Scrittore proletario - ma non nell'accezione francese - Jack Common (1903- 1968) era figlio di un macchinista delle ferrovie e lui stesso lavorò per un certo periodo come operaio di fabbrica. George Orwell, di cui fu amico, percepiva in Common la voce autentica del proletariato). Di lui si accorse ad ogni modo per primo il critico (e marito di Katherine Mansfield) John Middleton Murry che lo associò alla sua nuova rivista "The Adelphi", ma furono poi numerosi gli scrittori che lo apprezzarono, in specie dopo la pubblicazione nel 1938 di The Freedom of the Streets. Nello stesso anno curò la raccolta Seven Shifts nel quale degli operai raccontano le loro esperienze. Il suo libro più popolare risale comunque al dopoguerra ed è l'autobiografico Kiddar's Luck (1951) nel quale si sofferma a lungo sulla propria infanzia e non ha remore nel descrivere i non facili rapporti coi genitori, la mamma alcolizzata e il padre prepotente. Me nella scrittura di Common non manca l'ironia e se fosse appartenuto a una generazione successiva sarebbe stato un "giovane arrabbiato". Una curiosità è che lo sultore Laurence Bradshaw usò la fronte di Common come modello per il busto di Karl Marx nel cimitero di Highgate.

 Jack Common

Marx e gli avvoltoi

(Da "New Britain", 11 aprile 1934)

I tempi sono tristi, non c'è dubbio, ma è curioso  notare che per gli storici futuri questo buio e travagliato ventesimo secolo potrebbe essere conosciuto come un tempo di Rinascita. Qualcosa sta morendo; qualcosa s'appresta a nascere. È una lotta tremenda, la nuova vita che incerta si spinge attraverso un vortice di forze oscure. L'esito dipende da quanta energia abbiamo per lasciare che le forze della morte si portino via ciò che in noi è vecchio e falso senza soffocare il fremere della nuovo che nasce. Il vecchio grembo del mondo rimbomba di nuovo del lavoro della creazione, ma pochi tra noi osano credere che possa esserci qualcosa di meglio che noi stessi. Di conseguenza interpretiamo i segni di cambiamento come compimento delle nostre attuali personalità, desiderando ad occhi chiusi la sopravvivenza proprio di quella parte di noi che necessita di morire. E poiché siamo sempre a proclamare come nuovo quel che in realtà è il vecchio Adamo, gli avvoltoi ci si radunano intorno annusando morte certa sotto i suoi travestimenti utopici.

Quel che sta morendo è la grande sintesi borghese di individualismo economico, protestantesimo e liberalismo con la sua pseudo-democrazia. Questiismisi possono discutere come se fossero semplicemente una parte del paesaggio, dell'ambiente e passibili di aggiustamenti esterni. Molti di noi sono passati per queste sterili discussioni e sanno che finiscono con l'impulso dubitante placato temporaneamente con uno schema – un piano che cerca di cambiare tutto eccetto noi, e che perciò porterebbe ad un accrescimento della vita attuale, un altro frontone sulla vecchia villa nell'identico esecrabile stile di quel che già abbiamo, più dividendi, più salari o più gadget. In breve, più noia, una dose supplementare del presente mal di pancia. Questo è il risultato del pretendere che una sintesi sociale viva soltanto nella sua struttura esterna. Ma essenzialmente, beninteso, la sua vita è all'interno di noi. La sua vita, e la sua morte. Questa morte ha gli occhi gelidi delle facce incontrate per strada, delle maschere che vediamo recitare nei film; il suo fetore emana nauseante da ogni giornale e rivista (inclusa questa); il suo rantolo sussulta in gola ad ogni jazz band. Non puoi sfuggirle. L'uomo comune la cerca apertamente, consentendo al suo desiderio affermativo di ridursi ad accumulo casuale di beni inessenziali o ad un meccanico interesse per lo sport, le scommesse e le lotterie; lasciando che la sua sensualità banchetti timidamente con i luccichii spettrali dei volti hollywodiani, il suo impulso competitivo scemi stancamente nella forma di assomigliare il più possibile al proprio vicino di successo fin nel cane e nel tosaerba.

