Carlo Romano

Compagno Perniola

Giuliano Compagno: ERA MARIO PERNIOLA. Storia di un'amicizia. Mimesis, 2019

Giuliano Compagno si rivolge a sé stesso con la seconda persona singolare. La scelta a tutta prima suggerisce un esercizio retorico per dare ai ricordi un che di distacco, ma si potrebbe parlare anche di oggettività e rigore. Si capisce in verità presto che interroga se stesso e non tanto sul significato di un'amicizia - o anche dell'amicizia in generale - ma sulla casualità del suo accadere - e, certo, del suo riempirsi di significati strada facendo - come un prodigio che è difficile separare dalla complicità e che non ha bisogno di accordi preventivi così legato come è da rispetto e fiducia.

Compagno si era ritrovato fra le mani "un volume di immensa bellezza" che l'editore Guaraldi di Rimini aveva stampato in caratteri bianchi su pagine nere. Il libro era L'Impossibile di Georges Bataille dal quale ricava "un metodo privo di senso" che tuttavia lo spinge a compulsare note e cataloghi per scoprire le tracce lasciate da un pensiero estremo e suggestivamente inafferrabile. Imbattersi in Georges Bataille e il negativo di Mario Perniola (Feltrinelli) era a quel punto inevitabile. Col coraggio dell'incoscienza, ma ancor più della seduzione intellettuale, cerca sull'elenco telefonico il nome dell'autore e lo trova. Nasce così un'amicizia che si sviluppa nella collaborazione fra le aule di Tor Vergata dove "gli studenti imparano presto a riconoscere il passo del professor Perniola così diverso da quello polveroso degli altri", sul foglio di "Estetica news" o sulle eleganti pagine di "Agalma", ma soprattutto nelle passeggiate, nelle visite alla famiglia, nel discorso frivolo, i veri collanti della confidenza.

Naturalmente Compagno è sorpreso da tanta e immediata disponibilità, ma Perniola non è un cattedratico comune, anche rispetto agli altri illustri e originali scolari di Luigi Pareyson a Torino, da dove proviene. Nomi ai vertici della cultura italiana come quelli di Umberto Eco, Gianni Vattimo e Sergio Givone. E Compagno si rigira nei suoi ricordi fra tante celebrità grandi e piccole - come Jean Baudrillard o Rubina Giorgi - che non mancano di frequentare la casa romana dove Perniola ha vissuto con la moglie e la figlia.

Quello di Perniola tuttavia è in origine un itinerario fra i margini del surrealismo che lo vedrà coinvolto, confrontandosi direttamente con Guy Debord, nelle vicinanze dell'Internazionale Situazionista e poi nel clima del 1968. Proprio all'Internazionale Situazionista dedicherà un fascicolo di "Agaragar", la rivista pubblicata da Silva, un editore genovese coi fiocchi - ma poco ricordato - che gli ha stampato il primo dei suoi libri (Il Metaromanzo).

In un certo ambiente Perniola sarà identificato soprattutto per quel fascicolo, trascurando la sua eloquente produzione nel campo dell'estetica - non immune per altro da sprazzi di umorismo e provocazione. Quando decenni dopo dedicherà al "Sessantotto" un lucido pamphlet dall'arguto quanto irritante titolo Berkusconi o il '68 realizzato, in un intervento pubblicato da "Alfabeta2" - quasi parodistica riproposta di una precedente testata che ripropone pateticamente i temi della neoavanguardia italiana - Franco Berardi detto "Bifo", "sedicente agitatore culturale", sembra vivere l'evento come un oltraggio e sentenzia che si tratta di un falso. Perniola risponde non lesinando qualche moina ma, come raccomandava Karl Kraus, è bene "elogiare l'interlocutore ostile per le qualità che gli mancano".

"Fogli di Via" n. 27-28 (anticipazione)

Presentazione del libro a Genova l'11 ottobre presso la Fondazione De Ferrari - De Ferrari editore, via Ippolito D'Aste 3