Carlo Romano (a cura di)
an American Collection. Eilshemius
Roy
(Rothschild) Neuberger (1903–2010: 107 anni!) era un finanziere americano
appassionato d'arte. Come finanziere iniziò la sua attività a ridosso del
“martedì nero” del 1929. A lui si devono i fondi di investimento Guardian. Prima di dedicarsi a questa
remunerativa attività, pur ricco di famiglia, condusse, alimentata da ambizioni
artistiche, una vita scapigliata a Parigi, dove incontrò Meyer Shapiro, il
grande storico dell'arte classica (e promotore di quella contemporanea) di
orientamento marxista (collaborava, sui temi dell'arte, anche ad oscure riviste
socialiste). Tornò negli Stati Uniti con le idee più chiare. Una volta
accumulati soldi a sufficienza intraprese la sua carriera di collezionista che
lo portò a formare una delle più importanti raccolte di arte moderna americana
(e di emigrati europei e latino.americani) con opere, fra gli altri, di Milton
Avery, William Baziotes, Alexander Calder, Stuart Davis, Lyonel Feininger, Hans
Hofmann, Edward Hopper, Jacob Lawrence, Jack Levine, Jackson Pollock, Ben Shan,
David Smith, Rufino Tamayo.
Il
libro del quale si tratta è The Neuberger
Collection. An American Collection, Painting, Drawings and Sculpture del
1968, catalogo dell'esposizione alla Smithsonian Institution di Washington, DC
(dunque, uno fra i vari cataloghi – e alla Smithsonian Neuberger donò tante
opere - ma c'è da segnalare che al
collezionista si devono anche degli scritti autobiografici). Cosa balza agli
occhi, sfogliando questo volume, insieme alle opere degli autori citati sopra e
di altri, è lo straordinario rilievo (80
pagine su 464) che hanno le opere di Louis Michel Eilshemius (1864-1941).
Questo pittore, ricordato assai poco, soprattutto dalle nostre parti, ebbe una
solidissima formazione accademica (studiò perfino all'Académie Julian di
Parigi: anche lui era ricco di famiglia) ma inclinò sempre più verso una
consapevole rozzezza pittorica, fedele ai suoi riferimenti nell'arte “naif” e
“brut”. I suoi soggetti preferiti erano, insieme ai paesaggi, i nudi concepiti
attraverso un sentimento ironico e paganeggiante, non di rado visionario.
Fra
i suoi ammiratori c'era Marcel Duchamp, il quale nel 1917 volle esporre con lui
a Parigi. Duchamp aiutò Eilshemius ad allestire la sua prima personale a New
York, ma la mostra ebbe, come si suol dire, “cattiva stampa”. L'insuccesso
Eilshemius lo attribuiva al nome e a un bel momento pensò perfino di
propagandare i suoi lavori attraverso il volantinaggio, attribuendosi, fra
l'altro, capacità di mesmerizzatore e di mistico. Di sicuro, oltreché pittore,
fu scrittore e musicista. Nel saggio Against
the Grain: the Paintings Louis Michel Eilshemius, Steven Harvey ha scritto che “Eilshemius è
stato un pittore straordinario e innovativo... La sua eccentrica personalità e
i soggetti spesso scioccanti dei suoi quadri hanno indotto gli storici
dell'arte a classificarlo come un primitivo. Era in realtà un pittore
sofisticato” (Louis M. Eilshemius,
1864-1941: an independent spirit, National Academy of Design, 2001). “Fogli
di Via” materiali d’archivio, Marzo 2011