Il siciliano di Bagheria Ignazio Buttitta (1889-1997) espresse la sua poesia nel dialetto del suo paese. Socialista passato ai comunisti, fu condirettore di un mensile di letteratura dialettale presto soppresso dal regime fascista. Trasferitosi in Lombardia frequenterà Quasimodo e Vittorni. Con Giorgio Strehler realizzerà nel 1956 lo spettacolo  Pupi e cantastorie di Sicilia. Vincerà il premio Viareggio nel 1972. La poesia che qui pubblichiamo è dedicata al conterrneo anarchico Paolo Schicchi (1865-1950), amico di Sébastien Faure, Errico Malatesta e Pietro Gori. Per la sua cospicua opera propagandistica fu arrestato diverse volte e condannato al confino. Fino alla morte continuò a produrre una considerevole mole di scritti. Riprendiamo la poesia da un volumetto di Schicchi (La Guerra e la Civiltà) pubblicato nel 1988 dalle edizioni Sicilia Punto L.

Ignazio Buttitta

Libbirati Schicchi

LIBBIRATI SCHICCHI

Signuri di la liggi, ’ntra l’aricchi

Nun lu sintiti stu gridu putenti,

Chi l ’infucati Madunii luntani

Vi mànnanu pi mezzu di li venti?

 Libbirati Schicchi!

Sintiti, ancora, ancora,

E’ chidda di li poviri — li ricchi

Nun hanno vuci, hanno la vucca china. —

E’ chidda di cu soffri e si ruvina

 P’un pezzu; p ’un pezzu sulo di pani...

Sì, è chidda di cu porta la catina

Di tant’anni, tanti; ma che dumani

Rumpirà... certamenti. Sintiti:

Libbirati Schicchi!

IGNAZIO BUTTITTA - 1924

 

Liberate Schicchi / / Signori della legge, nelle orecchie / non sentite questo grido potente, / che le Madonie lontane / vi m andano per mezzo dei venti? Liberate Schicchi! / / Sentite, ancora, ancora, / è quella di chi soffre e si rovina / per un pezzo, per un pezzo solo di pane... / Sì, è quella di chi porta la catena / da tanti anni, tanti, romperà... certamente. Sentite: / Liberate Schicchi!