le voci che corrono
contro le
mostre
Tomaso Montanari - Vincenzo Trione: Contro le mostre. Einaudi, 2017
È un
vizio italiano: produrre mostre blockbuster. Gli ingredienti sono sempre gli stessi: Caravaggio e
Leonardo, gli impressionisti, Van Gogh, Picasso, Dalí
e Warhol. Ne facciamo circa diecimila l'anno, ma dovremmo avere seri dubbi su
questa sarabanda. Innanzitutto perché si tratta quasi sempre di puro intrattenimento:
a pagamento, e di bassa qualità. Quasi mai c'è dietro una ricerca originale, e
quasi sempre non c'è nulla da imparare: la verità è che privati senza scrupoli
e pubbliche autorità senza un progetto mettono a rischio pezzi unici, spesso di
valore altissimo. Dobbiamo riprendere a fare esposizioni serie, libere,
educative. E c'è un'alternativa più radicale: rompere la gabbia degli eventi, e
rituffarci nel fitto contesto di arte e paesaggio che rende l'Italia unica al
mondo. Riallacciare il passato al presente, attraverso una conoscenza vera e
libera. Fuori dal mercato, nel cuore delle nostre città.
L’editore
Gian Antonio
Stella: “Corsera”, 17 ottobre 2017
…
Con chi ce l’hanno, i due studiosi? Con il
«pervasivo fenomeno del “mostrismo” di cui l’Italia è
diventata la patria». Con il diluvio di «mostre blockbuster» allestite con gli
stessi ingredienti: «Caravaggio e Leonardo, gli impressionisti, Van Gogh,
Picasso, Dalí e Warhol. Ne facciamo circa diecimila
l’anno, ma dovremmo avere seri dubbi su questa sarabanda. Innanzitutto perché
si tratta quasi sempre di puro intrattenimento: a pagamento e di bassa qualità.
Quasi mai c’è dietro una ricerca originale, e quasi sempre non c’è nulla da
imparare: la verità è che privati senza scrupoli e pubbliche autorità senza un
progetto mettono a rischio pezzi unici, spesso di valore altissimo».
…
Camillo Langone: “il Foglio, 17 novembre 2017
Dio
abbia pietà della mia superbia, che leggendo “Contro le mostre” di Tomaso
Montanari e Vincenzo Trione (Einaudi) è giunta al
colmo. I due competentissimi storici dell’arte
giustamente stroncano le mostre ipertrofiche, le mostre mostruose, le mostre capra-e-cavoli come quelle di Marco Goldin
capace di organizzare una mostra “da Tutankhamon a Van Gogh” un po’ come
Jovanotti sognava una Chiesa “da Che Guevara a Madre Teresa”. Detestano simili
eventi perché “sono contro il contesto”. La mia superbia mi impone di far
notare che al contesto credo molto più di loro. Montanari reclama la
costruzione di “moschee tra le chiese”, io mi batto per la conservazione del
contesto cattolico italiano: niente minareti in mezzo ai campanili! Se in
Piazza San Marco metti una moschea non è più Piazza San Marco, è Piazza
Maometto! Entrambi elogiano la street art, io al loro
Banksy taglierei le manine perché con i suoi stencil
vuole abbattere i muri, i confini che ai contesti sono indispensabili. Un
contesto è un organismo, se gli strappi la pelle sanguina, si sfrangia. Se
queste cose due professori tanto illustri non le capiscono e io sì, è davvero
irragionevole la mia superbia?