Ferruccio Giromini

Black Kiss. Torna in edizione integrale il controverso capolavoro della pornografia a fumetti

 

Fin dallo spudorato titolo – che chi se ne intende sa riferito alla pratica sessuale dell’anilingus – l’oggi 71enne Howard Chaykin ha voluto dare alle stampe un’opera offensiva in modi quasi tracotanti. E che ci tenesse in modo speciale lo dimostra l’insistenza a tornarci su ripetutamente, in alternanza con altre occupazioni creative molto meno peccaminose. Sceneggiatore per i comics delle major Marvel e DC e per alcune serie tv, oltre che disegnatore e autore completo di altri personaggi a fumetti più canonici, in questo caso dal 1988 al 2014, con una tappa intermedia del 2012, Chaykin ha insistito a volersi ripresentare con gusto sul luogo del suo delitto osceno. E ha messo assieme una specie di trilogia di sfida indisponente alla morale puritana, che ovviamente ha provocato subito lo scandalo desiderato (nonostante i fascicoli della pubblicazione fossero pubblicati negli USA ben chiusi cellofanati al nero coprente, del tutto inaccessibili alla vista, per evitare problemi giudiziari).

 

LA TRAMA DI BLACK KISS

La storia, omaggio incrociato alla letteratura hard boiled e alla musica jazz e al cinema XXX–rated, tutte le potenti passioni dell’autore, si muove spavalda avanti e indietro nei decenni della storia degli Stati Uniti nel Novecento. La prima parte ribolle tutta nella California degli Eighties, a Los Angeles e dintorni, seguendo le disgrazie al cardiopalma di un sassofonista accusato di un terribile duplice omicidio e presto inseguito non solo dalla legge ma da altri individui del tutto privi di scrupoli morali. Un’orgia ininterrotta di sesso e sangue, per dirla chiara. Il secondo capitolo si caratterizza come prequel e sequel del precedente, approfondendo meglio e dilatando il plot a partire dalla New York del 1906, con una puntatina addirittura sul condannato Titanic nel 1912, e poi nella Hollywood del cinema muto, e a Tijuana nel Messico più caliente dei Thirties, nella Parigi del 1942 occupata dai nazisti, di nuovo in California nel 1957, a New Orleans per il Mardi Gras 1962, allo Studio 54 di New York insieme con Andy Warhol e la sua pittoresca corte nel 1977, poi ancora un salto nella California del primo episodio, e a Las Vegas nel 1991, a San Francisco nel 2001, per concludersi in un ritorno sull’originaria crime scene californiana nel 2010. Ed è un conturbante tour de force non solo geografico nelle depravazioni del mondo dello show business americano – una cavalcata in qualche modo persino educativa.

 

PORNOGRAFIA E PESSIMISMO

A mano a mano che si procede nella lettura, si sprofonda nello stupore per l’ardire della proposta, che non ci si aspettava tanto scottante. Sesso? Eccome: tutto quello che si può immaginare sull’argomento e anche qualcosa di più. Senza freni: non è una lettura per tutti, di sicuro, ma solo per chi ama le sensazioni forti davvero. In particolare nella sezione conclusiva della trilogia, alla scoperchiata gehenna bruciante di vizi egoistici si aggiunge un sabba di sortilegi malvagi, sapore nuovo che vira sul puro terrore. Anche in questo caso si parte da un balzo all’indietro, che chiarisce un altro elemento tenuto fino a quel momento un poco nella penombra, e stavolta le caratteristiche sono anche horror e gore e splatter, tanto per aggiungere altro irritante pepe di Cayenna alla pietanza già ultrapiccante servita fin lì sul piatto. Il tragico Novecento americano viene ripercorso a tappe forzate tra il Vermont del 1929, il Kansas del 1940, l’Illinois del 1952 e infine la New York del 1962. Nessun luogo si salva dalla perdizione, nessuna generazione è migliore della precedente e/o della successiva. La visione di Chaykin si fa via via più amara e pessimista, in modi anche spaventosi. Ma chi ha stomaco forte potrà apprezzare le sceneggiature serrate, densissime di notazioni robuste in più direzioni, e last but not least un disegno strepitoso, ricchissimo di segni e significati, organizzato in messe in pagina variatissime e sempre inventive. Alla resa dei conti, non si può non riconoscere l’assoluta audacia dell’operazione, su ogni possibile livello considerato. Chapeau!

Artribune, dicembre 2021 / https://www.artribune.com/