“Problems with Authority – The II
International Flann O'Brien Conference” – Università degli Studi Roma Tre –
Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere – Roma, 19-21 giugno
2013
Elisabetta
d'Erme
Flanneurs a convegno (a proposito di Flann O’Brien)
Il rinnovato interesse registrato negli ultimi anni per Brian O'Nolan e i suoi numerosi eteronomi, ha spinto Ruben Borg (The Hebrew University, Jerusalem), Werner Huber e Paul Fagan dell'Università di Vienna ad organizzare nel 2011 la prima conferenza internazionale dedicata a Flann O'Brien (uno dei tanti pseudonimi dello scrittore irlandese). Il successo riscosso dal simposio, intitolato “100 Myles”, unito alla recente scoperta di testi inediti ed il proliferare di saggi critici monografici a dedicati a Flann O'Brien hanno incoraggiato la neonata comunità dei “flann-eurs” a programmare a Roma dal 19 al 21 giugno 2013 una seconda International Flann O’Brien Conference, questa volta in collaborazione col Dipartimento di Lingue letterature e culture straniere dell'Università degli Studi Roma Tre.
Gli organizzatori di questa seconda conferenza erano Ruben Borg, Paul Fagan e John McCourt (Università Roma Tre), che hanno assemblato un programma fittissimo di panels e di eventi, che prevedeva una cinquantina di interventi oltre a readings, performance teatrali, proiezioni di filmati e serate poetiche. Special guests erano Dirk Van Hulle (Università di Anversa) che ha identificato in Flann O'Brien la terza persona della trinità della letteratura irlandese accanto al padre Joyce e al figlio Beckett , Carol Taaffe, biografa di Brian O'Nolan che ha parlato della stampa popolare e della fortuna di Brian O'Nolan come giornalista satirico, mentre Jed Esty (University of Pennsylvania) ha tracciato un parallelo tra Flann O'Brien e John Ford.
Un caleidoscopio di prospettive per tentare di mettere a fuoco la sfuggente identità di uno scrittore che si è mascherato dietro tanti pseudonimi. Brian O'Nolan non è infatti solamente Flann O'Brien, l'autore di cinque grandi romanzi delle letteratura irlandese: At Swim-Two-Birds (1939), The Third Policeman (1940), The Poor Mouth (1941), The Hard Life (1961) e The Dalkey Archive (1964); è anche il “columnist” Myles na gCopaleen, che dal 1940 al 1966 firmò la rubrica satirica dell'Irish Times “Cruiskeen Lawn”, ma anche Brother Barnabas, George Knowall, Count O'Blather, Lir O'Connor e chissà chi altro ancora. In Italia Flann O'Brien è noto grazie alle splendide traduzioni delle sue opere firmate da Rodolfo Wilcock, Bruno Fonzi e Daniele Benati.
Tanti pseudonimi fanno pensare a problemi d'identità, in un'Irlanda post-coloniale, investita dai più radicali cambiamenti della sua tormentata storia. Problemi quasi inevitabili per un ragazzo nato a Strabane nel 1911, nell'Ulster, in una famiglia cattolica e nazionalista in cui si parlava solo il gaelico, poi trasferitosi nella novella Repubblica d'Irlanda. A Dublino studiò alla UCD e lavorò per anni come impiegato statale, motivo per cui dovette utilizzare nomes de plume sia come giornalista che come scrittore: la città restava infatti più che mai il centro di quella “paralisi” descritta vent'anni prima da James Joyce. A Dublino morì nel 1966.
Com'è apparso chiaramente dai tanti interventi del convegno di Roma, più che d'identità, i problemi che hanno informato l'opera di Brian O'Nolan riguardano il suo conflittuale rapporto con l'autorità. Problems with Authority era infatti l'allarmante titolo del simposio, dove l'accezione di “autorità” è da intendersi nel senso più ampio possibile.
Forse, prima ancora che le figure canoniche dell'autorità rappresentative della Chiesa, dello Stato o della famiglia, ciò che preoccupava un romanziere polifonico e iper-testuale come Flann O'Brien è l'autorità del testo. “Which Authority”? Si chiedeva infatti Catherine Ahearn (Boston University), che nel suo paper rifletteva come O'Brien fosse prima di tutto preoccupato di identificare un “authoritative text”. Da questa prospettiva assume un significato particolare anche la sua scelta di scrivere sotto pseudonimi che, secondo Catherine Ahearn, altro non è che una tattica per definire un confine tra “l'autorità dell'autore e l'autorità del testo.”
