Charles de Jacques

Crevel, la difficile morte

René Crevel: LA MORTE DIFFICILE. Robin, 2022

Gli elementi biografici preminenti ci sono, come nelle altre sue imprese letterarie: l’omosessualità e la tentazione al suicidio (poi realizzato con motivazioni che oggi paiono incredibili).  René Crevel in La Mort difficile - già proposto da Einaudi anni fa nella traduzione di Massimo Raffaelli e oggi ripreso da Angelo Mainardi nelle edizioni Robin – raffigura un triangolo: lui ama lui ed è amato da lei. Lui è Pierre Dumont, invaghito del pianista americano Arthur Bruggle (Crevel ebbe in effetti una relazione, durata fino alla fine dei suoi giorni, col pianista Eugene MacCown, cominciata all’epoca della pubblicazione di Mon corps et moi, tradotto da Paola Décina Lombardi per le edizioni Elliot nel 2016) ed è a sua volta amato da Diane Blok (come accadde con Nancy Cunard e infine legandosi, sarebbe il caso quindi di parlare di “bisessualità, a Tota Cuevas de Vera de la Serna al tempo del suicidio).

L’omosessualità era cosa non gradita, perfino osteggiata, nell’ambiente surrealista al quale Crevel si era unito. Non meglio andavano le cose in casa comunista, partito al quale apparteneva dal 1924. È sui contrasti fra surrealisti e comunisti che matura il suicidio, che avverrà dopo che Breton schiaffeggiò Ehrenburg, emissario di Mosca al Congresso Internazionale degli Scrittori per la Difesa della Cultura del 1935  (colpevole fra l’altro di aver definito i surrealisti “pederasti). Episodio che decretò l’esclusione dei surrealisti. Crevel tentò una conciliazione, ma fallì pur essendo fra gli organizzatori. Andò meglio al “dissimulatore onesto” Bertolt Brecht, sostenitore delle idee e amico di Karl Korsh, espulso dal KPD nel 1926, che limitò l’intervento a temi generici relativi alla lotta di classe. Se ne giovò anche Victor Serge quando Romain Rolland, reduce dal congresso – dove la questione saltò fuori - suggerì direttamente a Stalin la sua liberazione altrimenti la fama di giusto fra i popoli del dittatore sarebbe crollata presso i francesi.

“La Morte Difficile” si chiude col suicidio del protagonista. Sul primo numero de “La Révolution surréaliste” all’inchiesta se il suicidio fosse da considerare una soluzione, Crevel, ossessionato per altro dal suicidio del papà, rispose “sì”. Famoso per la sua bellezza (un po’ angelo e un po’ pugile) alla quale Salvador Dalì non era insensibile, al pittore catalano – ammiratore dei dittatori, fossero Hitler o Stalin e più tardi Mao Tse Tung - Crevel dedicò Dali, ou L'anti-obscurantisme (1931): “Dalì non lascerà mai che le nebbie sentimentali oscurino la sua visione”. Nel 1978 fu rinvenuta in una valigia appartenuta a Crevel una lettera di Salvador Dalì arrivata al destinatario due giorni prima della morte.  Dalì definiva Crevel “l’unico comunista serio fra i surrealisti”.

Per “fogli di via”