Massimo Bacigalupo
Genova e
le culture straniere ieri e oggi
Al chiudersi del Novecento si sono tracciati diversi bilanci della cultura in Liguria:
Bilancio della Letteratura del Novecento in Liguria è appunto il titolo di un volume sostanzioso pubblicato nel 2002 dalla Accademia Ligure di Scienze e Lettere; 1945/2000 La cultura in Liguria è un ricco volumetto che raccoglie nomi date e immagini del “passatopresente”, edito dalle Fondazioni Carige e Mario Novaro nel 2001. Dalle due opere emerge un dialogo serrato con le culture straniere. I visitatori in una regione così allettante non sono mai mancati, e fra essi scrittori, pittori, architetti, scienziati.
Il 3 gennaio 1933 il poeta britannico Basil Bunting scriveva da Rapallo, Corso Colombo 30/7, al poeta spagnolo Basilio Fernández: “Non credere, piove anche a Rapallo: abbiamo bel tempo nei tre mesi invernali, ma da novembre a gennaio e da marzo a maggio piove a catinelle”. Metereologia poetica. Bunting era a Rapallo per stare vicino al suo maestro Ezra Pound, con cui curava il “Supplemento letterario” (1932-33) di “Il Mare” (ristampato integralmente in volume a cura del Comune di Rapallo nel 1999). Dieci anni prima era già venuto Hemingway a stupirsi di trovare una giornata di pioggia in Riviera (vedi il racconto “Gatto nella pioggia”). Esattamente 60 anni dopo, nel luglio 1993, un centinaio di studiosi europei e americani si raccoglievano in convegno a Rapallo per parlare di “Natura e mito in Ezra Pound”, ripercorrendone le passeggiate sulle colline del Tigullio e nelle pagine ancor fresche dei suoi Cantos.
Dalla poesia continua a nascere poesia. Nel 1999 giunse a Genova per un sabbatico Wayne Pounds, professore d’inglese a Tokyo, e lontano parente, a suo dire, di Ezra. Scoprimmo un viaggiatore solitario e un poeta laconico, e ora leggo un suo “Homage to Caproni’s Elevator” nel volumetto Liguria: Selected Pages by English and American Writers (Regione Liguria, 2000). Solo che dove Caproni entrando nell’ascensore di Castelletto ricordava il giorno in cui era partito per la II guerra mondiale, Pounds ricorda “il giorno che mia madre mi baciò... quel lontano giorno d’estate / che partii per Nam”. Le guerre cambiano nome e sono sempre traumatiche.
In Liguria dunque si viene spesso sulle tracce di qualche illustre visitatore del passato. Julian Barnes, scrittore inglese di successo (Il pappagallo di Flaubert), ha cercato inutilmente di stanare Le tentazioni di Sant’Antonio di Pieter Brueghel II (o Jan Mandyn) a cui Gustave Flaubert sembra si ispirasse per il suo romanzo in forma di dramma Le tentazioni di Sant’Antonio (una delle fonti dell’Ulisse di Joyce). Barnes, che è un umorista che assume il tono dell’inglese in Italia, racconta le sue comiche peregrinazioni in una “Letter from Genoa” apparsa sul “Times Literary Supplement” il 26 novembre 1999, culminante nel messaggio lasciatogli in albergo da un funzionario della Sovrintendenza a Palazzo Reale: “YOUR PICTURE IS FORGOT”. In realtà si sa che l’opera è in una collezione privata a Roma e chissà che un giorno non la si veda. Del resto non deve essere un gran che, ma la curiosità resta. E Barnes ne tirerà fuori un’altra lettera un po’ saccente.
Per facilitare le ricerche a questi buongustai della storia letteraria, l’Università di Genova, l’Associazione Italiana Studi Nord-Americani, e l’American International Women’s Club Genoa (il cui sito è ricco di informazioni sugli stranieri illustri in città) hanno posto recentemente una targa sull’edificio che ospitò fra ’700 e ’800 l’Albergo Croce di Malta, in Piazza Caricamento (Vico Morchi). Era il primo albergo di Genova, sosta obbligata dei visitatori famosi e no. La targa elenca alcuni degli ospiti, soprattutto americani: Mary Shelley, James Fenimore Cooper, Stendhal, Mark Twain, Henry James, Giuseppe Verdi. Altri se ne potrebbero aggiungere, a cominciare dal romanziere scozzese Thobias Smollett. L’inaugurazione della targa è stata preceduta, il 6 febbraio 2002 alla Facoltà di Lingue, da una tavola rotonda con letture degli autori ricordati. Mentre la povera Mary Shelley era ancora sconvolta per la recente morte del marito, Mark Twain naturalmente rideva sotto i baffi, e continua a far ridere (“Possono esserci in Europa donne più graziose delle genovesi, ma ne dubito...”).
