Carlo Luigi Lagomarsino
eccitazioni
Christoph Türcke : LA SOCIETA’ ECCITATA. Filosofia della
sensazione. Bollati-Boringheri, 2012
" «Bild è
stato il primo a parlare con il cadavere»: questa freddura circolava negli anni
sessanta a proposito di un rotocalco tedesco i cui reporter, già all’epoca,
erano sempre puntualmente sul posto nel caso di incidenti, delitti, scandali o
catastrofi naturali ed erano maestri nell’ingigantimento della notizia. Una
boutade del genere oggi non è più solo una boutade, né costituisce più una
esagerazione vera e propria".
Oggi, osserva Christoph
Türcke , c'è un tale sviluppo degli eventi sensazionali che per stupirci
veramente essi devono moltiplicare di continuo i loro effetti spettacolari e,
così tante volte, distruttivi. Da sazi di normalità che eravamo siamo divenuti
dipendenti dall'eccezionale. Della cosa siamo del resto, e non da oggi, un po'
tutti consapevoli, ancorché la lasciamo di solito nel vago di quelle conversazioni
svogliate che hanno il sapore, alle volte, delle frasi apoditticamente
deprecatorie. Spingendosi ad accertare l'odierna realtà dello sfruttamento
umano, Türcke conia, fra l'altro, la definizione di "sfruttamento
estetico-neurologico". La circostanza ne ricorda un'altra che ha ricevuto
il suo nome da Guy Debord, ma questi, vien detto, "finisce per sorvolare,
seppur genialmente, lo spaziotempo, la storia, senza quasi mai soffermarsi in
modo analitico da qualche parte, incurante di un qualunque saldo ancoraggio al
terreno – quasi che ciò non fosse neppure più necessario, quasi che il lavoro
ai fondamenti della critica della società ormai fosse cosa compiuta e fosse
abbondantemente noto ciò che sono tanto il capitalismo, quanto il feticismo
delle merci, sicché l’unica necessità sarebbe quella di scrutarne le maschere
più recenti. Ma questa convinzione è decisamente troppo ingenua". Türcke
torna a Marx in modo più esplicito di quanto non abbia fatto Debord. Frattanto il
suo, d’altra parte sensato, rifuggire da certe periodicizzazioni storiografiche,
lo pone più vicino al francese di quanto non voglia apparire con la sua critica
che, sia pure applicata al volto attuale del capitalismo, sembra proprio una
critica da tempo accertata e “compiuta”. Come non constatare del resto che è tanto più evidente oggi di quanto non
lo fosse in pieno macchinismo ciò che dell’uomo – sorprendente profezia -
scriveva proprio Marx, di essere cioè "l'insignificante appendice della
macchina"? “Fogli
di Via”, luglio 2012