Al fine di scongiurare ogni ipotesi di rottura, Lagomarsino e Bruno ci costringono ad essere ecumenici. Sa il primo quanto spazio, e con quale interesse, ci siamo dedicati alla divulgazione delle idee libertarie cosiddette “anarco-capitaliste”e sa il secondo quanto le vorremmo dibattere fuori dagli schemi nei quali sono costrette. Al di là dei toni usati in questa occasione, per quanto “l’estremismo” di Wolf Bruno sia  tale da lasciare perplessi, non vogliamo tacerne gli argomenti.   

C.L. Lagomarsino – W.Bruno

botta & risposta

 

Cari amici,

Mi sento chiamato in causa da Wolf nel suo Io nichilista pubblicato su queste pagine or non  è molto. Ho la netta impressione che si tratti di una risposta alla puntualizzazione che feci tempo fa (vedi “Circolare 2002”) circa un altro articolo nel quale prendeva i “libertari rothbardiani” a bersaglio polemico. Gli avevo risposto per chiarezza nei confronti dei miei lettori e dei lettori di questa Circolare e mi ritrovo a farlo anche perché vedendo il suo indirizzo come recapito di queste pagine, il lettore potrebbe essere indotto a credere in un ruolo più attivo e rilevante di quello che in realtà Wolf riveste. Per altro, se l’indirizzo reca il suo nome, nei fatti è usato saltuariamente da molti di noi redattori, come un indirizzo franco, e ciò è ben noto a chi ci scrive e si è visto recapitare lettere firmate da differenti persone. Vero è che lui smaltisce la posta, anche se, a questo punto, non mi dispiacerebbe che venisse scelto un indirizzo più neutro. Sorvolando per il momento su questo problema, aggiungo che se effettivamente sono stato chiamato in causa da quest’ultimo articolo, Wolf Bruno ha speso parecchio tempo a meditare la risposta da dare a una puntualizzazione di due anni fa! Ciò che ad ogni modo mi duole è il non trascurabile particolare che nelle conversazioni private Wolf allude in modo svagato, non di rado spiritoso, a quanto afferma nell’articolo, come se fosse materia da prendere in considerazione col necessario ironico distacco che si deve prestare a obiezioni strampalate. Forse c’è sotto qualcosa di personale, anche se non saprei cosa, ma da questo punto in poi non mi rimane che prendere come oro colato, convinzione personale e profonda, tutto ciò che Wolf mi propina, in qualsiasi modo lo faccia. Non mi resta dunque che riconoscere la sua difficoltà a percepire nella loro semplice evidenza (o verità) i diritti naturali, che verosimilmente pensa siano connessi unicamente alle loro prime formulazioni teologiche. Non posso affermare con sicurezza che ciò sia dovuto a un difetto della sensibilità o, più in generale, a quello stesso stato di generale confusione di cui da prova in Io nichilista, di sicuro ho la sensazione che qualcosa non funzioni nel modo dovuto. Di questo stato confusionale aveva del

resto dato prova anche nel vecchio articolo separando Ayn Rand dal libertarismo rothbardiano su una questione (la “non aggressione”) dove c’è viceversa identità di vedute sebbene gli accenti siano differenti. Mi sembra inoltre patetico il suo ricorso all’occhialaio di Amsterdam e al divin Marchese, nient’altro che un modo, mi pare, per dissimulare più specifici riferimenti al barbuto di Treviri e all’uomo di Zarathustra. Non era di moda ai suoi tempi (eh sì, caro Wolf, questi di oggi sembrano non essere proprio i tuoi!) mettere insieme “la banda dei quattro” (ma ce ne doveva essere anche un’altra) formata da Spinoza, Sade, Marx e Nietzsche? E poi, cosa c’entrano Locke e Filmer! Non ci vorrà forse dire il nostro Wolf che lui è un “marxista monarchico” alla Sorel? Molto alla, beninteso.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                

Carlo Luigi Lagomarsino,

ferragosto 2004

§

Mio sagace Carlo Luigi,

Lasciamo andare quel che sarei o non sarei. Sono lo Zar della posta e piantiamola lì. Mi compiaccio piuttosto che questa volta in vece della solita solfa libertarista ti sia lasciato andare a uno sfogo più personale, diretto, ammirevole se vuoi, dal momento che  sembri mettere in gioco persino l’amicizia nel difendere quel che pensi. Il guaio è che più che pensare reagisci, pavlovianamente. Sono forse i personaggi che nomini a turbarti? O forse è il fatto che in Io nichilista mi sia lasciato andare all’ipotesi di una burocrazia libertaria della morale a non andarti giù? Devo ammettere che mi aspettavo una risposta diversa da te. Temevo un incontenibile concione sul relativista e lo scettico che sarei ma mi ritrovo marxista. Cosa vuoi, chiunque non la pensi come te e se ne faccia un baffo di Murray Newton Rothbard lo è. Lo sarò anch’io, chi se ne frega! Di marxismi ce ne sono tanti, vorrà dire che c’è anche quello “wolfiano” (potrei dire “bruniano”, ma sono modesto). Non percepisco l’evidenza dei “diritti naturali”, che distratto! Capisco tuttavia i miei naturali bisogni, le mie aspirazioni. Che sia io più soggettivista della soggettivista “scuola di economia” austriaca? E’ un fatto che ritengo cogente la critica dell’”economia politica”, sia essa (l’economia politica) “classica”, “marxista”, “neo-classica”, “viennese”, e questo a prescindere da idealità e schieramenti, per una ragione strettamente vitale, invece. Puoi prendere ciò come un’ammissione delle tue peggiori ipotesi sul mio conto. Ritengo invero che “il barbuto di Treviri”, come lo chiami tu, partisse da un soggetto mosso dalla affermazione-riaffermazione della propria vita, della propria umanità, se preferisci. L’”uomo nuovo” è venuto dopo. Tu e i “libertari randiani-rothbardiani” ne siete una specie particolare di sostenitori. Lo scambio fra gli uomini non deve per voi prescindere dalla “partita doppia”, altrimenti tradirebbe i “diritti naturali”. La libertà come dispendio (e come consumo: prendi nota, scolaro dei “viennesi”) vi ripugna come “immorale”. E’ questo il punto, la vostra estraneità a un libero scambio che non sia “liberoscambismo”, cioè ideologia. Avete trovato il fondamento della libertà nell’economia e rischiate di negare la libertà per salvare l’economia. Costruite così la vostra favola. E di favole il Rothbard, Murray Newton, un nome proprio sprecato a ben vedere, ne racconta tante. Nulla è preso per quel che è e vale, ma per come riesce a confondersi nel suo proprio brogliaccio. Non c’è favola per giunta che si faccia vita vissuta, ma è soltanto annessa alla propria versione delle cose, che si tratti di filosofia, di storia o altro: bufale! Non ti stupisce, caro Lagomarsino, che in pagine e pagine di pelo e contropelo – non sempre noiose, lo ammetto - manchi qualcosa che pur lontanamente rammenti la libidine, lo struggimento, la passione? Vuoi – come me del resto – che si possa disporre liberamente delle droghe, vorresti – lo voglio anch’io - veder liberalizzate le armi? Farebbe bene alla tua salute se ti svagassi con le prime e cominciassi a pensare alle armi spuntate che adoperi. Vai tranquillo, anche quando scherzo penso tutto quel che dico, solo che, a differenza di te, dico sempre quel che penso. So da me che penso strampalato, tanto da considerarti pur sempre un amico.

Wolf Bruno,

un po’ dopo, nel 2004