CarloRomano

siluro sporco

Quella che viene indicata come “controcultura” ha lasciato a Genova - nella sua fase per così dire “classica”, fra gli anni sessanta e i primi anni ottanta - scarse testimonianze di sé, salvo che nella memoria di quelli che a vario titolo se ne possono ritenere partecipi. Eppure essa vi fu assai vivace e peculiare. Di altre città in cui a lungo sonnecchiò, come Bologna, si ha modo di vantarne facilmente le tardive esplosioni, quantunque il loro carattere abbia nelle sue soluzioni, indubbiamente significative e fantasiose, presto allargatesi al resto d’Italia, una tensione prevalentemente politica. Fu questa, con le agitazioni passate alla storia come “movimento del 77”, che occupò un palcoscenico in altri paesi animato dal fenomeno Punk, per quanto le dimostrazioni degli italianissimi “indiani metropolitani” in un certo qual modo le possano ricordare. Tutto ciò ebbe a Genova poco rilievo. Viceversa, nonostante la città venga ricordata per  lo più come un crocevia del brigatismo rosso, la “controcultura” vi fu in buona sostanza “metapolitica”, addirittura “antipolitica”, cosicché dell’”onda lunga del sessantotto” mantenne prima di tutto la critica all’ideologia, sottraendosi molto presto alla logica dei “gruppetti” politicamente intruppati così diffusa altrove. È in quel finire della fase sopra indicata come “classica”, che una testimonianza inoppugnabilmente materializzata nella stampa presentò le sue credenziali, accolte fra l’altro con immediata quanto inaspettata simpatia da “Alfabeta”, una rivista prestigiosa e culturalmente potente. Intitolate al “pesce siluro” quali Silure d’Europe, le pagine di questa materializzazione erano povere ma legate a un gruppo musicale giovanile, Dirty actions, la cui vivacità favorì l’incontro con realtà forse meno sotterranee ma altrettanto “controculturali” – e di segno più precisamente artistico - come il genovese centro Uh! (Pretolani, Rossini, Rimassa), anch’esso titolare di un proprio foglio di agitazione,  e il fantomatico Lieutenant Murnau (Vittore Baroni) di Forte dei Marmi, attivo specialmente nel campo della mail-art e delle riviste sonore in cassetta. Ne venne un vigore che, pur alquanto circoscritto nel tempo, fu sufficiente a rianimare - incoraggiando nuovi punti di partenza – gran parte della cultura genovese, in specie quella artistica, non del tutto disgiunta, al pari del citato centro Uh!, dagli umori della “controcultura”, si pensi, per esempio, a un artista messosi ormai da troppo tempo “in sonno” e oscenamente ricusato dalla cultura ufficiale come Giovanni A. Bignone (per giunta buon poeta) o a un Roberto Agus (“Spillus”) allora pienamente a suo agio. Su quel periodo di sfide veloci e allegre è tornato recentemente a farsi vivo proprio il cantante dei Dirty Actions Gianfranco Grieco (“Johnny”) pubblicando innanzitutto un superbo cofanetto (purtroppo in tiratura limitata) che contiene due cd musicali (con un filmato annesso) e il piccolo “pinzato” Dirty Actions 1979-1982.  Manuale d'uso. Più recentemente ancora, sempre Grieco, ha sfornato – in occasione del MEI di Faenza, il Meeting delle Etichette Musicali Indipendenti dello scorso novembre - un libretto che attraverso varie testimonianze, numerosissime riproduzioni grafiche del Silure e qualche inedito disegno, riporta alla luce, in un consapevole quanto attraente disordine, il senso dei vecchi fogli di “informazione demenziale” (Le silure d’Europe, estratto-concentrato, Fratelli Tocci Editori, info@dirtyactions.it).

“Il secolo XIX”, gennaio 2006

 

Al momento di pubblicare anche sulle nostre pagine questo articolo di Carlo Romano, riceviamo da “Johnny” Grieco il messaggio che di seguito riproduciamo.

Cari Siluridi e simpatizzanti tali,
Vi giro questa chicca tanto per renderci conto dei tempi che viviamo e che fine ha fatto la libertà d’espressione, olè.
Per quanto mi riguarda non posso che citare la grande Britney Spears  con il suo
Oops!... I Did It Again.
Eh si, nonostante l’esperienza certe volte sono più ingenuo di Alice nel Paese delle Meraviglie (che poi davvero era così ingenua?)
E ci sono ricaduto, eh che pensavo che un catzillo potesse cambiare in mondo?
Lui Catzillo, un po’ paraculo com’è nicchia e mi cita a memoria il discorso del Partito del Catzo.
Alla prossima,
Vs Johnny 4ever

La copertina del Mucchio Selvaggio di aprile “avrebbe” dovuto riportare un disegno di uno storico personaggio del fumetto italiano. Il "catzillo" è un fumetto underground, molto famoso negli anni Ottanta, che l'autore Gianfranco Grieco ha modificato per noi facendolo assomigliare a Berlusconi, ovviamente legato a un lungo articolo che mette in guardia sul votare “Forza Italia” alle prossime elezioni politiche.
Abbiamo usato il verbo “avrebbe” perché il distributore nazionale (Parrini) si è rifiutato di fare uscire il giornale in edicola. Non vuole correre il rischio di denuncie penali. Il giornale verrebbe comunque boicottato da molti distributori locali non di sinistra, il tipografo nicchia, la par conditio, rapporti con il potere etc etc. Insomma paura. Paura di ritorsioni legali, economiche e magari anche fisiche da parte del soggetto raffigurato nel disegno.

La redazione trova ciò un atto di censura inqualificabile. La satira è un diritto affermato dalla nostra Costituzione (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” - Art. 21). Se si va con la memoria indietro nel tempo a copertine, molto più feroci e provocanti, di giornali come il “Male”, “Frigidaire” o “Cuore” ci si rende conto di come è peggiorato il rapporto tra la stampa e il potere e di quanto la libertà di espressione sia sempre meno garantita.
La censura è sempre stata usata come strumento di repressione e negazione di valori e tematiche “scomode”.
Comitato di redazione del Mucchio Selvaggio.