Flann O'Brien oscilla tra la reverenza per l'erudizione e la parodia di discorsi intellettuali, scientifici, teologici, o filosofici. Alla fine ci si rende conto che lo scrittore non riconosce nessuna autorità, neanche quella propria di scrittore. Come avviene nel romanzo At Swim-Two-Birds, dove un giovane scrittore con ossessioni eugenetiche scrive la storia di uno scrittore che viene torturato e quasi ucciso dai personaggi del proprio romanzo che, stanchi delle turpitudini che viene loro imposto di compiere, decidono di ribellarsi e di non riconoscerne più l'autorità autoriale.
I testi di Flann O'Brien si presentano sempre come terreni minati, pieni di insidie, fatti di florilegi di stili letterari, di citazioni vere e false, di rimandi a miti e leggende celtiche, o a complesse teorie scientifiche, ma anche a testi di autori inesistenti, come l'inquietante filosofo “fisiocratico” De Selby, il contenuto delle cui opere è riportato in una profusione di note a margine in The Dalkey Archive, con un uso menippeo dei “marginalia” che fa pensare a una negazione di qualsiasi autorità, anche quella del testo.
Nel caso dell'utilizzo grottesco
delle note, come ha sottolineato Fabio Luppi (Università Roma Tre), queste
diventano delle vere e proprie “fake authorities”. Nel suo intervento “Footnotes versus Allusions,
Reversing the Obvious: Hidden, Real, & Fake Authorities /Authorships in The Dalkey Archive & The Third Policeman”, Fabio Luppi ha
suggerito che in O'Brien l'uso delle note è non solo un espediente comico perché:
“The author calls in doubt the
notions of authority and of reputation involving literary criticism, scientific
knowledge, philosophical and religious beliefs, to the extent of undermining
the constitution of his own authority and personality as author.” L'uso
ironico delle note a pie’ di pagina è dunque funzionale alla satira del potere,
perché può essere interpretato come un “attack
to pedantic academic literature and to the critical industry’s investigations
upon absurd theories or futile issues. It is also a device
used to disguise the author under different invented authorities, to hide the
self, and the author’s personality”.
Per un autore la cui opera è un'aperta sfida alle istituzioni e alle idee, gli eteronimi di Brian O'Nolan, come pure svariati suoi personaggi, tendono ad imporsi al lettore come autorità imperscrutabili. Alana Gillespie (Utrecht University), nella sua analisi del contraddittorio rapporto dello scrittore con la proprietà letteraria e l'autenticità, ha sottolineato come:
O’Nolan’s interest
in problems of and with authority is also evident in his use of borrowed texts,
both apocryphal and canonical. Everywhere his work challenges the canonicity of
important literary, ecclesiastical, and legal texts directly and indirectly,
but this challenge simultaneously reaffirms their canonical status.
Il risultato di questa sfida all'autorità dei testi canonici è – secondo Alana Gillespie – distruttiva e ricreatrice al tempo stesso.
La ribellione di O'Brien va naturalmente contestualizzata nella temperie culturale dell'epoca, come ha fatto Alan Girvin (University Centre Doncaster) nel suo paper “Angry Young Irishmen: The Role and Status of the Public”. Girvin ha evidenziato l'inusuale interesse suscitato da At Swim-Two-Birds, il primo romanzo molto sperimentale di Flann O'Brien, tra i membri del movimento letterario inglese degli Angry Young Men (John Wain, Philip Larkin e Kingsley Amis, per intenderci). Questa lettura inquadra “At Swim as a text that addresses the problem of the nature and status of intellectuals in post-independence Ireland” identificando nella “definizione del ruolo dell'intellettuale in una cultura ostile agli intellettuali” il vero problema che preoccupava gli scrittori irlandesi nel periodo tra le due guerre mondiali. Infatti, come aveva sottolineato anche Carol Taaffe, tra il 1940 e il 1960 quella irlandese era una società priva di un “body of readers” e questa assenza di lettori a cui fare riferimento ha creato una narrativa molto “autoriflessiva”, come è anche il caso di Flann O'Brien.
Inserendo il percorso dello scrittore in più ampio contesto post-coloniale, nel suo paper “Sweeney in the Trees: At Swim-Two-Birds and Decolonizing the Mind” André Forget (Dalhousie University) ha suggerito che il primo romanzo di O'Brien “represents an attempt to embody a process of intellectual decolonization through creative literary performance”. O'Brien, con la sua carica dissacratoria, sovverte l'intera tradizione della coscienza nazionale irlandese e quindi il suo romanzo
charts a way forward
not by forging a new national consciousness from the various disparate elements
of Irish culture, but by exorcising the repressed demons of post-revolutionary
Ireland and challenging the strict categories of identity inherited from the
colonial past and sustained by the nationalist present.
