Wolf Bruno
Mito
Clint
Mariuccia Ciotta – Roberto
Silvestri: SPETTRI DI CLINT. L’America
del mito nell’opera di Eastwood. Baldini+Castoldi,
2023
Ci accostiamo alle 500 pagine con le scarse lamentazioni delle quali dirò. Il libro di Ciotta e Silvestri si avvicina
per certi versi a un manuale, ancorché ingombrante. Non è una biografia e
nemmeno, in senso stretto, un trattato monografico per quanto l’aspetto
sgobbone sia fin troppo evidente. Alla fine dei conti risulta essere una
filmografia ampiamente commentata e divisa non cronologicamente ma per temi il
che ci porta di fronte a scelte originali anche se comprensibili come L’Uomo nel Mirino (1977) affiliato alle
commedie (“grottesche” ci sarebbe stato bene a fianco).
M’è parso di riscontrarvi gli eccessi del metaforismo (già nel titolo che
si rifà a Derrida) e un insistente addensarsi di nomi
che se non altro esibisce gli abbondanti riferimenti bibliografici e
filmografici di un libro indubbiamente informato. Per esempio, nell’ambito
delle importanti collaborazioni di Eastwood con Don Siegel
una prova di qualità e sensibilità gli autori, richiamando Giusppe
Turroni, la danno nella trattazione di La Notte Brava del Soldato Johnatan (1971) uno dei film meno teneri di sempre e
senz’altro della sua epoca (che fa il paio con E Johnny prese il Fucile dello stesso anno che Dalton Trumbo ricavò da un suo vecchio romanzo) che la foga
citazionista porta a equiparare a 2000 Maniacs (1964) di Herschell
Gordon Lewis, anch’esso un “American Southern Ghotic”
ma di tutt’altra indole.
Mi ha colpito un assunto che percorre tutto il testo e che ho
interpretato come una forma di riscatto dai passati pregiudizi trinariciuti,
che senza essere necessariamente quelli degli autori riguardano tuttavia la
loro collocazione politica o emotiva che sia (che senso abbia definire la Malpaso “un’idea sessantottina” stento a capirlo).
Il libro è prefato con elegante acume da Alessandro Cappabianca e in
appendice oltre a un’intervista a Eastwood pubblicata dagli autori su “il
Manifesto” del 21 settembre 1988, propone un lungo saggio di Anna Camaiti Hostert che col compianto
Mario Perniola (e Gianni Carchia,
ma non solo) fondò la rivista di studi
culturali e di estetica, “Ágalma” (ancora
in attività malgrado il decesso del direttore).
“fogli di via”