Carlo Romano

Col fuoco di James H. Billington

Con il fuoco nella mente.Le origini della fede rivoluzionaria di James H. Billington (il Mulino, Bologna 1986. Prefazione di Ernesto Galli Della Loggia) è uno straordinario compendio di storia attraverso le idee dei rivoluzionari come i più reputati specialisti dell’argomento raramente sono riusciti a compilare con altrettanta vivace eleganza. Tradotto in italiano qualche anno dopo l’edizione orginale del 1980, è oggi un libro, a quanto ci risulta, affannosamente non meno che inutilmente ricercato, privo di ristampe e poco presente anche nelle biblioteche.

Billington (Bryn Mawr, Pennsylvania, 1929), assunto in carica nel 1987,  è il tredicesimo bibliotecario del Congresso degli Stati Uniti e al patrimonio bibliotecario statunitense ha fornito un impulso speciale caldeggiando fin dalla prima ora la sua digitalizzazione. Insegnante di storia a Princeton e Harvard, esperto di faccende storiche e letterarie russe, attorno alle quali ha scritto alcuni volumi apprezzati in Russia, tanto da ricevervi diverse lauree honoris causa, nel 1988 accompagnò il presidente Reagan a Mosca in occasione dell’ultima delle quattro conferenze al vertice della sua presidenza. La vasta e complessa trama dell’attività accademica, bibliotecaria, istituzionale e onorifica di Billington nulla rivela in fin dei conti della sua peculiare capacità  di convertire in un grande affresco narrativo la storia intellettuale come ha dimostrato di saper fare in Con il fuoco nella mente.

Billington ha costruito il suo libro seguendo sentieri poco battuti in modo tale che l’impatto ideale dei rivoluzionari viene rivelato nei suoi lati più sottili e sfuggenti, quasi si trattasse di una storia occulta, senza mai scadere però nella retorica del complotto (per quanto sia un libro che alle volte viene associato nelle bibliografie a questo genere di teorie). Certamente Billington non trascura di indagare la simbologia adoperata dai rivoluzionari – con le sue ascendenza massoniche – come si evince fin dal motto Liberté, Égalité, Fraternité, per non parlare dell’esoterismo di Nodier, ma il suo obiettivo non è quello di dare sostanza all’idea di una cospirazione universale manovrata dai “Superiori occulti” (massoni, ebrei, bolscevichi o altro) quanto di portare alla luce i sistemi di partecipazione che nelle specifiche e reali cospirazioni hanno suggestionato i rivoluzionari. In questo senso Billington distribuisce informazioni per nulla scontate sulle correnti radicali della Rivoluzione francese, si prolunga su Restif de la Bretonne, segue Buonarroti e i rivoluzionari dell’Ottocento, non dimentica il ruolo delle donne, arriva a Lenin, sforzandosi “di rintracciare le origini di una fede – probabilmente la fede della nostra epoca”. Discorso non nuovo, certamente, che nel libro assume però, perfino contro il suo autore, la dimensione di una saga emotivamente conturbante, come l’aveva avuta decenni prima il Stazione Finlandia di Edmund Wilson, un classico vicino al quale quello di Billington non sfigura.

“Fogli di Via”, novembre 2013 (materiali d’archivio)