Carlo Romano
Di Vagno
Gianvito Mastroleo (a cura
di) : L’OMICIDIO
POLITICO DI UN SOCIALISTA. Giuseppe Di Vagno. Rubbettino, 2022
Nel
settembre del 1921 cadeva il centenario della morte di Giuseppe Di Vagno, socialista. Tre anni prima del delitto Matteotti,
quello di Di Vagno fu il
primo omicidio di cui fu vittima un parlamentare italiano. Per l’anniversario del
suo sacrificio, l’editore Rubbettino, sempre attento
alle vicende del meridione, ha pubblicato per la Fondazione Giuseppe Di Vagno e il comitato nazionale per il centenario della morte
una raccolta di studi curata da Gianvito Mastroleo. L’omicidio politico di un socialista.
Giuseppe Di Vagno. Il parlamentare pugliese aveva
già subito un attentato ad opera di una squadra fascista nel contesto del
comizio tenuto nella sua città, Conversano. Di Vagno
in quell’occasione se la cavò, non così un altro militante socialista e un
gruppo di braccianti che rimasero feriti a morte. Mesi dopo, a Mola, con due
colpi di rivoltella sparati alla schiena, l’agguato dei fascisti riuscì.
Mastroleo,
il curatore del volume, sottoscrive l’intuizione di Simona Colarizi
– modenese ma laureatosi proprio con una tesi sulle origini del fascismo
pugliese – sulla maturazione del delitto all’interno del fascismo agrario capeggiato
da Giuseppe Caradonna (papà del deputato missino, a suo tempo ben noto, Giulio Caradonna)
ma l’allarga alla componente urbana barese entro la quale Di Vagno andava a sviluppare la sua azione mettendo in
difficoltà i centri del potere economico. Inoltre non è da trascurare l’ipotesi
(rilevata nell’intervento di Ennio Corvaglia) di una sterzata con caratteri “estremistici”
(Di Vagno, che fu anche vicino a Salvemini, aveva
ispirazione gradualista) allorché nel corso di una seduta del consiglio
provinciale che doveva esprimere un voto favorevole alla sottoscrizione
nazionale si alzò rifiutando di seguire la retorica patriottarda imposta dagli
esponenti nazionalisti.
Riguardo
agli assassini, la sezione di accusa della Corte di Appello prosciolse sedici
dei ventisei imputati, ma intervenne poi l’amnistia voluta da Mussolini. Un’altra
amnistia giovò agli imputati nel processo tenuto dopo la guerra, nel 1947, e fu
quella di Togliatti. Ciò rende questo primo caso di un omicidio che colpisce un
parlamentare socialista un caso ancora aperto e di fatto sottovalutato. Certamente
non ebbe le conseguenze del delitto Matteotti e incomparabile è la situazione
in cui avvennero i delitti. Ciò nondimeno è inspiegabile la negligenza
dimostrata da storici anche accreditati e Giovanni Capurso, Vito Antonio Leuzzi, Ennio Corvaglia e Giulio Esposito, Augusto Conte e
Pietro Resigno (provenienti o no dall’Accademia) con la guida di
Gianvito Mastroleo intendono porre un prezioso
tassello in vista di una svolta.
Per “fogli di via”