
servizio con la modestia che condividiamo”, concludendo di essere “il fumo
della sigaretta che svanisce fra Johnny Hallyday” e il lettore. Da una simile
dichiarata sintonia era legittimo aspettarsi grandi rivelazioni, ma su questo
piano non sono mancate le lamentele. Quella di “Telerama” – il più popolare veicolo di informazione sullo
spettacolo in Francia – è stata assai esplicita: “Sylvie, Nathalie, Hendrix,
Aznavour sono menzionati, ma non in profondità”, il libro “offre solo una panoramica
frammentata e sbilanciata di una vita, una confessione piena di ellissi, vicoli
ciechi e scorciatoie”.
“Fogli di Via”, novembre
2013