Rocco Lomonaco

Block contro il braccio violento della legge (Difendere l’indifendibile, seconda puntata)

Se basterebbe oggi, per scatenare una piccola caccia alle streghe in un campus americano, lasciarsi sfuggire frasi-stereotipo tipo “secondo me il motociclismo non è il forte degli afro-americani”, figurarsi cosa accade se qualcuno osa sostenere, dati alla mano, che le differenze di stipendio tra maschi bianchi e donne (o neri) non siano dovute alla mentalità oppressiva capitalistica ma alla minore produttività di queste supposte minoranze. L'economista di scuola austriaca Walter Block, che ne ha fatto esperienza, vi è ripetutamente ritornato nei suoi scritti meno tecnici e più militanti e pure questo Difendere l'indifendibile II (Liberilibri 2015) raccoglie svariate “difese” di attori o comportamenti economici esecrati dal senso comune pur non avendo violato un codice libertario. La chiusura della mente americana, che altri annunciarono, Block la vede impazzare in colleges e università dove, per la dittatura del “politicamente corretto”, il mieloso sbandieramento del libero pensiero si accompagna alla premurosa soppressione di ogni sgradito o imprevisto parere. Ridurre al silenzio il dissenso è l'esito pernicioso della parcellizzazione di ogni discorso o visione dei diritti, derivati grosso modo da Locke, nella lagna infinita delle rivendicazioni avanzate da minoranze di incerta plausibilità. Se Marcuse si scagliava contro la tolleranza repressiva in cui rischiavano d'impantanarsi le richieste delle minoranze oppresse, oggi l'accademia marxista (id est liberal) è tanto attenta a difendere l'espressione delle diverse sensibilità (indigeni, neri, pellerossa, latinos, transgender, femministe e compagnia cantante) da non tollerare differenti opinioni riguardo alle differenze. Nelle università americane, comprese quelle “cattoliche” (ma ormai la stessa polizia vige in Europa dove anche maggiore è il peso del “pubblico”) con la scusa di preservare le giovani menti da un “ambiente ostile” e non ferirne la sensibilità, le si tiene all'oscuro di tutto quanto potrebbe incrinarne la pregiudiziale ideologia o minarne la già improbabile fondatezza delle ragioni. A monte di questa “macchinazione” sta il vero nemico del rothbardiano Block, lo Stato, che intromettendosi ovunque e minacciando l'uso della forza verso persona e proprietà vorrebbe obbligare gli individui ad essere virtuosi senza chiederne il consenso. O, come direbbe Charles Murray, quando un governo centrale o uno stato assistenziale si fanno carico della responsabilità dei bisogni (e dei significati) umani diventano dannosi perché tolgono troppa vita dalla nostra vita.

Anche quando lo Stato interviene per “salvare” (facendoli pagare all'intera comunità) posti di lavoro in aziende costrette a ristrutturazione o messe in crisi dalla competizione in mercati sempre più aperti, lo fa in base alla falsa assunzione che la quantità di lavoro sia sempre costante e che la perdita di attività produttive a favore, ad es., di competitori esteri non possa essere compensata con la creazione di nuovi lavori e nuovi impieghi. L'occupazione per sé non è un bene se non è produttiva (altrimenti basterebbe distruggere in una notte tutte le macchine, ritrovandoci il giorno seguente tutti occupati ma più poveri): “ogni espediente per 'proteggere' il lavoro, distrugge lavoro”. Sono tante le pagine in cui l'autore rileva l'arrancare faticoso dello Stato e del suo apparato legale dietro il procedere spedito della tecnica e delle forze produttive. Come se, diversamente che in medicina, all'uomo comune fosse vietato credere ai miracoli autoregolativi del mercato e dunque andasse protetto, con bendaggi e paraocchi, dalla sua energia distruttiva e creatrice.

E quanto più l'argomento è sensibile, osserva Block, tanto maggiore sarà l'utilizzo di denaro e risorse, da parte di Stato e società, per sostenere proibizioni ed illegalità di fronte a comportamenti che non violano il “diritto naturale” (forse il solo totem dell'autore). Intoccabile e sacra, fonte di tutti i diritti, è la proprietà privata e “innanzitutto il diritto di proprietà della nostra stessa persona”. La filosofia del libertario Block discenderebbe così da un uso corretto e non invasivo della forza. Illegale è lo Stato o chiunque minacci senza permesso l'uso della forza contro l'individuo e la sua proprietà. Il primo diritto recita: sarai al riparo da ogni interferenza verso la tua persona e le tue proprietà. L'indifendibile o il riprovevole, di cui Block prende le parti, alla luce di questo assunto non risulta invadere con violenza altri individui o proprietà e, non aggredendo, dovrebbe essere legale.

Altra cosa è il giudizio morale su atti (specie tra adulti consenzienti) che il libertario giudica, per così dire, economicamente leciti non contravvenendo al principio di non-aggressione. Qui il libertario si accompagna al conservatore e la religione (con la famiglia) diventa alleata contro gli eccessi e l'onnipotenza del governo; come il mercato ed altre formazioni intermedie, la famiglia può limitarne l'ingerenza in quanto portatrice di valori e bisogni eccedenti quelli politici, prospettando aggregazioni sociali alternative a quelle governative e in grado di bilanciare gli spazi di frammentazione prodotti da uno sterile individualismo. Con la lettura (segnata anche dalla guerra fredda) che di quest'ultimo diede Ayn Rand, per altri versi ammirata, con quel pervicace rifiuto di ogni agire collettivo, Block non riesce a concordare in toto. Il libertario non si preclude eventuali azioni comuni o mosse cooperative purché motivate da una libera scelta: perfino il principio spauracchio “da ciascuno secondo le capacità, a ciascuno secondo i bisogni” non è incompatibile con la scelta libertaria finchè sia attuato o applicato solo a coloro che lo condividano. Ed anzi esso è in qualche maniera vigente nella famiglia tradizionale e in molte istituzioni volontarie (specie comunità religiose) che esulano dallo stretto calcolo economico, meglio attrezzate alla bisogna di quanto possa esserlo uno Stato affamatore e violento (e, quanto all'attualità, per me pari sono pare esclamare Block dando del 'fascio-socialista' sia a Obama che al suo predecessore).