Charles De Jacques
due guerre di Céline
Andrea Lombardi LA PRIMA VOLTA DI
CÉLINE. Il corazziere a cavallo Louis Destouches nella prima guerra mondiale.
Italia Storica 2012 | Louis Ferdinand Céline: CÉLINE CI SCRIVE. Le lettere
di LFC alla stampa collaborazionista francese. Settimo Sigillo, 2011
Il 28 settembre
del 1912, Louis Destouches si arruolava nel 12° Régiment Cuirassier, un corpo
di cavalleria che risaliva nientemeno ai tempi del Re Sole. Dopo un anno è
promosso Brigadiere, Nel 1914 il reggimento è mobilitato. Facile immaginare
quale idea ingenua della guerra potesse avere un giovane nutrito dai libri
d'avventura nel clima patriottardo e revanscista d'allora. Figuriamoci delle
cariche di cavalleria. Ma sulla Marna e nelle Fiandre il trasporto romantico fa
presto ad affievolirsi: "è il cavallo che carica. Provate a fermarlo
imbizzarrito trascinato dagli altri!", dirà in seguito. Nel 1915 viene
ferito e dichiarato inabile al servizio. Il 2 settembre è riformato. Avrà le
sue onorificenze. In un ricercato libriccino (veramente minuscolo ma col dorso
piatto e una non grossolana iconografia) Andrea Lombardi ricostruisce
l'esperienza militare del giovane Maresciallo d'alloggio dei Corazzieri, in
seguito conosciuto come Céline, che nell'arruffato rifugio degli ultimi anni, a
Meudon, mostrerà ancora con orgoglio ai visitatori la tavola a colori che "L'Illustré
National" aveva dedicato nel dicembre del 1915 al fatto d'arme che
l'aveva visto piagato protagonista.
Prima ancora di
questo libretto (non è sprecato definirlo "aureo", come è consueto
leggere nelle recensioni) al suo autore si deve la cura di un volume che copre
un aspetto tutt'altro che trascurabile (ma trascurato, basti pensare che
nemmeno in Francia i suoi contenuti godono di un'autonoma collocazione)
dell'attività letteraria - la sola esplicita a quel tempo - di Céline: le
lettere spedite alla stampa negli anni dell'occupazione tedesca in Francia.
Ragguardevole il volume non lo è soltanto per la parte testuale originale, la
cui importanza va da sé, ma per gli apparati che esibisce in termini di note,
articoli di appendice, prolegomeni (la prefazione di Stenio Solinas è a tutti
gli effetti una monografia) e anche in questo caso per un non banale e cospicuo
impianto iconografico che, insieme alle numerose foto raccolte in un faldone
conclusivo, punteggia il testo con le riproduzioni delle pagine di rivista in
cui apparvero le lettere qui radunate.
Fra gli articoli
in appendice ce n'è uno del letterato e romanziere Karl Epting (1905-1979).
Epting fu, negli anni dell'occupazione, il direttore dell'Istituto tedesco
nella capitale francese e curò la libreria Rive Gauche, che distribuiva in
Francia le publicazioni tedesche. Quando non appariva squilibrato, ai nazisti
Céline appariva sfuggente. Epting fu uno dei suoi pochi autentici estimatori e
l'unico profondo conoscitore della sua opera. "Céline non ci amava",
asserisce, "ha sperato per un breve momento che le forze irrazionali della
rivoluzione nazionale e socialista potessero fertilizzare il suolo anche dei
paesi dell'ovest... ma a questo riguardo si è ricreduto molto
rapidamente."
Negli anni Trenta,
prima delle Bagatelles, Céline era vigorosamente sostenuto dai pacifisti
e dai radicali di ogni scuola. Paul Nizan li mise in guardia: "questa
rivolta pura può portarlo non importa dove: fra noi, contro di noi o da nessuna
parte". Nella prima delle lettere pubblicate in questo volume - spedita a "La
Vie Nationale" nell'agosto del '40 - Céline, a modo suo, sembra quasi
rispondergli: "I Blumisti di ieri sono gli Hitleriani di oggi, e se
cambierà il vento, i comunisti di domani." Dal che si capisce, per poco
che sia, come queste lettere non siano un semplice dettaglio biografico ma il
prezioso tassello di un procedimento stilistico. “Fogli di Via”, marzo-luglio
2013