le voci che corrono

i gesuiti occulti manovratori: storia di un falso

>Sabina Pavone, Le astuzie dei Gesuiti. Le false Istruzioni segrete della Compagnia di Gesù e la polemica antigesuita nei secoli XVII e XVIII, presentazione di Adriano Prosperi, Salerno editrice, 2000

"L'Opera Ricostruisce - con ampia documentazione - la "storia" di un clamoroso falso secentesco, che è una vera e propria pietra miliare della letteratura antigesuitica: le pretese Istruzioni segrete della Compagnia. In esse si rivelava il vero scopo della sua azione: raggiungere il dominio del mondo attraverso il controllo del pensiero e delle coscienze dei potenti.

Il volume studia poi, nella seconda parte, la "fortuna" delle Istruzioni nei secoli successivi, che videro moltiplicarsi i ribelli diffamatori ispirati a queste pagine: a conferma di quanto inquietante e pericolosa venisse sentita la presenza gesuita nella scena sociale e politica, ancora ai primi del '900".

l'editore

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Manuale del perfetto gesuita. Il falso che insegnava l’arte del potere. Nei "Monita privata" le presunte strategie dei religiosi per controllare la società

"Alli confessori de’ principi e magnati da nostri, non raro s’inculchi che mentre essi gli conferiscano bene spiritual, non siano pigri a domandar beni temporali per il bene comune della nostra società..."; "Se le vedove hanno monili o simili cose preziose, se gli persuada che saranno consacrati all’eternità se li daranno ali sepolcri delli nostri beati...". Le citazioni provengono dai diciotto Monita privata , apparsi in forma anonima ai primi del ’600, circa mezzo secolo dopo la fondazione (1540) della Compagnia di Gesù da parte di Ignazio di Loyola. Il testo, una sorta di breviario di comportamento del gesuita a uso interno, si rivelò nei secoli un formidabile strumento contro la Compagnia; ebbe molte edizioni, aggiornate con i tempi, fino alla più recente uscita a Mosca per screditare i gesuiti nella Russia postcomunista. Più che soldati di Cristo, i membri appaiono figli di Machiavelli, pronti a usare ogni mezzo a fini di potere temporale, manovrando regnanti o ricche vedove attraverso quell’arte della "dissimulazione" che, nel linguaggio comune, avrebbe reso la parola "gesuita" sinonimo di "ipocrita".

Di più, come annota Adriano Prosperi nella presentazione al saggio di Sabina Pavone …i Monita privata crearono lo stereotipo della "mente nascosta", del "regista occulto" d’ogni evento, del "Grande Vecchio". Presto smascherati come falso, i Monita privata crearono insomma il mito dell’onnipotenza gesuitica. Apparsi nel 1614, furono attribuiti al polacco Hyeronim Zahorowski, un transfuga della Compagnia e quindi abbastanza addentro per costruire un testo che ebbe più credito degli autentici Monita generalia del padre generale Claudio Acquaviva che, nel 1608, invitava i fratelli a "non entrare in contatto con i principi, né ad impegnarsi in altri affari secolari...", nello spirito opposto ai Monita privata.

Sabina Pavone spiega che il testo ebbe fortuna e credibilità nel lungo periodo per "la sua verosimiglianza con la storia della Compagnia di Gesù". Tanto più che autorevoli padri come Argenti e Gretser scrivevano di apprezzare i rapporti che certi gesuiti intrattenevano col potere, in linea con i Monita .

Il mito dei potentati occulti avallato da un falso ha percorso i secoli con gli stivali delle sette leghe, come provano I protocolli dei savi di Sion, creati dalla polizia russa in occasione di un pogrom fine ’800. Presentati come i verbali di un’internazionale ebraica che si sarebbe impadronita del mondo, furono cardine dell’odio antisemita .

Il documento di falsa, dubbia ma occulta matrice, insomma, ha spesso determinato correnti d’opinione, ma anche svolte culturali. Pensiamo alle opere attribuite al mitico Ermete Trismegisto (Corpus Hermeticum) contenute in nebulose carte pervenute a Cosimo de’ Medici che le fece tradurre da Marsilio Ficino nel 1463, dando origine a un vasto movimento d’élite. Infine, gli arcani della Maçonnerie Egyptienne su cui Cagliostro edificò le sue logge, non erano che fogli rinvenuti su una bancarella di Londra.

E in tema di apocrifi, va ricordata la Confraternita dei Rosacroce, la cui esistenza è indimostrabile per il semplice motivo che gli adepti non potevano ammettere l’appartenenza. Varie società adottarono comunque questo nome, fra Sette e Ottocento, spacciando per veri apocrifi su apocrifi ispirati ai "manifesti" apparsi ai primi del ’600.

C’è solo da aggiungere che, in tema di falsi, la storia produce curiosi intrecci. Il primo documento Rosacroce compare a Cassel nel 1614 proprio nello stesso anno dei Monita, usciti non troppo lontano, in Polonia: e accanto alla "Fama fraternitatis" rivolta a dotti e sovrani d’Europa, figura una "risposta del signor Hazelmeyer, arrestato e gettato in prigione da Gesuiti".

Nello stesso anno, insomma, compaiono due attacchi quasi complementari ai gesuiti: i Monita privata e i testi Rosacroce, attribuiti al diacono luterano Valentin Andreae. Ma ancor più singolare è che nel giro di pochi anni (1923) apparve nel Wüttenberg un nuovo anonimo libello, Orrendi patti stretti fra Satana e i presunti Invisibili. L’anonimo dà un quadro dettagliato delle strutture, della regola, dell’iniziazione, degli scopi dei Rosacroce infarcendo tutto di satanismo, certamente estraneo alla spiritualità della Confraternita. Un altro falso, dunque, per screditare dall’interno (sulla falsariga dei Monita privata ) un’organizzazione occulta: vi si lodano anche i Gesuiti per aver punito duramente quell’Hazelmeyer che sarebbe stato al tempo stesso gesuita e capo Rosacroce. Chi ha scritto gli "orrendi patti"? Forse non lo sapremo: ma è certo che il falso accompagna la storia in un andirivieni tra finzione e realtà, pronto ad entrare nella biblioteca di Borges.

Cesare Medail

"Corriere della Sera", 27 ottobre 2000

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