Massimo Bacigalupo
Camilla e Beatrice. Due scrittrici
liguri e (inter)nazionali
Due scrittrici liguri che vale la pena di conoscere
meglio, nate sulla metà degli anni ’20, e che ancora nel 2010 pubblicano
scritti che si possono consigliare senza esitazione. Si tratta di Camilla
Salvago Raggi e Beatrice Solinas Donghi, due bei nomi di ascendente
aristocratico che richiamano gli annali polverosi della Repubblica. E infatti, amiche sin dall’infanzia, Camilla
e Beatrice spesso nelle opere hanno trattato di storia passata, toccandola con
precisione e capacità di restituire mondi vecchi decenni o secoli.
Camilla
per esempio ha scritto Donna di passione: un amore giovanile di Cavour
(Edizioni Viennepierre), sulla storia di una genovese innamorata del giovane
statista finita con il suicidio di lei gettatasi da un piano alto dell’odierna
Via Garibaldi. Beatrice nel suo nuovo libro di racconti, Vite alternative
(Il Canneto Editore, pp. 154, € 12,00),
racconta di una giovane inglese, Lucy Beuachamp o Beecham, che verso il 1860,
rimasta orfana, fa da istitutrice prima per una famiglia inglese che soggiorna
in Francia, poi per una famiglia di nobili spiantati francesi nell’Alvernia,
fino a sposare il medico della
cittadina. Una storia senza sorprese, ma dopo che abbiamo letto queste venti
pagine abbiamo visitato luoghi e costumi che conoscevamo solo vagamente, siamo
stati con molta tranquillità in quelle case e castelli malconci, abbiamo visto
passare sotto i nostri occhi dei visetti di ragazzini vivacissimi, ognuno colto
in poche righe.
Infatti
Beatrice Solinas Donghi ha pubblicato con successo molte opere per l’infanzia,
ancora nel 2009 L’enigma della cupola (Rizzoli, pp. 228, € 17,00). Anche
i racconti di Vite alternative potrebbero piacere a ragazze e ragazzi,
il che non toglie che hanno molto da dire al lettore adulto. La Solinas Donghi
ha anche scritto studi sulla fiaba, argomento in cui è ferratissima, ha curato
antologie di fiabe liguri, e ha pubblicato una pacata biografia di Emily
Bronte, l’autrice di Cime tempestose (Campanotto Editore). Pacata: è un
termine che si addice a tutto quello che ha scritto questa amica della Liguria
e della sua campagna, osservatrice senza pregiudizi di presente e passato.
Il
racconto che dà titolo all’ultimo volume, Vite alternative, è la storia
di un dialogo fra una matura scrittrice e una laureanda che studia la povera
Anne Bronte, la minore delle tre geniali sorelle, morta a 29 anni. Silvia, così
si chiama la studentessa, è descritta con benevolenza con i suoi amoretti che si intrecciano alle sue
ricerche. Anne morì troppo presto, ma il suo destino avrebbe potuto essere diverso,
e le due donne di diverse generazioni giocano a inventargliene uno. Poi come in
ogni buon racconto c’è un colpo di scena, una sonnolenta cittadina francese,
una sosta forzata, una visita alla biblioteca locale...
Stiamo di
nuovo viaggiando fra passato e presente, documenti e fantasia, sempre con
pacatezza e intelligenza non esibita.
Nella narrazione ci sono per statuto elementi realistici e fantastici, e
per quanto la Solinas Donghi tenda a essere prosaica quasi tutti questi
racconti hanno un elemento misterioso nella migliore tradizione narrativa.
L’ultimo si chiama Stato confusionale, è narrato in terza persona e
presenta una donna matura che improvvisamente, seduta su una panchina a Genova
Brignole, non sa più da dove viene e dove va, nemmeno chi è. Come ne uscirà?
Bisogna proprio leggere queste pagine per scoprire la conclusione, imprevista
nella sua (appunto) pacatezza.
