Richard Fleischer, 1916-2006
“Il giornale”, 27 marzo 2006 / Morto ieri a Los Angeles, Richard
Fleischer era figlio di Max, famoso nel cinema di animazione prima di Walt
Disney, cui Max Fleischer e il fratello Dave terranno testa anche quando
Topolino e a Paperino saranno al culmine del successo, ideando Betty Boop
(1930) e Braccio di ferro (1933). Richard Fleischer (1916) poteva definirsi in
un certo senso il loro fratello maggiore, ma la fama non l'ha ereditata. Anzi,
proprio lui diresse il primo film con attori (Kirk Douglas e James Mason) della
Disney: 20.000 leghe sotto i mari (1956,
due Oscar).
Nella carriera di Fleischer ci sarebbe poi stato
un altro film per bambini, Il favoloso
dottor Dolittle (1967) con Rex Harrison, che frutta altri due Oscar e diventa modello del Dottor Dolittle di Betty Thomas (1998),
con Eddie Murphy. Non è l'unico film di Fleischer che altri registi avrebbero
rifatto: Le iene di Chicago (1952)
avrebbe generato Rischio totale di
Peter Hyams (1990) e Viaggio allucinante
(1966) - un altro Oscar - Salto nel buio di
Joe Dante (1987). E ancora di Fleischer Che!,
con Guevara impersonato da Omar Sharif e Castro da Jack Palance, anche questo
un film in corso di rifacimento in una Hollywood dove le qualità di Fleischer
sono rimaste proverbiali: mite, modesto, bravo in tutto, capace di passabili
film perfino partendo da infime
sceneggiature, sempre puntuale nei tempi di lavorazione. Non è solo per gli
Oscar ai suoi film e per quello personale, ricevuto per Progetto di morte (1948),
che Fleischer ha avuto mezzo secolo di carriera.
Di questa professionalità il grande pubblico ha
colto i risultati, come I diavoli del
Pacifico (1956), che precorreva in chiave bellica I segreti di Brokeback Mountain. Celeberrimo anche I vichinghi (1958), dove si formava ancora
il sodalizio di Fleischer con Kirk Douglas, affiancato da Tony Curtis ed Ernest
Borgnine, caso raro di film i cui interpreti siano vivi dopo quasi mezzo
secolo; caso più raro d'attori ebrei in parti di scandinavi.
In compenso il messicano Anthony Quinn sarebbe
stato l'ebreo Barabba nel film
omonimo (1962), il primo girato da Fleischer per Dino De Laurentiis e il primo
girato in Italia, con un cast che includeva ancora Borgnine, oltre a Vittorio
Gassman, su sceneggiatura di
Christopher Fry e Diego Fabbri a partire dall'adattamento di Giuseppe Berto e
Ivo Perilli del romanzo di Lagerkvist.
In quel periodo Fleischer era al culmine della
carriera. Agli Oscar s'era aggiunto il premio al Festival di Cannes per gli
interpreti (Orson Welles, Bradford Dillman e Dean Stockwell) di Frenesia del delitto (1959), ispirato
all'episodio di cronaca già all'origine dell'hitchockiano Nodo alla gola. Sarebbero seguiti i titoli oggi più famosi della
filmografia fleischeriana: oltre al citato Viaggio
allucinante, che lanciò Raquel Welch, sono suoi i primi film su assassini
seriali: Lo strangolatore di Boston (1968),
con Tony Curtis; e L'assassino di Rillington Place n. 10 (1970) con Richard
Attenborough. Nello stesso anno Fleischer gira un altro film sulla guerra del
Pacifico, il migliore su come Roosevelt indusse Hirohito alla guerra: Tora, Tora, Tora!
Precursore per natura, Fleischer impone al
pubblico anche uno dei primi film su minorati, come Terrore cieco (1971), con Mia Farrow. E dal romanzo di Joseph
Wambaugh trae I nuovi centurioni (1972),
con George C. Scott, il migliore dei tanti film sulla polizia di Los Angeles. E
fra effetto serra, eutanasia libera e crisi alimentare 2022: i sopravvissuti (1973), con Charlton Heston e Edward G.
Robinson, è un'anticipazione molto più verosimile oggi, a soli sedici anni
dalla data del titolo.
Poi i primi segni del declino: il fiasco
dell'avventuroso Ashanti (1979), con
Omas Sharif, Peter Ustinov e William Holden, fu amaro per Fleischer, ma per il
proprietario del maggiore cinema di Lugano, che l'aveva ipotecato per
finanziare il film, fu inizio e fine della carriera di produttore, come inizio
e fine della carriera d'attore di Neil Diamond fu Il cantante di jazz (1980). Fleischer è stato grande, ma anche i
grandi sbagliano.