Bo Botto

Alla fine, Elliott Chaze

Elliott Chaze: LA FINE DI WETTERMARK. Mattioli 1885, 2018 | Elliott Chaze: IL MIO ANGELO HA LE ALI NERE. Mattioli 1885, 2017 | Walter Catalano (a cura di): GUIDA ALLA LETTERATURA NOIR. Odoya, 2018

Che da elementi caratteristici della cultura di massa americana concepiti in termini pressoché industriali (contenitore replicabile nel numero di pagine e di battute, copertine avvincenti) sia venuta della buona letteratura non stupisce più nessuno. La narrativa poliziesca, criminale e del mistero vi ha trovato per decenni nel secolo scorso un mezzo di rappresentazione che tuttavia solo gli appassionati ebbero la lungimiranza di non considerare "usa e getta". Elliott Chaze è uno degli scrittori che riemergono da quella vecchia stagione con l'autorità di chi sa abilmente leggere la vita tanto nei lati sordidi come in quelli umoristici.

Livio Crescenzi ha tradotto (e introdotto) per la casa editrice Mattioli 1885 di Fidenza due romanzi. Il primo, Il mio angelo ha le ali nere del 1953, dispiega tutti gli elementi classici del "noir" (dark lady, carcere, rapina, sbirri amorali, omicidi, fuga e inseguimento) ed è considerato il suo capolavoro. Barry Gifford lo definì "un romanzo sorprendentemente ben scritto che solo marginalmente può essere considerato una crime story". L'altro, La fine di Wattermark del 1969, racconta di un giornalista che capitato nel bel mezzo di una rapina vi trova l'ispirazione per organizzare un analogo colpo in proprio. Devo dire che è questo secondo romanzo, con le sue veloci scansioni su diverse arie buffe e drammatiche, quello che più mi piace, ma una classifica, al di là del piacere personale provato nella lettura, è fuori luogo.

Non hanno considerato fuori luogo Chaze nella loro Guida alla letteratura noir il curatore Walter Catalano e i suoi collaboratori (Luca Ortino, Giuseppe Panella, Pasquale Pede, Leopoldo Santovincenzo). Ovviamente non c'è da stupirsi, senonché questa guida si presenta in una maniera differente rispetto alle altre della medesima collana editoriale, grosso modo di carattere enciclopedico. Gli autori si sono preoccupati innanzitutto di stabilire i confini (o la difficoltà di stabilirli) del genere esaminato in rapporto alla letteratura affine, e lo hanno fatto con ammirevole scrupolo esegetico che rivela un accordo di fondo. Hanno poi scelto di presentare alcune manciate di autori - e fra questi Chaze - per esemplificare, attraverso veloci monografie, i loro pareri, senza dunque pretendere l'abbondanza dei richiami di un vademecum o l'indiretto giudizio su ciò che è stato tenuto fuori.

“Fogli di Via”, gennaio 2019