Paola Dècina Lombardi

FuTURiSmO 100

Coi petti gonfi di un immenso orgoglio, avevano lanciato un’insolente sfida alle stelle dichiarando superata la Mitologia e l’Ideale mistico. Esaltando coraggio e rivolta, gli opponevano la bellezza delle automobili da corsa e delle locomotive, la vibrazione dei cantieri, il fumo delle stazioni.   E gli undici punti del loro Manifesto del futurismo  traboccavano di una violenza così distruttiva e incendiaria che Le Figaro, nel pubblicare in prima pagina il documento,  prendeva le distanze dalle  idee straordinariamente audaci e di un’oltranza spesso ingiusta del firmatario,  Tommaso Marinetti. Era il 20 febbraio del 1909.  A un secolo di distanza,  dopo Parigi e Mosca anche l’Italia si prepara alle celebrazioni con mostre, spettacoli, e convegni. Grande attenzione è rivolta a Depero e Balla, mentre ad arricchire l’opera  e la figura  di  Boccioni con documenti inediti arriva in libreria Boccioni da vicino. Pensieri e passioni del grande futurista di Gino Agnese. Opere e interventi documenteranno le importanti innovazioni teoriche e materiche, in linea con le nuove tenologie, che rispondevano al progetto futurista di  una nuova estetica capace di far uscire dai canoni tradizionali l’architettura, il teatro e  la musica, la fotografia, la moda,  l’arredo, la pubblicità, e perfino la gastronomia, per renderli arte-vita.

Tanto fermento sarà finalmente l’occasione di riscoprire e valutare senza pregiudizi una figura complessa come Marinetti?  Serviranno a restituire a lui e al  futurismo  l’importante ruolo  di precursori in seno  all’avanguardia storica e di agenti propulsori di una modernità e di un rinnovamento che per l’Italia era strettamente legata allo sviluppo industriale? Sono tra gli aspetti più intriganti ma anche più trascurati o considerati con cautela per le implicazioni  politiche col fascismo che addirittura hanno giocato contro l’acquisizione dell’Archivio Marinetti. Eppure in quel materiale oggi disperso tra la Beinecke Library dell’Università di Yale e la Getty’s Foundation  di Los Angeles, c’è un’importante chiave per ricostruire, insieme a  cinquant’anni di cultura italiana ed europea,  il segreto di un uomo contraddittorio e non esente da compromessi, che col suo progetto totalizzante e internazionale del futurismo ebbe l’ambizione di farsi apostolo di una rinascenza italiana che le valesse un rapporto paritario sulla scena europea.   E  a sostegno di questa rivoluzione culturale, non c’era di meglio che sostenere l’impulso innovativo  del processo di modernizzazione del paese – dall’elettricità all’industria chimica, dall’automobile alle ferrovie e all’aviazione.

L’amante dalla sensualità pigra e la sessualità focosa di La conquista delle stelle, il ribelle di Roi Bombance, una pièce rabelesiana suggerita da un “duello oratorio” tra Turati e Labriola, sempre più  affascinato dal dinamismo e dalla meraviglia della  tecnologia diventerà l’ammiratore entusiasta del Lingotto l’autore del Poema non umano  dei tecnicismi,  e il cantore di Torviscosa. 

In ottimi rapporti col senatore Agnelli e con Valletta,  Marinetti visiterà la Fiat nel 1924 e nel 1935.  Qualche mese dopo  riceverà in dono una fiammante 1500, l’ammiraglia dell’epoca. Simpatia, gratitudine ?  

Col fondatore e presidente della Snia Viscosa, F,rancesco Resta il legame è reso più stretto dalla fede futurista dell’ industriale-artista che si lascia convincere dall’amico a cambiare il suo cognome in un più energico Marinotti.  Alle nuove fibre come la litolatta e il rayon, ricavate dalla cellulosa e utilizzate in vari campi, non escluso quello militare,  il poeta dedica versi ispirati con un immaginario e accenti  lirici che difficilmente potrebbero essere liquidati come  mercantilismo. C’è infatti di più che l’esaltazione dell’AUTARCHIA nella glorificazione della seta artificiale, o della propaganda  della litolatta  che i futuristi sperimentano per rivoluzionari libri d’arte. Qualche anno dopo, quando Marinotti  sarà arrestato dai nazisti con  l’accusa di aver nascosto materiali e macchinari, ma in effetti per il sospetto di intelligence con gli americani, Marinetti riuscirà a ottenere da Mussolini  la sua liberazione. Dietro ai comuni ideali futuristi, c’era dell’altro?  La stessa domanda pone il rapporto con Gianni Caproni, pioniere dell’Aviazione, collezionista d’arte e promotore di un Museo dell’aeronautica che sarà poi realizzato dalla famiglia.  Tutta la messe di cieli solcati da aeroplani tipica della cosiddetta seconda fase del futurismo fa venire qualche sospetto.

Che ai più importanti industriali dell’epoca, altrettanti condottieri illuminati, non dispiacesse vedere la loro impresa enfatizzata come il segno della rinascenza  italiana appare evidente. Ben si accordava alla promozione degli artisti da parte di Marinetti  per la sopravvivenza del suo Movimento e, negli ultimi anni, anche della sua famiglia.  La relazione mecenate- artista è antica,  ed è auspicabile che Velocità + Arte + Azione la mostra milanese  a Palazzo Reale (6 febbraio 7 giugno), curata da Giovanni Lista e Ada Masoero, nel suo ampio percorso offra degli elementi di valutazione in questo senso  anche per il grande pubblico. 

Intanto, un buon segno è il prolungamento dedicato a Marinetti= Futurismo presso la Fondazione delle Stelline e l’annunciato Futurismo 100 – Simultaneità, che allarga lo sguardo all’avanguardia europea di ieri e di oggi.

“La Stampa”, 18 gennaio 2009