Don Piola

Café Gijòn

Francisco Umbral: LA NOTTE CHE ARRIVAI AL CAFÉ GIJÓN. Settecolori, 2022

Una galleria, anche un po' estenuante di bozzetti colti nella società letteraria, ma non solo, di Madrid e in particolare al Café Gijòn, che accoglie Francisco Umbral (1932-2007) negli anni Sessanta fra le sue tertulia (le cerchie di conversatori ai tavolini). Molto attento allo stile, Umbral schizza veloce i suoi bozzetti di tipo impressionista cogliendo inclinazioni letterarie, artistiche in senso ampio e politiche, a volte tenute sul vago (come le sue, grosso modo socialiste). Delle diverse combriccole traccia la geografia nel locale (vicino all'ingresso, al centro, sul fondo) e in almeno un caso - quello dell'americana "che vestiva sempre di nero, mettendo in risalto il pallore delle carni, della scollatura generosa, delle gambe giovani - ritrae l'avventore con pennellate alla Degas dell'assenzio: "rimaneva seduta per serate intere in un qualsiasi angolino del locale finché cominciava a reclinarsi con il capo sulla spalla di chiunque si trovasse accanto a lei". Altre donne popolano queste memorie del café, una su tutte è Sandra "sempre elegantemente demodé" attorno a lei "c'erano sempre pittori, poeti e mendicanti e altre donne, tutti ad osservarla con ammirazione o ironia".

Si direbbe la storia di uno dei tanti café letterari, che si chiamino Flore o Giubbe Rosse, ma si deve riconoscere a Umbral una capacità memorialistica rara quanto strana. Non propriamente infevorata, non si capisce quanto nostalgica, allegra o dolente, screziata da una quantità sorprendente di nomi sconosciuti è interrotta solo di rado da riflessioni più ampie sul narratore e le sue idee della letteratura. Annoiato dai classici, Umbral non è tenero nei confronti della "generazione del 98", ritenuta il fondamento della moderna letteratura spagnola. Il simpatizzante anarchico Pio Baroja pensa che sia solo in teoria appassionante ma in pratica i suoi libri erano "scritti così male" da farlo morire di noia. Il conservatore Azorin "ha inventato il paragrafo corto perché aveva idee limitate". Non si salva nemmeno Unamuno coi "suoi problemi da canonico di paese che sa il greco e l'ebraico". Umbral salva Valle-Inclan e, fra i poeti, Machado, "l'ultimo grande poeta del XIX secolo". Non fa mistero che il suo scrittore spagnolo preferito sia il surrealizzante, già giovanissimo capo dei futuristi in Spagna, erotico, comico, istrionico Ramon Gomez de la Serna, la cui scomparsa chiude il libro. Non sempre tollerato dagli altri scrittori spagnoli, Umbral fu "protetto" dal premio Nobel Camilo José Cela. Ammirava il Carlo Emilio Gadda del Pasticciaccio e osservava che "quasi tutti i tecnicismi del romanzo moderno provengono dal cinema e dai polizieschi". Lui però "più che fare romanzi", voleva disfarli, "sperimentare".