Carlo Romano

Mattoidi

Maria Antonietta Grignani - Paolo Mazzarello: OMBRE NELLA MENTE. Lombroso e lo scapigliato.  Bollati Boringhieri, 2020

All'annunciato concorso internazionale del 1880 per erigere un monumento alla memoria del “Re Galantuomo” risposero circa trecento concorrenti che videro esposti i loro lavori l'anno dopo nei locali del Museo Agrario Geologico di Roma. Carlo Dossi - lo scrittore scapigliato, avviato alla carriera diplomatica, nella capitale in servizio presso il Ministero degli Esteri - visitò la mostra e ne colse il carattere strampalato e grottesco, come anni prima all'Università di Pavia aveva tratto analoghe impressioni soffermandosi sui suoi docenti. A suo tempo lo scrittore era rimasto folgorato dalla lettura del Genio e follia di Cesare Lombroso col quale riuscì ad entrare in amicizia attraverso un solido rapporto epistolare. Dossi, il quale aveva in animo di scriverci sopra, comunicò immediatamente al celebre criminologo - che nel suo libro si era occupato fra l'altro dei "mattoidi letterari" -  i contraccolpi di quella visita ed ottenne in risposta l'entusiastica offerta di anticipare, compendiandolo per l' "Archivio di psichiatria, scienze penali  e antropologia criminale", ciò che aveva intenzione di fare.

Quel che Alberto Carlo Pisani Dossi vide e relazionò - frutto dell'ingegno di professori a vario titolo, perfino di un "membro della Società Imperiale russa di archeologia, membro del Sillogo ellènico, architetto capo della Romélia orientale e giù attestazioni - potrebbe ricordare allo smaliziato lettore di oggi quel "mausoleo" con scalinate, piscina, colonne e puttini ("una colonna un puttino, una colonna un puttino ...") che il barone Zazà (Totò in Signori si nasce) pretendeva di erigere, coi soldi del fratello, a una vecchia fiamma. Del resto, da Barletta, con "misteriosa profondità del pensiero", un "cabalista infallibile di metafisica" proponeva una cervellotica successione di archi, colonne e sculture complicata da stravaganti misteriosofie, mentre, "con francese modestia" diceva Dossi, tale dott. Depraz consigliava di trasformare in faro la mole Adriana a torreggiare su delle terme onde "lavare gli italiani, e i romani in ispecie". Ad ogni modo nessuno dei progetti venne accolto. Un secondo bando premiò invece l'architetto Sacconi, ma l'inaugurazione del "Vittoriano" avvenne solo molti anni dopo, nel 1911.

Il libriccino, I mattòidi al primo concorso pel monumento in Roma a Vittorio Emanuele II, con dedica "all'amico Lombroso", uscì nel 1883 stampato in mille copie in raffinata edizione che recava schizzati "alla brava" (ma con "humoristica genialità" avrebbe più tardi osservato Gian Pietro Lucini) da Guido Pisani, il giovane fratello dello scrittore, i progetti esaminati.  

In Ombre nella mente, Maria Antonietta Grignani e Paolo Mazzarello per mezzo di una veloce e, vorrei dire, divertita ma non superficiale attenzione, hanno compitato la rappresentazione di Dossi, di Lombroso e della loro cartacea relazione riuscendo perfettamente a compenetrare i rispettivi ambiti di studio (linguistici per la prima e di storia della medicina per il secondo) in una scrittura che mi è parsa voler ricordare, pur senza anacronismi, quella dell'epoca nella quale è immerso ciò che raccontano.