Con grande favore e interesse è stata accolta la presentazione di un nuovo volume di racconti brevi finora inediti, The Short Fiction of Flann O’Brien, pubblicato da Dalkey Archive Press (Dublin 2013). L'antologia è curata da Neil Murphy e da Keith Hopper, e comprende alcune traduzioni dall'irlandese di Jack Fennell. Diversi interventi sono stati riservati alla discussione su testi poco noti o dimenticati di Brian O'Nolan, ma anche a The Hard Life: An Exegesis of Squalor romanzo uscito nel 1961 e forse finora sottovalutato, rispetto al più sperimentale At-Swim-Two-Birds.
The Hard Life è una sorta di inquietante romanzo di formazione, narrato in prima persona da un orfano, che col fratello viene ospitato da Mr Callopy, un parente che provvederà alla loro istruzione. Mr Callopy passa le giornate davanti alla stufa a discutere di religione con Father Fahrt (Padre Scoreggia). Il corso degli eventi cambia drasticamente quando “the brother” abbandona la scuola per dedicarsi alle più strampalate imprese editoriali, pubblicando quei tipici opuscoli di self-help così popolari in epoca tardo vittoriana. Arricchitosi con la truffa,“the brother” si trasferisce a Londra. John McCourt (Roma Tre) ha dedicato il suo intervento all'ultima parte del libro, ambientata in una decisamente improbabile Roma. Nel suo paper “Taking the piss out of the Pope: Mr Callopy & Fr Fahrt in Rome” McCourt ha segnalato inaspettati riferimenti a poeti e pittori futuristi nascosti dietro all'indicazione dell'hotel dove pernottano Mr Callopy e i suoi accompagnatori. Le implicazioni dell'appartenenza di Padre Fahrt all'ordine dei Gesuiti, sono state analizzate da Brian Doherty (St Aloysius’ College Glasgow) nel paper “Dogmatic Banter: Flann O’Brien versus The Jesuits”.
Grande spazio è stato riservato allo straordinario rapporto di Flann O'Brien con le biciclette e la sua teoria degli atomi, espressa nei sensazionali romanzi The Third Policeman, scritto negli anni '30 e pubblicato solo postumo nel 1967, e The Dalkey Archive, terminato poco prima di morire.
The Third Policeman è un
viaggio nell'aldilà che si prende “seriamente” gioco delle (allora) recenti
teorie della fisica atomica e della relatività, i cui richiami sono stati
analizzati con particolare acume da Julia Jordan (Cardiff University) nel paper
“The Atomic Swerves of Flann O’Brien”. La “Atomic theory” illustrata dal
sergente Pluck in The Third Policeman e ripresa in The Dalkey Archive dal sergente Fottrell con la sua “Mollycule Theory”
contempla la possibilità che gli atomi che compongono gli oggetti e i corpi
possano fondersi, mescolarsi con altri corpi o oggetti con i quali vengono a
contatto, e quindi le persone che passano il loro tempo sulle biciclette “get their personalities mixed up with the
personalities of their bicycle as a result of the interchanging of the atoms of
each of them”. Per i poliziotti di Flann O'Brien le biciclette
rappresentano quindi un pericolo pubblico, e i loro “movimenti” devono essere
sorvegliati. Julia Jordan ha
identificato nei centauri di Lucrezio i precursori delle biciclette-umane e
degli uomini-bicicletta, Lucrezio essendo un autore per il quale “the clinamen, or the swerve of an atom, is
inextricable from freedom”.
Dalle molecole alla poetica dell'infinitamente piccolo, del punto che contiene il tutto, simbolizzato dall’ omnium, il misterioso contenuto della scatola nera custodita dai poliziotti, il passo è stato breve e numerosi interventi hanno tracciato paralleli con l' Aleph di Borges. In particolare nel paper “Omniscience & Non-Sense”, Elisa Severini (Roma Tre) ha suggerito associazioni tra la pretesa onniscienza, la follia e il ridicolo. In The Third Policeman le storie di Andy Gara e di Quigley, raccontate dal sergente Pluck
glimpse at the total
understanding of the world through their experiences with MacCruiskeen’s
mysterious box and a hot air balloon respectively. This omniscience provokes in
each of them the exact same reaction: laughter. Laughter is, in part, an
expression of irony, key to the second wave of German romanticism and
postmodern thought as the last extreme attempt not to succumb to the world’s
non-sense. The truth as a singular objective truth does not exist, and those
who discover the secret truth behind appearances are not heroes, but just
inquiring men who decide to go beyond human limits and knowledge.
