Bo Botto
Arlt nouveau
Sylvia Saìtta: ARLT. Lo scrittore nel bosco di mattoni.
Miraggi, 2022
Periodicamente assurgono
al rango di "moda culturale" certe letterature nazionali o di certe
aree geografiche. Anni fa (ma è il caso di parlare di decenni) ciò accadde in
favore della letteratura latino-americana con il seguito di proposte,
riproposte, nuove traduzioni che fecero la fortuna italiana di molti scrittori.
Furono tradotti anche i libri dell'argentino Roberto Arlt,
i quali in realtà non parteciparono di quel clima favorevole e fecero storia a
sé, accolti più per temi e stile (poco assimilabili al resto di ciò che veniva
tradotto) che per altro. Bompiani, Savelli ed Editori Riuniti proposero i suoi
principali romanzi (oggi riproposti da Sur e altri editori)
a cominciare da I Sette Pazzi tradotto per Bompiani da Luigi Pellisari e pubblicato nel 1971 con la prefazione di Julio Cortazar. Racconto di una rivoluzione mancata progettata
dai pazzi del titolo che al seguito de l'Astrologo ("chi troverà l'opportuna
menzogna supplicata dalle masse sarà il re del mondo") immaginano
un'attività sovversiva finanziata dallo sfruttamento dei postriboli per
arrivare a una nuova religione scientifica che attraverso fabbriche di armi
chimiche letali arrivi a sopprimere gli increduli. Un gruppo di carnefici,
quindi, formato dal Ruffiano, dall'ebreo Bromberg,
dal Farmacista, e da altre espressionistiche e bizzarre macchiette (si va oltre
i sette) introdotte da Remo Erdosain, un inventore
fallito. Un romanzo folle quindi, stretto a un linguaggio popolare, ma non meno
stravagante dei personaggi, che coincide col "lunfardo",
l'argot usato nei bassifondi di Buenos Aires.
Dopo le riproposte arriva
in Italia anche una biografia di Arlt, un
riconoscimento non da poco per uno scrittore che di certo non si può definire
famoso ma che in ogni caso insieme a Borges, Casares,
Cortazar, Ocampo, Puig, Sabato, Güiraldes
illustra ai massimi livelli la letteratura argentina del secolo scorso.
L'autrice, Sylvia Saìtta,
insegna letteratura all'università di Buenos Aires e ha curato le opere inedite
dello scrittore. Le sue ricerche non trascurano i rapporti fra letteratura e
giornalismo e ciò è molto evidente nella biografia di Arlt
al punto che ogni volta che viene nominato un periodico che ha interessato
l'attività dello scrittore ci ritroviamo di fronte, insieme alla storia
editoriale, a puntuali elenchi dei suoi collaboratori, cosa utilissima ma che
comporta il rischio di intralciare il flusso narrativo, benché l'interesse per
le vicende personali e intellettuali dello scrittore prevalga su tutto. Sylvia Saìtta segue lo scrittore
- figlio di un tedesco e di un'italiana - dal quartiere di Flores
e dalla scuola presto abbandonata - per lui un monellistico
ignorantismo assurto a titolo di vanto che
caratterizzerà il sudicio stile delle sue opere e che farà dire a Borges
"un comunista, un mezzo delinquente straordinariamente incolto" - e
nelle sue disordinate letture che gli facevano apprezzare a pari titolo
Dostoevskij e Ponson du Terrail ma con una netta preferenza del Rocambole del
secondo sui Demoni del primo.
Il succedersi delle opere
narrative è descritta con cura, a partire dal primo romanzo El
Juguete Rabioso (Il
giocattolo rabbioso, 1926) dedicato all'amico scrittore Ricardo Güiraldes, assai diverso da lui, ricco e cosmopolita
proveniente dall'aristocrazia terriera, vissuto a Parigi ma non dimentico del
gaucho ritratto nel romanzo Don Segundo Sombra (1926, in Italia pubblicato da Adelphi). Nel
1932, dopo la pubblicazione della prima parte del L'Amore Stregone (la
seconda non venne mai pubblicata) si chiude d'improvviso la fatica di Arlt come romanziere (la Saìtta
fa intendere "per noia") e si dedica al teatro collaborando al Teatro
del Pueblo (qualcosa di simile al francese Groupe Octobre al quale collaborò Prévert)
di Leònidas Barletta. Contemporaneamente la biografa
dà il necessario rilievo alla vitalità che Arlt mise
nel giornalismo attraverso i succosi bozzetti della "canaglia"
(piccoli delinquenti e mattoidi) di Buenos Aires che lui chiamava "Aguafuertes" e che stridevano con la cornice
"perbene" del giornale "El Mundo" (collaborò tuttavia anche alla stampa comunista
e fu testimone in Spagna della rivolta dei minatori asturiani e poi della
guerra civile). Dopo una parentesi come critico cinematografico (sua antica
passione) quando si mise a progettare delle corrispondenze dagli Stati Uniti, Arlt morì per un attacco cardiaco nel 1942. Le Acqueforti
di Buenos Aires sono state pubblicate in italiano nel 2014 dall'editore Del
Vecchio.
Per “Fogli di Via”