Ma, lo sa dio, le persone straordinarie non se la passano meglio. La loro musica esplora ogni possibile modo di non essere jazz, ed emerge da tutto quell'ingegnarsi la sola  virtù di non-essere-jazz. Non contemplano con sufficiente abbandono le cortigiane confezionate ad Hollywood -perché dovrebbero quando le loro donne sono copie casalinghe di quel modello? Non somigliano al vicino di casa -a meno che non vivano in Quartieri Giardino- ma sono tutti diversi da lui nello stesso identico modo. Questa dissomiglianza può essere facilmente messa in comune come nel movimento del Quartiere Giardino, e il risultato è una comunità abbastanza spuria.

In tutti noi si fa spazio questa morte, assolutamente in tutti. Da essa non c'è scampo in nessun sacca delle comunità esistenti. Dobbiamo imparare a guardarla in faccia, a conoscerla per quel che è ovunque si trovi. Nella sterile immaginazione che ci rinchiude in ambizioni e obbedienze che potrebbero essere state fornite dalla locale società costruttrice quando ha edificato i  nostri villini; nel monotono preziosismo che ha modellato la vita bohémienne sostenuta dai dividendi dell'arte moderna e popolareggiante -in queste e in cento simili questioni assistiamo alla lenta disintegrazione di un principio un tempo grande. Il suo gelo ci fa soffrire di noia; il suo spasimo provoca ondate di crisi successive nel mondo borghese.

Senza questo deciso rifiuto  siamo tutti carne putrefatta. Senza che gli avvoltoi lo sappiano. Il vecchio avvoltoio di Roma torna ad agitarsi. Di ess non c'è stato bisogno per svariati secoli, almeno non dopo che la Riforma Protestante succhiò tutto  quanto era vitale nel sangue del medioevo e le lasciò un cadavere cui aggrapparsi. Adesso che il protestantesimo prende un colore grigio di morte, essa agita di nuovo le chiavi dell'autorità e molti morti corrono a rispondere. Qualunque cosa offra l'autorità, offre morte. Non c'è nessuna nuova autorità: non è ancora nata. E quando nasce, nascerà oscuramente nei pochi tra voi che hanno restituito alla morte tutto quel che poteva morire e mantenuto il poco salvabile. L'autorità dello Stato è solo un altro avvoltoio. Vi chiede di consentire al dominio attuale, ma chiama consenso l'obbedienza e il servigio. Dite no, dunque, sia che una chiesa faccia appello a voi in nome di Dio, sia che uno Stato ricorra a voi in nome del vostro paese. Gli dei esteriori sono morti, gli Stati esistenti sono dannati.

Bisogna dire un grande no a tutte quelle cose che odorano di tomba. Dite no alla morte e alla noia, e manterrete ancora qualcosa di vivo. Liberato, quel poco sarà sufficiente. Crescerà. Crescerà in una nuova e magica comprensione di cose e persone. La vita toccherà la vita e fiorirà dove tocca più meravigliosamente di quanto le nostre immaginazioni ufficiali possano credere. Ci sarà nuova comunicazione tra noi, un nuovo riconoscersi, una nuova scintilla guizzerà nei rapporti umani. Non saremo legati a un credo sacerdotale, tutti leccapiedi striscianti; né a una regola militare, tutti obbedienti servitori; né ai soldi, agli investitori, alle agenzie di lavoro, e proprietari vari -abbiamo sperimentato tutti questi impicci, ci fanno deperire, soffocano l'intera società in modo che la linfa non possa più scorrere. Devono essere gettati via, completamente negati.

Come? Se per qualche ragione sospettate d'essere in qualche maniera borghesi, se avete l'intestino pigro, se avete una tendenza a vender cose o metter da parte denaro, se trovate d'essere attaccati alle vostre sostanze o interessati a schemi creditizi, se pensate che vi piacerebbe guidare i lavoratori, allora non vi resta che prendere una buona dose di purgativo anti-borghese. Questo è il ritrovato di Karl Marx, lui stesso un uomo parecchio afflitto da bourgeoiserie, che riuscì scacciarla dal suo sistema scoprendo la causa della malattia laddove i medici rivali trattano meramente i sintomi. È una buona medicina, ma sgradevole. Certo, l'acqua alla lavanda dei Buchaniti sembra più attraente, se non ti facesse olezzare come una zitella. Il Laudenum di Roma ti può essere somministrato in un cucchiaio, ma i suoi effetti sono tali che mai più potrai guardare in faccia una semplice controversia. C'è anche l'olio di ricino dei fascisti che promette rapido sollievo, benché si noti che i sofferenti borghesi sono ancor più costipati dopo il trattamento. Non rimane che il rimedio sperimentato, un buon energico ponce di Marxismo a dosi ripetute. Dateci sotto ragazzi.