E sospetto
che il racconto abbia un elemento autobiografico. La Donghi ha i suoi anni e
purtroppo in questi ultimi mesi le sue condizioni sono andate peggiorando.
Ragione di più per leggerla presto e ritrovare le scintille della sua scrittura
senza trasalimenti, ma ricca di informazioni, azzeccate pennellate specie, ma
non solo, sulla condizione delle donne di oggi e di ieri.
Quanto a
Camilla Salvago Raggi, il 22 maggio 2010 è intervenuta ai “Sabato in
Biblioteca” di Rapallo e abbiamo potuto rallegrarci della sua ottima forma. Il
suo ultimo libro, Prima o poi (Viennepierre, pp. 186, €15,00), anch’esso
di racconti, è una galleria di rapidi ritratti femminili. Piccoli eventi o
parole richiamano memorie e storie. Una modista dove si andava a farsi i
cappelli, quando ancora si faceva così, e allora appare una Liguria
d’anteguerra con figurine curiose che animano la fantasia. Che ne sarà stato?
La
Salvago Raggi è (come l’amica Beatrice) un’anglofila, ma mentre Beatrice ama
Dickens e le Bronte, Camilla giura su Henry James e Virginia Woolf, indagatori
di fatti minuti della coscienza. Un racconto di Prima o poi parla di uno
scrittore, la vedova, l’amante, le carte lasciate da lui, il giovane
ricercatore che chiede di poterle leggere... Qualcuno avrà riconosciuto il
modello della Salvago Raggi, un famoso romanzo breve di James ambientato a
Venezia.
In
un’altra storia una zia carogna odia la nipotina impertinente che mette a
soqquadro la vecchia casa di campagna. Ma poi la piccola crescerà e le due
donne troveranno un accordo, si rivelerà il mistero della Cassapanca
(che è il titolo).
Spesso nei
racconti della Salvago Raggi ci
spostiamo in campagna in qualche vecchia villa come quella dove lei ha passato
l’infanzia e vive tuttora, quando non si trasferisce alla incantata Badia del
Tiglieto. Volentieri nei suoi libri ha narrato della famiglia, specie del nonno
Pippo ambasciatore a Pechino e Parigi, governatore all’Asmara, che in vecchiaia
amava ritirarsi nella villa di Campale e, con la nipotina Camilla, alla Badia
priva di luce elettrica.
Raccomando a riguardo le pagine straordinarie del memoriale Dopo di
me, uscito nel 1967 e ora ristampato da De Ferrari (pp. 158, €14,00) –
libro pieno di scoperte, spiritoso e acuto, che ci insegna la storia attraverso
personaggi visti con lo sguardo lucido della bambina.
Va infatti
detto che Camilla e Beatrice hanno in comune il realismo tranquillo e
l’assoluta mancanza di sentimentalismo, che guasta tanti ricordi di infanzia e
famiglia. Niente di tutto questo nelle nostre lucide maestre di scrittura
nonché, diciamolo, di vita. Perché il loro distacco fecondo è una dote molto
rara nel mondo della narrativa italiana, dove sconcerta che autrici così lucide
siano considerate di secondo piano e spesso debbano rivolgersi a piccoli
editori.
Le vediamo
insieme, giovanette, in una foto a pagina 102 di Prima o poi, Camilla
sorridente e vitale ragazza nel mattino della vita, Beatrice come sempre
pallida inglesina lievemente smarrita. Forse qualcuno un giorno racconterà le
loro storie parallele, e del resto l’hanno già fatto loro meglio di quanto
potrebbe un osservatore.
Gli ultimi
racconti di Prima o poi di Camilla parlano della vecchiaia, del chiudersi con sollievo fra
libri e musiche amate. Non la idealizza; nessuna celebrazione fuori luogo. La
tarda età è un altro fatto da meditare, finché non viene meno la capacità di
ascoltare, osservare, scegliere. E la capacità di comunicare, per la quale
naturalmente siamo grati a queste due grandi amiche per la vita. “Rapallo Notizie” , giugno 2010