Si possono raccogliere delle antologie letterarie dedicate alle varie città, e per Genova ne hanno fatte Carlo Bo, Giuseppe Marcenaro e il dimenticato Gaston E. Broche, curatore di Pages françaises sur Gênes-la-superbe de Montesquieu à Michelet. Di quest’antologia, del suo curioso autore (lettore di francese all’Università dal 1923 al 1940, fondatore nel 1926 della sezione genovese dell’Alliance Française), e del genere delle antologie sulle città, parla in un articolo in corso di stampa su “Resine” Michel David, egli stesso una delle più notevoli e insolite presenze straniere a Genova: funzionario delle forze alleate nel 1945, lettore di francese all’Università, poi professore di italiano in Francia (a Grenoble), ora in pensione in Via Palestro e nella nativa Savoia, festeggiato (è accaduto il 14 giugno 2002) alla Biblioteca Berio dalla rivista “Il Cormorano. Centro Ricerche Scienze Umane” con interventi di Elio Gioanola, Cesare Viviani, Franco Rossi. David ha studiato il filone psicoanalitico nella cultura italiana a partire da fondamentali lavori degli anni 1960, e da allora ha continuato a seminare idee (a ottobre 2002 si discuterà alla Facoltà di Lingue una tesi su “L’immagine dell’Inghilterra nella cultura italiana degli anni 1960 dall’archivio di Michel David”). Francese, italianista, comparatista per vocazione, è un forestiero che conosce Genova meglio di molti che vi sono nati, e non c’è saggio o incontro con lui che non dia spunto a riflessioni. Nel Novecento i critici così produttivi sono pochi, e Genova ne ha saputo inconsciamente ammaliare uno.
Una maggiore continuità al rapporto fra Genova e le culture straniere è stata assicurata in questi anni da iniziative come il Festival Internazionale di Poesia, che si muove con agilità fra recupero delle memorie poetiche del passato e il nostro presente. Più appartata e quasi sconosciuta ai genovesi, ma di grande rilievo, è l’attività della Fondazione Bogliasco-Centro Studi ligure per le Arti e le Lettere. Si tratta di un’istituzione internazionale con sede in Villa dei Pini, Bogliasco, che offre ogni anno cinquanta borse di soggiorno di circa un mese a studiosi e artisti qualificati di tutti i campi, dall’archeologia alla musica al teatro alla storia alla pittura alla narrativa. I borsisti dispongono di luminosi studi dove lavorare ai loro progetti e incontrano quotidianamente i compagni di soggiorno in un ambiente raccolto e creativo. Così dal 1999 sono passati a Bogliasco circa duecento artisti e studiosi che per quanto conducano vita ritirata hanno sicuramente sentito l’aria di Liguria, e in alcuni casi hanno fatto ricerche di carattere locale o hanno incontrato colleghi liguri. Molti hanno generosamente accettato di tenere letture e seminari per gli studenti della Facoltà di Lingue dell’Università. Fra essi la narratrice indiana Anita Desai, il compositore John Harbison, e un folto gruppo di poeti americani: Sandy McClatchy, Philip Levine, Charles Simic, Robert Creeley, Tony Hecht, Mark Strand, Sandra Gilbert, Robert Hahn. Da qualche tempo la Fondazione Bogliasco gode della collaborazione della Fondazione Carige, ma Genova dovrebbe essere più consapevole di questo tesoro nascosto che la pone al centro dell’attenzione e concupiscenza di un pubblico internazionale di artisti e scrittori.
