Massimo Bacigalupo

due centenari per Spoon River

Spoon River mania... Approfittando del fatto che l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters apparve sì nel 1915, ma l’edizione definitiva è del 1916, in Italia il centenario si è celebrato due volte. Nel 2015 la Rai ha dedicato un lungo documentario in bianco e nero a un “Ritorno a Spoon River”: carrellate su tombe con musica sepolcrale, abitanti dell’Illinois che leggono gli epitaffi. E nel 2015 è uscita una nuova traduzione integrale (la quarta? la quinta?) del libro di poesia del ’900 più amato in Italia. La traduzione è del valente genovese Benito Poggio (Liberodiscrivere, pp. 305) ed è diversa da quelle storiche di Pivano (1943), Rossatti (1986) e Porta (1987) perché è quasi una libera parafrasi del testo inglese, cioè lo amplifica per chiarirne le implicazioni. Per esempio “All they said was true” (“Era tutto vero quel che dicevano”) diventa “Tutto quello che affermavano corrispondeva alla più pura verità”.

Spoon River, si sa, è un coro di voci che ci giunge da un cimitero campestre sul fiume Spoon, e c’è il senso della fugacità della vita, della varietà dei destini, dei paradossi, dei fallimenti, dei livori, amori ecc. ecc. E poi naturalmente tutti hanno nell’orecchio le canzoni di De André-Piovani, libere rielaborazioni di alcune traduzioni della Pivano. Il messaggio libertario e pacifista di Masters veniva così recepito anche nell’Italia del 1971. Il titolo dell’album, Non al denaro, non all’amore né al cielo, evocava il violinista Jones, che passò la vita  “ubriacandosi, cercando rogne, non curandosi né di sua moglie né dei suoi familiari; / né dei quattrini, né dell’amore, né dell’aldilà” (così parafrasa Poggio). E Jones finisce “con un violino distrutto e fuori uso / e un riso beffardo, e migliaia di ricordi, / e di rimpianti nemmeno uno”. La Spoon River di Poggio è anche notevole per l’appassionata introduzione che lascia intendere come ci si possa innamorare di questo avo della poesia del ’900 che in America pochi ormai ricordano.

Ma appunto col 2016 è scattato da noi il bis del centenario con tutta una Giornata della Poesia dedicata da Rai Radio3, e la ristampa aggiornata della trasduzione di Porta (Il Saggiatore). E ora si annuncia per ottobre presso Mondadori una nuova (sesta? settima?) traduzione ad opera del pirotecnico Luigi Ballerini, avanguardista non pentito (vedi le sue Poesie 1972-2015, Mondadori). Un poeta per tutti i gusti, si direbbe: da Pavese ai Novissimi ai cantautori di Via del Campo.

A proposito, vale la pena di ricordare che una Spoon River in genovese, purtroppo incompiuta, c’è stata lasciata dal compianto Roberto Giannoni (1934-2016), che nei suoi libretti ha ricreato attraverso cento figurine “il miracolo di una città viva da mille anni, talvolta potente, ora agonizzante” (Le gagge. Versi in dialetto, 1987): “E dòppo ne scaviàn, çerchiàn quarcòsa / de quello ch’eimo noiätri, ch’eïmo stæti...”.

“Secolo XIX”, 7 agosto 2016