Massimo Bacigalupo
l’ora di Milite
Tonino Milite, L’ora stupita. Poesie, Mondadori Oscar,
Milano, 2011
D’ogni tanto capita di incontrare l’“ora stupita”, per dirla col titolo del
nuovo libretto di Tonino Milite: “Oggi / nitidamente / sta il mondo. / Il
Nulla disfa, / lentamente, / le sue pieghe. // Più evidenti / gli esseri e le
cose. / Stupefatte si scoprono. // Anch’io / mi vedo una bella cosa”. I versi
di Tonino Milite, brevi e all’apparenza naif, sono una boccata d’aria fresca.
Ecco un poeta che non si dà tono, si accontenta di dire nel modo più conciso
una cosa effettivamente scoperta, e così rendercene partecipi. La sua libertà
dal “poetese” di qualsiasi genere si deve in parte alla sua provenienza dal
mondo dell’arte e del design. E’ stato collaboratore di Bruno Munari, cui qui
dedica un memorabile ricordo, “L’ultima fragola”: “In ospedale, / inseguito
dalle tigri, / appeso nel dirupo / a una radice che cedeva, / si finse monaco /
nel camicione bianco, / dinanzi a un foglio / di carta di riso. // Dopo un
tempo sospeso / il gesto zen, / lo scatto del pennello. / Una meteora, / dissi
a bassa voce. / L’ultima fragola, rispose”. A pie’ di pagina una nota spiega la
favola zen allusa, e lascerò al lettore la curiosità di leggerla. Nitido e
semplice, magari come l’ava di tutti noi Dickinson, Milite vuole essere capito,
e magari (come per Emily) un bambino capirebbe dove i dotti arrancano.
Come pittore che espone regolarmente, Milite dipinge
volentieri omini che affrontano percorsi acrobatici su fili tesi fra navette spaziali,
o camerette con vista su asteroidi contro uno sfondo stellare, o “Animaloidi
con @” come l’allegro anatroccolo (?) riprodotto in copertina del nitido nuovo
libello. La poesia, come un quadro, mostraqualcosa, con una tonalità
scherzosa ed epigrammatica che pure evoca lo scenario cosmico nel quale di
collocano i nostri multicolori attimi stupiti: “Atto unico / la nostra vita, /
fugace, / stupefatta comparsa” (“Atto unico”). A differenza dagli abusati versi
di Quasimodo sulla sera, qui non si va sul patetico ma sull’attimo fuggente che
balena con tanto più vigore. E la metafora dell’atto unico è appunto
un’invenzione del pittore-poeta, di per sé preziosa.
Milite, che nel 2012 festeggia i 70, comunica
freschezza e meraviglia: “Un giorno / la poesia dell’uomo / sarà così intensa /
che farà innamorare / di sé la morte. / E questa, per amor suo, / vorrà
sparire”. Ecco che la morte si china stupita su ciò che gli acrobati di Milite
possono fare. L’espressione è uno di questi doni, e addirittura Milite dice che
continuerà a crescere. Per lui evidentemente è così.
Lo ribadisce in una poesia dedicata a un poeta ben più
glaciale, Wallace Stevens, una cui traduzione inglese è stata ospitata
sull’elegante “Wallace Stevens Journal” (autunno 2010): “Assicuravi / l’uomo
alla vita, / lo legavi alla speranza / d’arrivare, / con te e come te sulla
cima. / Di notte / l’appuntamento con i versi, / fiori del piacere / colti sul
campo del dovere. / Di me, figlio d’ogni lirico d’Europa / e del trobar leu, /
non avresti, forse, / apprezzato lo stile. / Saremmo d’accordo / sulla poesia,
/ parole d’emergenza, / arcaico codice segreto, / oro della specie”.
Ho citato testi apodittici, ma va detto che, per
quanto tesa alla sintesi non forzosa, la poesia di Milite è ricca di
impressioni del mondo, dalla Tirana dell’infanzia (quando un cavallo lo salvò,
dice, da un bombardamento) a una familiare e dolce “Stanza dei seni” che forse
si trova a casa sua, dalla peccaminosa New York di Times Square ai paesaggi
mediterranei che gli strappano le sue esclamazioni o assistono a un momento di
gioia condivisa: “Furono visti / dal geco / la carezza, / l’abbraccio
improvvisi. // E lungo quel vico, / appeso in parete / sotto ad un lume / da
pochi watt, / ogni sera / m’aspetta, / ogni volta mi chiede / notizie di te”.
Uno legge poesia per l’intensità che essa raccoglie in
poche righe, per scoprire (ricordare) qualcosa in un attimo. Fedele alla
consegna (come gli angeli qui evocati in una poesia su Leonardo da Vinci),
Milite continua a generare impulsi ad apertura di pagina (misura che di rado i
suoi versi superano). Con un ricostituente come questo, molte lunghe sedute con
la narrativa dei nostri giorni si rivelano superflue, se non per passare il
tempo. E visto che tempo sembra essercene sempre meno, curiosamente credo
siamo arrivati all’epoca della rivincita della poesia. Portatevi L’ora stupita a passeggio o in autobus e
vedrete se non è così. “Poesia”, gennaio 2012