Su Claude Cahun (1894-1954,) in
queste pagine (sommario di quest’anno), Jean Montalbano ha pubblicato la recensione
alla raccolta degli scritti (Ecrits, Jean Michel Place, Paris 2002). Il testo che
segue avrebbe potuto comparire su “Documents”, in effetti furono i “Cahiers d’Art” a stamparlo nel 1936.
Claude Cahun
attenti agli oggetti domestici
In confronto all’uomo, gli altri animali paiono
proprio ragionevoli. La particolarità dell’animale- uomo, quel che lo
differenzia, qualificandolo al meglio,è che travalica e che tende a
oltrepassare marcatamente il campo del razionale- intendo con ciò il campo di
adattamento sincronico della vita all’ambiente in cui la vita si manifesta.
L’animale-uomo si contenta di un adattamento minimo, ma si sforza e riesce a
mantenere la vita a dispetto di circostanze che a piacimento egli rende più
difficili, che egli peggiora per fini mai saputi da lui, in ultima analisi, se
non parzialmente, mai perseguiti da lui se non ciecamente, e nella misura in
cui si affida alle generazioni future. Solo all’uomo appartiene un tale
sconvolgimento della materia che i suoi stessi organi sono fioriti in
produzioni mostruose e in malattie molteplici: all’uomo civilizzato, soltanto,
il potere feroce, il lusso sfrenato nel curare, vale a dire conservare e coltivare
una tale varietà nell’ornamentazione vana, esibire quelle squame, quei tumori-
terrificanti oggetti trovati o inventati, irrazionale germogliare della carne.
L’ornamentazione non si esercita solo a detrimento dell’utilità (?), ma al margine. I meravigliosi colori dell’iride umana
sfidano la memoria degli amanti. Le strutture della radice di piccoli molari
costringono un dentista a concludere che “l’anatomia non esiste”; le crisi
comiziali non smettono di sottoporre agli psichiatri le più sconcertanti eresie.
Per la materia detta inanimata succede come per
l’altra. Essa è malleabile a piacere dall’uomo, animale irrazionale. Dalle
chiavi di celluloide rosa, dai martelli verdi di cui il bambino farà i suoi
balocchi solo se vi trova, al di là di ogni pretesto istruttivo, quei
soddisfacimenti affettivi della stessa qualità che vi trovarono, a loro
insaputa o meno, quelli che li immaginarono e scelsero; dalla mollica di pane
schiacciata, arrotolata macchinalmente sotto le dita (?), dalla lancetta di
zucchero affilata in bocca e portata ai concorsi, dai castelli di sabbia sulla
spiaggia fino ai gradevoli palazzi di strutto dei pizzicagnoli, fino agli
ignobili monumenti ai morti, ai rivoluzionari, ai piccioni viaggiatori, fino ai
fuochi d’artificio in cui, quando tutto è perduto, si accende un’ultima stella
che senza nulla incendiare si spegne derisoria sul posto, non ci resta, dopo
l’orribile festa in cui la razionalità ci ha fatto scoprire solo l’asservimento
dell’uomo da parte dell’uomo, della materia, dei sistemi, che scoprire dove la
ragione s’arresta, per afferrare e non abbandonare più la materia con la
sensazione della nostra liberazione.
Nella società presente non siamo tutti e sempre in
grado di renderci flessibili, buoni conduttori delle forze liberatrici, e
talvolta ci sorprendiamo a somigliare più al piccolo mimetico che al grande
paranoico. Ma, tra altri sintomi, la sovrapproduzione di oggetti sempre
meno comuni (come la pinza microscopica, utilizzabile solo sotto microscopio)
ci garantisce che, da ogni parte, la nostra attualità vacilla: la catena di
lavori forzati, istupidenti, il freno dorato delle passioni saranno spezzati e
infranti prima che forse impallidiscano le fotografie dei perituri oggetti
sciorinate sotto i miei occhi.
Non finirei mai di parlarvi di quegli oggetti vi
parleranno meglio da sé, che ci parlerebbero anche meglio se potessimo
nell’oscurità tastarli. In contrasto con le facoltà prodigiosamente
liberate-liberanti degli esperimentatori e costruttori di oggetti, qui
visibili, mi viene da pensare agli oppressi, al rimpianto delle belle facoltà
deviate e perdute. Penso a una bambina di cui ho letto, come voi forse, la
storia pubblicata, mentre interrogo questi tristi vestigi.
Nata sordomuta e cieca, affidata ad un’educazione
religiosa ad otto anni, “involto di nervi e strilli”. Si indovina ciò che
pazienza e rassegnazione ne hanno fatto. Sia lei che voi ed io avremmo tuttavia
potuto toccare l’oggetto irrazionale che le sarebbe stato così gradevole e
facile ordinare, mescolando i materiali secondo sottili indizi di odore e
consistenza, e giocando così al di là dell’amore, con un qualcosa di
superfluo…Ma oggi ? In lei e per lei sono per sempre congiunti l’infermità-
l’amore, come intorno al bastone i materiali di uno spaventapasseri.Il cattolicesimo
ha ben operato; se ne vanta persino. Per familiarizzare la bambina con la
morte, le fecero palpare e odorare dei cadaveri; altre notti la si adagiò nel
letto della sorella agonizzante. Si riuscì anche a comunicarle una qualche
nozione sulla procreazione ed il matrimonio, con questa avvertenza: “Nella sua
situazione, poteva sognare ?”
Insisto su una verità primaria: occorre scoprire,
maneggiare, addomesticare, fabbricare
da sé oggetti irrazionali per apprezzare il valore particolare o generale di quelli
che abbiamo sotto gli occhi. Per questo, sotto certi riguardi, i lavoratori manuali sarebbero meglio posizionati
degli intellettuali per coglierne il senso se ogni cosa, nella società
capitalistica, compresa la propaganda comunista, da ciò non li distogliesse.
Per questo voi cominciate a palparvi.nelle tasche e, forse, a svuotarle sul
tavolo. Asciugate un poco del sangue sparso ogni giorno con una spugna tagliata
a forma di cervello; ponetela in una vaschetta e vedete se galleggia, se
l’acqua s’arrossa, se i diversi “spiriti animali”, se la ceca lasciva e altri
innominati le escono da tutti i pori. Agitate l’animarium con una bacchetta di vetro, la parola agitens subito s’impone facendovi
sussultare. Alla fine giunge la creatura attesa, senza saper dove porre le sue
lacrime…
Prendete uno specchio; grattate il foglio di stagno
all’altezza dell’occhio destro per
alcuni centimetri; passate dietro il punto scrostato una striscia su cui avrete
fissato piccoli oggetti eterocliti, e osservati di passaggio con gli occhi
negli occhi…
Procuratevi quel dispositivo, l’electrovox, in fondo
al quale di trova una piastra sensibile a certi suoni. Potrete farne uscire
qualsiasi cosa a vostro piacere, a condizione, beninteso, di avervelo fatto
entrare. Se siete in tanti a giocare questo gioco, meno innocente di quanto
sembri, può succedere che l’oggetto introdotto da qualcuno, risponda, chiamato
a caso da un altro secondo affinità secrete. Che dico : “può succedere” ! E’
certo. State attenti.
D’altronde fate in modo che quanto ne ho detto sia
unicamente per mettervi in grado di costruire e distruggere a partire da vostri
propri dati, che, pur essendoci parzialmente comuni, sono nondimeno in parte-
in ogni punto- ancora ignoti.
(trad. di Jean Montalbano)