All'approfondimento delle questioni scientifiche legate alle teorie atomistiche di Flann O'Brien hanno portato i loro contributi Meltem Gurle (Bo"aziçi University), lo scrittore Julian Gough e Maria-Ana Tupan con Marin Cilea (Università di Bucharest).
Amara, assurda, surreale, patafisica (come suggerito da John Coyle, University of Glasgow) la comicità di Flann O'Brien viene anche da scuole antiche, certamente dalla tradizione della comicità menippea, come suggerito da Tamara Radak (Università di Vienna), ma anche da Dieter Fuchs (Technical University of Koszalin) nel paper “The Dalkey Archive: A Menippean Satire against Authority” che – riferendosi all'ultimo romanzo di Flann O'Brien - ha sottolineato come
the Menippean
tradition includes aspects such as time travel (cf. De Selby’s way to age his
whiskey), atomic and metempsychotic theories of transmigration, and bodily
metamorphosis. Furthermore the ‘archive’ mentioned in the title of O’Nolan’s
text may be considered an allusion to the Menippean tradition of the
self-ironic encyclopaedic compendium of human knowledge known as the Summa – a
Menippean technical term ironically modelled on Thomas Aquinas’ Summa
Theologica.
Oltre all'inevitabile Joyce, diversi speaker hanno proposto paralleli con altri autori come Bertold Brecht (Kerry Wendt, Emory Univ.), San Paolo (Ruben Birg, The Hebrew Univ.) Brinsley MacNamara (Ondrej Pilny, Univ. Prague), Jarry (John Coyle, University of Glasgow), Pirandello, Unamuno e Pessoa (Simona Vannini, Roma Tre) e quello molto appropriato con James Stephens, un altro scrittore irlandese che andrebbe riscoperto e riletto con attenzione (Robert Maslen, University of Glasgow).
Un panel era riservato agli aspetti più scatologici del nostro sovvertitore universale dell'ordine costituito e ospitava l'intervento di Thomas Jackson Rice (University of South Carolina), “Eat or be eaten: Flann O’Brien as Cultural Cannibal”, seguito da una disamina di Richard T. Murphy (University of South Carolina Upstate) delle torture a cui è sottoposto lo scrittore Trallis in At Swim-Two-Birds (“Flann O’Brien & the Interrogation of Torture”). E’ seguito il contributo di Paul Fagan (Università di Vienna): “I’ve got you under my skin: Narcissism in ‘John Duffy’s Brother’ & ‘Two in One’” . La chiusura rutilante di questo panel era affidata a Maebh Long (The University of the South Pacific, Fiji) che da una severa prospettiva femminista ha demolito il misogino Brian O'Nolan come uomo e come artista in un paper pieno di verve e di materiali d'archivio che portava il titolo “A tidal surge of vomit: Brian O’Nolan and Women”.
Del programma sociale, particolarmente emozionante è stato l'incontro con l'attore/scrittore irlandese Mark O'Halloran, interprete del bellissimo short movie diretto da Mikel Murfi: John Duffy's Brother tratto dall'omonimo racconto di Flann O'Brien, un testo esemplare dell'opera di questo grande scrittore. Racconta la storia di un uomo che per qualche ora è convinto di essere diventato un treno, è una défaillance passeggera, ma il ricordo di quel momento seguita a gettare un'ombra sulla sua vita.
Una delle chiavi di lettura dell'opera di Brian O'Nolan sta forse proprio nel timore di poter perdere la ragione (e quindi anche autorità). La perdita della sanità mentale getterebbe infatti alla mercé d'istituzioni che sono emanazione dell'Autorità. In un disperato tentativo di relativizzarne il potere, O'Nolan si prende gioco della ragione, trasformandola in un discorso surreale.
I sopravvissuti a questo tour de force, e alle temperature tropicali registrate in quella settimana nella Città Eterna, si sono dati appuntamento tra due anni a Praga, un luogo dove forse la colonnina di mercurio sarà più clemente verso i “flann-eurs”, una comunità entusiasta e in rapida espansione.
“Fogli di Via”, novembre
2013