Questi letterati, come l’istriana Vlada Acquavita, hanno spesso fatto il pellegrinaggio sui luoghi di Pound e Yeats a Rapallo e Portofino Vetta, o nei vicoli nietzschiani e montaliani della città. Sandra Gilbert (che è anche critica femminista fra le più note in America) ha cercato le proprie origini a La Mortola presso Ruta di Camogli, visto che Mortola è il suo nome di ragazza. Nel settembre 2001, pochi giorni dopo i fatti di New York, il Premio Lerici-Pea l’ha premiata opportunamente nella sezione “Scrittore ligure nel mondo”.
Infatti esistono anche i liguri che viaggiano ed emigrano all’estero e così portano altrove notizie dei nostri luoghi e della nostra civiltà. Uno di questi è lo scultore Drew Bacigalupa, che vive a Santa Fé Nuovo Messico, ed è un po’ il decano di quella fiorente comunità d’artisti. Fino a qualche anno fa aveva solo investigato la parentela partenopea della madre, ma nel 1998 è venuto a Chiavari e Cicagna a rintracciare i propri antenati, cosa non facile – ha scoperto – in un luogo dove pressoché tutti (sorpresa!) si chiamano Bacigalupo. Lo racconta in un volumetto, “Giornale d’Andrea”, e sul suo sito (www.geocities.com/drewbaci). Che egli sia discendente del Giuseppe Bacigalupo (1744-1820) autore di alcuni dipinti nel Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale? Comunque sia, nel 2002 la Giuria del Lerici-Pea ha assegnato al veterano Drew il Premio “Ligure nel mondo”, che gli sarà consegnato il 15 settembre 2002 a Villa Marigola. Alcune poesie diaristiche da lui scritte in occasione del ritorno in Liguria ce lo mostrano alla fine di una vita e di un secolo di gioie e dolori (fu con l’esercito americano in Germania), nell’atto di ritrovare un senso di appartenenza con il suo popolo e la sua terra.
A Genova e in Liguria, dal mare o dall’aria, arrivano sempre nuovi osservatori, con e senza legami antichi. E un viaggiatore ne chiama un altro. Alcuni sono col tempo dimenticati finché non se ne riscopre la storia curiosa. Uno potrebbe essere Valery Larbaud, scrittore e traduttore, amico di Joyce, vissuto a lungo a Genova, di cui si occupa Michel David nell’articolo sopra citato. Tutti noi ne conosciamo degli altri, come quell’insegnante di inglese scrittore in nuce, di nome Don, che dà o dava lezioni all’Ospedale Gaslini, che pare uscito da Bosco di notte di Djuna Barnes. Un giovane maledetto, Julian Stannard, già lettore di inglese alla Facoltà di Lingue, ha raccolto le sue poesie comiche e sferzanti su Genova nel libretto Rina’s War (2001). Attendiamo di leggerne qualche esempio su “Resine” o “Poesia” (“Presi una stanza a Sottoripa e vissi con un persiano per sei mesi folli...”). Più olimpico, il noto poeta inglese Charles Tomlinson scrive del romanico a San Fruttuoso (In Italia, 1995) o mette in versi la celebrazione dei genovesi di Nietzsche. Vedi la sua testimonianza “In Liguria le prime vere poesie. Ero arrivato nel posto giusto” (“Secolo XIX”, 11-2-2001).
Genova dunque si muove per accogliere e ricordare questi apporti internazionali che da sempre l’accompagnano. Il genovese emigrato a Milano Roberto Giannoni sta scrivendo in dialetto una Spoon River dell’imprenditoria genovese sull’arco del Novecento, raccogliendo la vicenda intorno a un importatore la cui famiglia nordeuropea vive in Liguria da generazioni. L’impresa formidabile è stata presentata nel corso della Giornata di Poesia della Facoltà di Lingue del novembre 2000, e un brano si può leggere nei “Quaderni del Dipartimento di Lingue”.
Questa Giornata di Poesia è diventato un appuntamento annuale di Genova con le culture straniere. In una mattina e un pomeriggio quindici docenti o autori presentano quindici testi nelle lingue insegnate nella Facoltà. Il tema cambia di anno in anno: la politica, la lingua, la natura... E attraverso le poesie di tutto il mondo, con un minimo di commento, si sente il polso delle società da cui provengono, e nelle loro lingue peculiari e più intime. Dalla Babele di Sottoripa a quella dei poeti il passo non è lungo.
“Fondazione
Informa” (Carige), n.3, Genova 2002