Massimo
Bacigalupo
Roger
McGough, nonsense e anni sessanta
Ci sono molte ragioni per fare la conoscenza di Roger McGough (si
pronuncia “macgoff”). Di retroterra irlandese cattolico, ma nato a Liverpool
nel 1937, di lui si parla da quando sono stati canonizzati i poeti e musicisti
di Liverpool, il “Mersey Sound” degli anni ’60. E’ dunque un testimone di
un’età spensierata e creativa anche se emersa dalle rovine belliche. (Del resto
John Lennon era del 1940, solo tre anni più giovane.) Poeta e scrittore di
professione, McGough non ha dormito
sugli allori ma ha continuato a dare prove robuste di una poesia se si vuole
leggera e comica, ma dotata dell’indispensabile occhio freddo che lascia il
segno. Da decenni pubblica raccolte per
adulti e bambini (fra queste Gattacci,
Einaudi 2001). Nel 2003 ha avuto la consacrazione di un fortunato Collected Poems. Franco Nasi ne
ha ricavato Eclissi quotidiane
(Medusa, pp. 187, €15,00), un libro che riconcilierà con la poesia anche coloro
che non ne sono lettori abituali.
A volte i testi sono delle
freddure, come Ciclo d’amore:
“Schiaffate contro il muro / in un appassionato amplesso / le nostre due bici”.
Famosa è Forty-Love, giocata
sul punteggio del tennis (il titolo significa sia “40 a zero” che “amore a 40
anni”). Le parole sono collocate su due colonne come separate dalla rete e
McGough legge la poesia (l’abbiamo visto
a Mantova) muovendo gli occhi come seguisse una partita. L’elemento della
performance è molto importante, sia perché McGough da bravo britannico ha il
teatro nel sangue (per quanto sia un uomo pacato e riservato), sia perché i
suoi testi sono dei congegni creati intorno a un certo effetto. E’ la
tradizione inglese del nonsense e del paradosso: “I vegetariani sono
persone crudeli e irriflessive. / Tutti sanno che una carota urla quando è
grattata”, inizia un’arringa contro i sadici vegetariani (accompagnata peraltro
da una satira dei carnivori: “Bussarono alla porta. / Era la carne”). Poi c’è
la canzonetta comica-malinconica: “Quant’è bella la vecchiezza / i bambini
laureati, / il cane morto, l’auto dismessa. // La tessera del tram, che
bellezza. / E che siano i fessi a fare i deputati...” La villanella, per darle il suo nome, continua su
questo tono sapido.
Come spiega Nasi, la poesia
di McGough – ed Eclissi quotidiane
– segue la storia di una vita, dall’infanzia all’esplosione degli anni ’60 e della poesia-musica (McGough ha lavorato con
diverse band), ai temi della mezz’età (l’amore in crisi, la perdita degli
amici), alla vecchiaia incombente. In
alcune poesie c’è una forte commozione, come in Per un poeta morto o nei testi per i figli maturi e piccoli
(del secondo matrimonio). Ma McGough resta soprattutto un maestro dell’arte
dello scrivere che elabora le sue immagini con lentezza e poi ce le propone in
rapida fila ottenendo un effetto spettacolare. Come in questa lezione di vita:
“No, la candela non piange, non può sentir dolore. / Anche il telescopio, come
tutti noi, si annoia. / La gomma da masticare non farà i capelli più morbidi e
splendenti... Io sono tuo padre e così van le cose”. Seguono altre sei strofe
di immagini isolate che invitano a vedere la realtà spiacevole oltre alla
metafora che la vuole addolcire, sempre concluse dal ritornello in rima: “I
am your father and this is the way things are”.
Senza batter ciglio né
alzare la voce, McGough tocca delle corde profonde facendole scaturire dalla
natura della lingua. Dunque ha ben meritato di ricevere dalla sua regina il
C.B.E. (“Commander of the British Empire”). “E lei cosa fa?”, gli disse la
buona signora in un’altra occasione ufficiale. “Mah, scrivo poesie...”,
lasciandola senza parole. Per quanto defilato, cattolico e di estrazione
operaia, McGough rappresenta il meglio della cultura britannica. E per noi è un
poeta da tenere a portata di mano.
“Il Manifesto-Alias”,
18-12-2004