Marco Rosci
Mirella Bandini (1928-2009)
La scomparsa di Mirella Bandini ha privato la
cultura non solo torinese della contemporaneità artistica di una presenza e di
una voce vitali e nel contempo rigorose e pensose. Testimone della grande
stagione torinese della seconda metà del secolo scorso, essa ha voluto e saputo
interpretare al meglio in modo creativo la sua docenza di storia dell’arte
all’Accademia Albertina come storica-critica e come
curatrice di mostre.
La sua esperienza era radicata nel vissuto, di acutissima curiosità
intellettuale, della vicenda torinese, creativamente aperta nella sua
generazione al più vasto panorama internazionale. Questa curiosità si abbinava
alla ricchezza umana di un rapporto paritetico con i protagonisti, artisti e
critici, attivi o in rapporto con Torino. Valga l’esempio della bellissima
intervista del 1973 a Michel Tapié, pubblicata nel
catalogo del 1997 Tapié. Un Art Autre
alla Galleria d’arte moderna di Torino.
I suoi contributi spaziano dai cataloghi sui Sei di Torino alla Mole
Antonelliana del 1993 e ad Aosta nel 1999 a quelli su Paulucci
a Palazzo Bricherasio nel 1996, su Spazzapan alla GNAM di Roma nel 1990 e sulla rivista I 4
soli ad Alba nel 1989. Dalla rivista di Parisot, di
contrapposizione negli Anni 50 e 60 nei confronti della Torino di Casorati e di Carluccio, e dal
connesso laboratorio di Alba del «Bauhaus Immaginista»
di Gallizio e di Jorn,
oggetto della mostra alla GAMC del 1974, si è diramata una particolare area di
interesse degli studi della Bandini. Essa culminò in L’Estetico il politico-Da
Cobra all’Internazionale Situazionista del 1977,
seguito nel 1986 da La Vertigine del
moderno. Percorsi surrealisti.
(“La Stampa”, 8 giugno 2009)