CarloRomano
Eliade, Cioran, Ionesco
Nel 1972, Mircea Eliade – lo storico delle religioni - scriveva a Gershom Scholem – il
grande studioso della Kabbalà – che non ricordava “di aver
scritto una sola parola di dottrina o di propaganda legionaria”. Da tempo
circolavano voci di un suo coinvolgimento in Romania col movimento
fascistizzante detto Legione dell’Arcangelo Michele (o anche Guardia di
Ferro). Eliade, nel dopoguerra, aveva sempre cercato di depistare i curiosi
tentando per giunta di ridurre il movimento legionario rumeno a fenomeno
puramente misticheggiante, da qui il suo interesse. Effettivamente quello
legionario era un organismo fortemente ritualizzato e fondato su
un’identità nazionale corroborata dalla Chiesa Ortodossa, dunque
un movimento che, a differenza di altri, non intendeva celebrare
alcunché di paganeggiante ritenendosi intriso (come il
“Rexismo” belga) di cristianesimo. Ad ogni modo, al pari degli
altri fascismi europei, il movimento
legionario ostentava una retorica alla “sangue e suolo” fondata su
un’ideale comunità contadina originaria. Diversamente da loro, era
tuttavia scarsamente interessato al proletariato urbano e al mondo
dell’industria, oggetto semmai di livore “anti-moderno”. Che
si trattasse di un organismo con tali particolarità da meritare
l’attenzione di uno studioso dei fenomeni religiosi è certo,
tuttavia l’interesse di Eliade non fu semplicemente di questo tipo.
Soprattutto dopo la morte di Eliade nel 1986, e con la caduta del regime di
Ceauşescu nel 1989, l’entità della compromissione dello
studioso – che ancora negli anni ottanta un suo noto e brillante allievo
finito tragicamente, Joan Petru Culianu, sottovalutava - è cosa acquisita.
L’intensa attività giornalistica di Eliade negli anni
Trenta, a cominciare dalle collaborazioni alle testate del suo maestro Nae
Ionescu (poi filosofo legionario) non lascia dubbi, d’altra parte nel
1937 avrebbe scritto, in risposta ad un’inchiesta, Perché credo nella vittoria del Movimento legionario.
Alessandro Mariotti ha pubblicato lo scorso ottobre presso Castelvecchi (Mircea Eliade, € 22) una biografia di Eliade finalmente non
reticente. Ancora più recentemente è stato tradotto in Italiano
(l’originale è del 2002) lo studio comparativo di Alexandra
Laignel-Lavastine che va a frugare nelle biografie di tre grandi scrittori
rumeni: Il fascismo rimosso: Cioran,
Eliade, Ionesco (Utet, € 29). Dei tre il più omogeneo
all’ideologia legionaria è proprio Eliade.
Anche Cioran fece il suo passaggio nel movimento, quantunque la sua
visione fosse differente - “rivoluzionario-conservatrice” si
potrebbe dire - e auspicasse uno sviluppo della tecnica industriale attraverso
la quale si potesse trasfigurare il paesaggio rumeno (fu accontentano negli
anni Ottanta dal regime di Ceauşescu) sottraendolo a una detestata
ruralità.
Diverso il caso di Ionesco, poco incline a idealismi comunitaristici e
convinto individualista, anche se per scappare dalla Romania accettò dal
regime di Ion Antonescu (sostenuto inizialmente dalla Guardia di Ferro,
rapidamente quanto letteralmente “fatta fuori”) un incarico
diplomatico nella Francia collaborazionista. Ionesco si sentiva d’altra
parte “francese”, avendo trascorso l’infanzia in Francia. Il
luogo privilegiato dei suoi ricordi era infatti Chapelle-Anthenaise, nella Mayenne.
Per questi scrittori ebbe inizialmente grande importanza il movimento
della Giovane Generazione, del quale, a partire al 1927, Eliade fu
l’indiscusso capofila. Fu in quell’ambito che essi incontrarono lo
scrittore Mihail Sebastian, il cui diario è oggi prezioso per rilevare l’evoluzione del pensiero
di Eliade e il mutare dei suoi atteggiamenti, a cominciare proprio da quello
nei confronti dell’ebreo Sebastian.
“il Secolo XIX”,
2 giugno 2008