La seguente intervista, tradotta da Maurizio Cabona per “Barbadillo.it”
e pubblicata il 15 settembre 2013, era apparsa giorni prima su “BVoltaire.fr”.
Nicola Gauthier
intervista a Alain de
Benoist
Signor
de Benoist, ha notato il declino della linguaggio?
“Confucio
diceva: ‘Quando le parole perdono senso, le persone perdono libertà’.
La perdita di senso delle parole rientra nel crollo dei punti di riferimento,
tipica del momento. Ne deriva l’importanza delle definizioni. O si concorda sul
significato delle parole o non si discute più: è un dialogo tra sordi. Già
molti contemporanei usano una parola per un’altra, segno di confusione mentale.
Ma le parole sono anche armi. Anche l’improprietà semantica lo è. Mira
innanzitutto a screditare o delegittimare. Usate sistematicamente come
peggiorativi, certe parole (populismo, comunitarismo) diventano insulti. La
neo-lingua orwelliana nutre polemiche per sgomentare. Solo il rigore può
rispondere a questa deriva”.
L’“estrema destra” in
che cos’è estrema? E in che cos’è destra?
“Sull”estrema
destra’ ci sono due scuole in politologia. Chi ci vede una famiglia ‘estremamente
di destra’, che si limita a radicalizzare tematiche attribuite, a torto o
a ragione, alla destra. E chi preferisce analizzarla partendo dal concetto di
estremismo, che non porta molto lontano, perché anch’esso è problematico (dove
comincia?). Nell’attuale discorso
pubblico, ‘estrema destra’ è un concetto che
serve a delegittimare. Quando
‘estrema destra’ può indicare sia il satanista neonazista, sia il
cattolico reazionario; sia il gollista sovranista (chi contrasta l’erosione di sovranità
imposta alla Francia da Alleanza atlantica e Ue – Ndt), sia il
nostalgico di Vichy; sia l’antiabortista, sia il sostenitore dell’eugenetica;
sia il nazional-bolscevico, sia il contro-rivoluzionario; sia il monarchico,
sia il difensore convulso della laicità, tale locuzione è senza senso. Senza
valore euristico, fenomenologico o ermeneutico. A chi la usa andrebbe domandato
quale contenuto le dia, sempre che lo sappia. I più non lo sanno”.
Antifascismo senza fascisti? Quest’ultimo è morto nel
1943 col colpo di Stato di Badoglio. Ma è sempre uno spauracchio…
“Una
definizione unanime di fascismo tra gli specialisti manca. A rigore il
termine vale solo per il ventennio mussoliniano e, per estensione, per i
movimenti degli anni 1930 che provarono a imitarlo. Fondato sul razzismo e
sull’antisemitismo, estranei al fascismo fino al 1938, il nazismo è un caso a
sé. Chiamarlo ‘fascismo tedesco’ è da linguaggio del Komintern,
cioè di Stalin. Beninteso, non si può parlare di ‘idee fasciste’, né
stigmatizzarle, senza leggerne i maggiori teorici: Giuseppe Bottai,
Giovanni Gentile, Carlo Costamagna, Berto Ricci, Alfredo Rocco, Ugo Spirito,
Sergio Panunzio… Il fascismo associa tematiche che non gli sono proprie (e a me
del tutto estranee, per lo più); proprio del fascismo è l’averle
organicamente riunite. Va innanzitutto colto che il fascismo è connesso a
un’epoca: indissociabile dall’esperienza delle trincee, tipico dell’era delle
masse, si concepisce solo sotto l’orizzonte della modernità. Nato dalla prima
guerra mondiale, è morto in seguito della seconda. Può suscitare qui e là
pittoresche nostalgie, come l’epopea napoleonica o la resistenza degli Chouans (vandeani
contrari alla rivoluzione francese - Ndt), ma non è più attuale
nell’era postmoderna’.
“Il ‘fascismo’ è
diventato una parola passe-partout, capace anch’essa di indicare
tutto e il contrario di tutto: fascismo verde, fascismo rosa, per non dire il
fascismo islamico (l’’islamo-fascismo’, parlando come i
neoconservatori americani, ideatori di questa chimera). Si sono escogitati
anche derivati come‘fascistizzante’ o ‘fascistoide’.
‘Parole elastiche’, dicono giustamente i tedeschi. Quanto all’‘antifascismo’,
che fa sorridere, la sua principale differenza dall’antifascismo anni 1930 è
che non è assolutamente pericoloso. Dirsi antifascista ai
tempi del fascismo reale voleva dire rischiare. Oggi è un ottimo mezzo per far
carriera, mostrando d’aderire all’ideologia dominante. Anni fa,
per protesta contro le espulsioni di immigrati clandestini, alcuni sconsiderati
manifestarono a Parigi, presso la Gare de l’Est(da dove partivano i
treni dei deportati durante l’occupazione tedesca – Ndt), in pigiama a strisce.
Più che deportati, parevano zebre.
“Del resto
ogni ‘anti’ rischia di cadere nella specularità. Pierre-André Taguieff ha dimostrato come
l’antirazzismo tenda a fare dei razzisti, reali o presunti, una razza. Idem per l’antifascismo,
l’anticomunismo, l’anti-islamismo, ecc.Come diceva in sostanza Aristotele, ci sono solo
contrari dello stesso genere. Osservazione
sulla quale meditare per qualche ora”.
Anticomunismo senza comunisti? Stessa punizione, stesso
motivo… Là, il ‘social-comunismo’ fa
fremere i lettori di certa destra. Ma è un po’ lo stesso teatro di ombre.
“Il fascismo
nasceva in parte per reazione al bolscevismo. L’epoca dei comunismi è come
quella dei fascismi: dietro di noi. Il Partito comunista francese è divenuto
socialdemocratico e l”ultimo paese comunista al mondo’, la Cina, è ora
uno dei principali agenti del capitalismo mondiale: ma è mai stata davvero
comunista e il maoismo non è stato un avatar del vecchio
dispotismo asiatico? Oggi dirsi fascista o antifascista, comunista o
anticomunista, significa guidare guardando nel retrovisore. Soprattutto
significa sbagliare epoca, dunque esser ciechi davanti alle problematiche
incombenti. I militari tendono a concepire le guerre di domani su quelle di
ieri. I civili stentano a pensare un mondo che non abbiano vissuto. Essere
inconsapevoli del proprio momento storico è il peggior difetto per
intraprendere un’azione politica o sociale”.