Fra i letterati e gli eruditi della seconda metà dell'Ottocento la figura dell'indianista Angelo De Gubernatis (1840-1813) è fra le più cospicue - soprattutto in considerazione della vasta produzione scientifica. Allievo, a Torino, di Tommaso Vallauri, di Michele Coppino e di Ercole Ricotti, studiò a Berlino col fondatore della linguistica comparata Franz Bopp e col sanscritista Albrecht Weber. A Oxford conobbe Max Muller (al quale dedicò un suo libro su Manzoni) e insegnò sanscrito e letteratura italiana all'Università di Roma. Ebbe trascorsi anarchici e conobbe Bakunin, del quale sposò la cugina, Sofia Berobrasov, Viaggiò molto e fu perfino candidato al Premio Nobel per la letteratura. La sua produzione nell'ambito della storia della letteratura e della linguistica comparata è imponente. Il lato mitografico, etnografico e simbologico dei suoi lavori li rese appetibili fuori dell'ambiente strettamente accademico e vi attinsero a piene mani gli "esoteristi". Riproduciamo di seguito il Proemio alla sua Storia delle novelline popolari (vale a dire le "favole"; la prima a esser presa in esame era quella di Cenerentola) che costituiva il settimo volume (1883) della Storia Universale della Letteratura pubblicata da Ulrico Hoepli.      

Angelo De Gubernatis

Storia delle novelline popolari. Proemio

Non veggo miglior modo per dichiarare l'origine e l'antica storia più probabile delle  nostre novelline che prendere ad esame alcune delle novelline più tipiche, intorno alle quali può dirsi che siano venute ad aggrupparsi tutte le altre. La ostinazione delle prove, ossia la riprova fatta molte volte, con esempii diversi, della medesima tesi, mi sembra l'argomento più sicuro per dimostrare l'antichità e l'universalità della tradizione novellistica, e il fondamento mitologico delle novelline popolari in tutte le loro parti essenziali, e in molti de' loro particolari, i quali non sono, per lo più, altro che miti staccati, elementari, che vennero, come nuove molecole più lievi, ad aggregarsi ora all'uno ora all'altro de' corpi più gravi e consistenti. In questo volume io intendo particolarmente a spiegare il modo con cui mi sembra che siano venute a formarsi le novelline popolari. Un maggior discorso si richiederebbe, e non sarebbe senza pericoli, per indicare le vie particolari per le quali ne' varii paesi le novelline sono arrivate. Per comprendere, per un esempio, se una data novellina toscana sia un resto d'antica tradizione già viva tra i popoli dell'antica Etruria, o pure se sia stata portata in Toscana da narratori stranieri, occorrerebbero maggiori indizii storici di quelli che abbiamo; per ora ci dobbiamo contentare, nelle nostre congetture, sopra la immediata provenienza delle novelline, proprie di una singola provincia italiana, di semplici analogie; ma solo quando avremo tutto riunito il corpo delle nostre novelline e si potrà incominciare a classificarlo, vedremo un po' chiaro a quale serie tradizionale italiana specialmente appartenga una novellina, e distinte queste varie serie tradizionali sul suolo italiano, si potrà assai meglio rilevare in quale altra corrente tradizionale europea possa specialmente entrare una nostra serie particolare. Così, parmi che si possa fin d'ora tenere quasi per fermo che alcune somiglianze particolari le quali si notano fra alcune novelline piemontesi e le novelline brettone, abbiano la loro spiegazione nella comunanza delle tradizioni celtiche del Piemonte e della Brettagna; che la somiglianza particolare la quale ci colpisce nel riscontro di alcune novelline siciliane con alcune novelline russe, si può spiegare per la comunanza della tradizione greca o bisantina che si versò nella Sicilia e nella Russia. Solo quando sarà fatta una intiera selezione de' varii individui nelle varie famiglie, e delle varie famiglie ne' varii ordini di novelline tradizionali si potrà, con una certa probabilità di accostarsi al vero, tentare la seconda storia delle novelline. Ma, finquì, il materiale leggendario non trovandosi tutto raccolto e classificato, mi sembra imprudente e prematuro ogni tentativo parziale per dichiararsi non già il senso riposto e la prima origine delle novelline, oggetto del presente studio, ma tutta la loro evoluzione storica, quella insomma, che potrebbe chiamarsi la loro storia moderna.